Lettura
Nella pericope del Vangelo di Marco che la Chiesa ci propone oggi, Gesù si rivolge con la parabola della vigna ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani. L’unica differenza tra questa parabola e molte altre è data dalle domande che Gesù pone alla fine del brano. È come se Gesù sfidasse i capi della società in cui vive – ma anche noi – a prendere posizione riguardo alla disobbedienza e alla sua venuta.
Meditazione
La morale più immediata che si potrebbe trarre dalla parabola è questa: bisogna pagare ciò che è dovuto al padrone, o allo Stato. Interpretandola così, la nostra parabola diventa una pubblicità per l’Agenzia delle Entrate! Non è solo ai contadini che si rivolge Gesù e neppure solo ai mezzadri o a coloro che, per conto di altri, amministrano dei beni e lo fanno in modo disonesto. Il Vangelo non è scritto per certe fasce di utenza, ma per tutti. La vigna, la siepe, la buca per il torchio e la torre: il padrone ha preparato tutto al meglio. Potremmo dire che “Dio ci ha preparato tutto”: una natura meravigliosa, il cielo e la terra, i mari e i campi, ma ci ha dato anche un corpo e uno spirito che dobbiamo curare. Possiamo prendere ciò che ci serve. Possiamo e dobbiamo usare i nostri talenti, ma dobbiamo anche amministrare bene. Ogni tanto, infatti, il Padrone si fa sentire e ci chiede conto del nostro operato. Può essere una malattia, può essere una tristezza che ci assale, e noi ci rendiamo conto che non tutto è dovuto, non tutto è scontato. Sembrano avvertimenti che ci ricordano che a un certo punto dovremo rendere ciò che spetta a chi ci ha affidato ogni cosa. Così, pur potendo “gestire” i nostri corpi e le nostre anime, noi non ci apparteniamo: siamo di Dio e a lui dobbiamo, alla fine, rendere conto. Chi si rifiuterà, chi – giorno dopo giorno – non pensa anche a lavorare per Dio, chi – anno dopo anno – non ascolterà colui che è venuto ad avvisarlo, alla fine si troverà dinanzi al Figlio di Dio. E, se ancora non lo ascolterà, se lo butterà fuori dalla sua vita, se lo ucciderà dentro di sé, allora Dio non avrà altra possibilità che togliergli ogni cosa.
Preghiera
Signore, io sporco, inquino, uso la macchina anche se non serve. Non mi curo di me, fumo, mangio male e non mi muovo mai. Eppure alla fine mi chiederai conto. Mi hai già mandato qualche “acciacco” e io non ho voluto cambiare. Aiutami tu a comprendere che mi hai dato il mondo che mi circonda, mi hai dato un corpo per usarlo al meglio e portare frutto. Alla fine, Signore, vorrei ridarti tutto, tutto tenuto con cura.
Agire
Consapevole che quello che uso quotidianamente – anche l’acqua – non è solo mio, oggi starò particolarmente attento a non sprecare questo bene.
Meditazione del giorno a cura della prof.ssa Alexandra von Teuffenbach, docente di Teologia e Storia della Chiesa, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it