16 luglio: Santa Maria del Carmelo

Origine e storia di una delle forme più diffuse di devozione mariana

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Il 16 luglio ricorre la festività della Madonna del Carmine, una delle forme più diffuse di devozione mariana. Il titolo “Santa Maria del Carmelo” fa riferimento al Monte Carmelo, in Palestina, che la tradizione lega spiritualmente al profeta Elia e dove ha avuto origine l’Ordine dei Carmelitani. “Karmel” significa giardino; nelle Sacre Scritture viene infatti ricordato spesso per la sua vegetazione, simbolo di fertilità e bellezza.

Nella seconda metà del XII secolo alcuni pellegrini provenienti dall’Europa vi si stabilirono e, animati dalla memoria di Elia, iniziarono a condurre vita eremitica. Tra il 1206 e il 1214 gli eremiti chiesero ad Alberto Avogadro, patriarca di Gerusalemme, la vitae formula, cioè una Regola di vita. Una volta tornati in Europa, su loro richiesta, questa venne confermata nel 1247 da Papa Innocenzo IV e divenne a tutti gli effetti la Regola di un Ordine Mendicante fondato in onore della Vergine, di cui i religiosi si professano devoti. Il fine del gruppo costituitosi in Terra Santa è la perfezione evangelica in una solitudine contemplativa, incentrata sulla preghiera continua e sull’ascolto della Parola, a imitazione della vita della Madonna, colei che “tutto serbava nel cuore”. Il nome “Santa Maria del monte Carmelo” è semplicemente un’indicazione del luogo storico-geografico dove sono sorti i primi frati, che non aggiunsero alla devozione nessuna novità di culto o immagine speciale, ma si richiamavano alla Maria di Nazareth narrata nel Vangelo.

Secondo la tradizione il 16 luglio del 1251 la Vergine apparve a San Simone Stock, Priore generale dell’Ordine dei Carmelitani ad Aylesford, in Inghilterra, che da tempo Le chiedeva un privilegio per il suo ordine, attraversato da una crisi dovuta al passaggio di molti monaci ad altri ordini mendicanti. Nella visione la Madonna era circondata da angeli e teneva in mano uno Scapolare, che consegnò al santo dicendogli che era un segno per lui e un privilegio per tutti i carmelitani: chi fosse morto in quell’abito sarebbe stato salvo. Chi decide di indossare lo Scapolare manifesta, quindi, la propria consacrazione volontaria a Maria, che si impegna a soccorrere il devoto in ogni necessità, nella vita e in particolare nell’ora della morte. C’è, poi, un’altra promessa, legata alla cosiddetta “Bolla Sabbatina”. Nel 1322 Giovanni XXII riferì una sua visione della Vergine, che avrebbe garantito la liberazione dal Purgatorio il primo sabato dopo la morte per i carmelitani e  per i “confratelli” dell’ordine che avessero osservato castità, fatto preghiere e indossato lo scapolare, o “abitino”. Entrambe le promesse contribuirono alla diffusione della devozione alla Madonna del Carmelo, tanto che nel ’600 l’identificazione della Madonna del Carmine con la Madonna dello Scapolare poteva dirsi conclusa.

Nel corso dei secoli XV-XVII si sono sviluppati anche il ramo femminile delle suore di vita claustrale, il terz’ordine e la confraternita dello scapolare.

Nel 1593 si separò dal ramo originario l’Ordine dei Carmelitani Scalzi, cioè coloro che seguivano la riforma iniziata da S. Teresa di Gesù e S. Giovanni della Croce. Tra le altre figure sante dell’ordine, si ricordano S. Maria Maddalena de’ Pazzi, S. Teresa di Gesù Bambino e i martiri del nazismo: S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) e il beato Tito Brandsma, morti nel 1942 rispettivamente ad Auschwitz e Dachau.

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Laura Guadalupi

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