Nuovo video dell'Isis: il pilota giordano arso vivo

Il tenente era nelle mani dei jihadisti dal 24 dicembre. Un altro filmato mostra la barbara esecuzione di un uomo accusato di omosessualità. Smentita la notizia della uccisione di un prete a Mosul

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Non si arresta il barbaro orrore protratto dallo Stato Islamico: un nuovo filmato diffuso dai terroristi mostra il pilota giordano, ostaggio dal 24 dicembre, che viene bruciato vivo dai jihadisti. 

Le immagini mostrano il tenente Moaz al-Kassasbeh vestito con la solita tuta arancione e con un ematoma sotto l’occhio destro mentre pronuncia alcune frasi. Intanto alle sue spalle c’è uno sfondo nero su cui compaiono le bandiere di alcuni Paesi della coalizione anti-Isis, tra cui Canada, Francia, Usa, Regno Unito, Emirati arabi e Giordania) In una seconda sequenza, il pilota è in piedi davanti a un gruppo di jihadisti armati, col volto scoperto e in tuta mimetica. Nell’ultima sequenza l’ostaggio è dentro una gabbia col fuoco che avanza e lo circonda.

Nello stesso video, l’Isis ha poi messo una taglia su oltre 50 piloti giordani che, secondo i miliziani, partecipano ai raid della Coalizione internazionale . I terroristi pubblicano durante il filmato la lista dettagliata delle loro generalità, dei gradi militari e delle località da cui vengono. “Ricercato. Pilota crociato” è il titolo di ciascuna scheda, dove è allegata la foto del pilota e i suoi dati anagrafici in arabo e inglese. L’intelligence degli Stati Uniti sta lavorando per confermare l’autenticità del video.

Sembra essere invece autentico un altro macabro filmato dei jihadisti che mostra l’atroce morte di un uomo accusato di omosessualità. La ripresa – girata a Tal Abyad, nella provincia siriana di Raqqa – mostra per fotogrammi il momento in cui un uomo sulla cinquantina viene bendato e spinto giù da un palazzo di sette piani. Sopravvissuto all’impatto, l’uomo viene quindi lapidato a morte da una folla radunatasi ai piedi dell’edificio.

In una prima scena, l’accusato è seduto su una sedia, accanto due jihadisti vestiti di nero e a volto coperto che annunciano la sua colpa e la sua condanna, prima di spingerlo giù dal palazzo. La sequenza successiva ritrae altri jihadisti che controllano le condizioni dell’uomo, incredibilmente sopravvissuto alla caduta. Infine una terza inquadratura dall’alto del palazzo riprende una folla che si raduna intorno al ‘condannato’ e lo finisce a colpi di pietre.

Sempre riguardo all’Isis, è giunta oggi la notizia della morte di un sacerdote, Boulos Yakoub, che sarebbe stato rapito dai terroristi a Mosul a luglio e sgozzato nei giorni scorsi. Notizia smentita categoricamente dall’arcivescovo di Mosul, monsignor Emil Shimoun Nona, che al Sir ha dichiarato: “Questa notizia è destituita di ogni fondamento. Non esiste, infatti, nessun sacerdote cattolico, siro-ortodosso o di altre Chiese cristiane con questo nome”.

Ala stessa agenzia il presule ha denunciato con forza “le precarie condizioni di vita di questa povera gente che non ha più nulla”: “Come Chiesa e con l’aiuto delle Caritas – ha sottolineato – stiamo cercando di alleviare le loro condizioni. Oggi possiamo dire che la maggior parte non vive più nelle tende ma ha trovato riparo in container, in case in affitto, in scuole e strutture messe a disposizione dalle istituzioni locali. Tuttavia lo sforzo fatto non basta e non bisogna abbandonare questa gente al proprio destino”.

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ZENIT Staff

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