Jeanne Emilie de Villeneuve (1811 - 1854)

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Jeanne Émilie de Villeneuve: una santa agli albori della rivoluzione industriale

Canonizzata lo scorso 17 maggio da papa Francesco, fu fondatrice delle Suore di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione, dette anche “Suore Blu di Castres”

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“Andate dove la voce del povero vi chiama!”. Era questo il motto di Jeanne Émilie de Villeneuve, canonizzata da papa Francesco domenica 17 maggio a seguito del compimento del suo secondo miracolo.

La storia di Jeanne Émilie è per lo più sconosciuta: proviamo dunque a conoscerla meglio ripercorrendo le tappe principali della sua vita.

Nata a Tolosa il 9 marzo 1811 da una nobile famiglia, sin dall’infanzia vive nel castello di Hauterive, luogo in cui la madre, da tempo ammalata, si era ritirata per curarsi e dove muore quando Jeanne Émilie ha solo quattordici anni. A brevissima distanza dal triste evento, scompare anche la sorella, Octavie. In seguito al lutto della madre, Jeanne Émilie si reca a vivere per alcuni anni a Tolosa, con la nonna, finché a 19 anni ritorna ad Hauterive per aiutare il padre nella gestione della famiglia. Egli, allora, era infatti impegnato nell’amministrazione di Castres in qualità di sindaco.

Di lì a breve Jeanne Émilie decide di abbracciare la vita religiosa e si pone quindi sotto la direzione del gesuita Le Blanc. Ella ha un’aspirazione ben precisa: quella di entrare nella Compagnia delle Figlie della Carità di San Vincenzo e dedicarsi così all’assistenza alle ragazze povere, le quali, agli albori dell’era industriale, erano specialmente le operaie. Il padre tuttavia la invita ad un periodo di riflessione, che per  Jeanne Émilie sfocerà in un accordo con il suo Vescovo a fondare la Congregazione delle Suore di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione. La fondazione avviene l’8 dicembre 1836 e la sede della congregazione viene eretta proprio a Castres.

Le Suore dell’Immacolata Concezione sono intimamente associate a Maria Immacolata. Come Lei e per Sua intercessione è loro concesso di vivere come donne amata da Dio, di partecipare alla continua dinamica dell’Incarnazione, di diventare discepole di Gesù Salvatore. La comunità religiosa è ora conosciuta con il nome di Suore Blu di Castres per il colore dell’abito che portano.

Nell’anonimato di una casa di Castres e con la collaborazione delle sue compagne, Jeanne Émilie inizia dunque a dedicarsi alla realizzazione del suo sogno e quindi a porre la sua vita a servizio dei più emarginati: giovani operaie ma anche ammalati, prostitute, carcerati. Poco a poco la Congregazione vede accrescere il numero delle suore, tanto che queste iniziano a dedicarsi alla catechesi, all’insegnamento ed estendono la loro attività all’Africa: operano in Senegal, Gambia, Gabon.

Jeanne Émilie svolgerà il suo incarico di Superiora Generale sino al 1853, anno in cui decide di dare le dimissioni; appena l’anno successivo viene colpita dall’epidemia di colera che nel 1854 attanaglia Castres, morendo così il 2 ottobre di quello stesso anno, circondata dalle consorelle.

È il 1945 quando l’allora Superiora Generale della Congregazione, Madre Marie Agathe Vernadat, inizia lo studio degli scritti della Madre Fondatrice in vista della Causa di Beatificazione.

Il 18 agosto 1947 una nuova Superiora Generale comunica la decisione del Consilio di introdurre a Roma il Processo della Causa di Beatificazione della Madre Fondatrice; ed ecco che il 20 novembre 1948 viene così realizzata l’esumazione del corpo di Jeanne Emilie de Villeneuve, cui seguirà l’inumazione delle sue ossa.

Nel marzo 1950 il processo viene infine trasferito a Roma e più di quarant’anni dopo, il 6 luglio 1991, venne fatta la Lettura del decreto di eroicità delle virtù, davanti a Papa Giovanni Paolo II, il quale ne ordinò la promulgazione.

Non passerà molto da quella data a quella del primo miracolo compiuto da Jeanne Émilie de Villeneuve.

Nel febbraio 1995, Binta Diaby, una giovane africana ricoverata in un ospedale di Barcellona, viene guarita dalla peritonite acuta per mezzo dell’intercessione della Serva di Dio, Jeanne Emilie de Villeneuve. Nella Consulta Medica della Congregazione, svoltasi undici anni più tardi, i membri all’unanimità riconoscono l’inspiegabilità di detta guarigione come pure, successivamente, affermeranno i consultori teologi, i cardinali e i vescovi.

L’anno successivo, papa Benedetto XVI decreta l’autenticità del miracolo di Jeanne Émilie de Villeneuve, il quale le vale il rito di beatificazione, presieduto dall’arcivescovo Angelo Amato e celebrato a Castres il 5 luglio 2009.

Ma l’operato di Jeanne Émilie non si arresta: a tredici anni di distanza dal primo, la beata compie un secondo miracolo.

Stavolta è il caso di guarigione della piccola brasiliana Emilly Maria de Souza. Il 5 maggio 2008, Emilly ha appena 9 mesi e, mentre sta giocando con il filo del ventilatore, mette il ditino nella presa di corrente e viene colpita da una scarica elettrica. Paralizzata e gemente viene trasportata al Pronto Soccorso, dove arriva svenuta, violacea ed in stato di arresto cardio- respiratorio. Il medico la dà per morta, ma su insistenza del padre cerca di rianimare la piccola per un’ora.

Il suo cuore inizia a dare segnali di vita e così la bimba viene trasportata all’Ospedale Dom Malan, dove rimane 16 giorni. Una volta dimessa, il 20 maggio, Emilly non vedeva, non parlava, non faceva altro che piangere con la testa girata indietro.

L’iniziativa di invocare la beata Jeanne Emilie de Villeneuve viene dunque presa da Suor Ana Célia de Oliveira, religiosa della Congregazione di Nostra Signora dell’Immacolata Concezione, la quale conosceva la famiglia di Emilly. La religiosa prende ad invocare la Fondatrice davanti ad una immagine con la reliquia della Beata, la stessa che viene in seguito consegnata alla famiglia della piccola. L’immagine con la reliquia viene posta sotto la testa della piccola Emily e la famiglia altro non può se non chiudersi in una preghiera collettiva.

 Alla sera del 30 maggio ecco che nella piccola sopraggiunge un cambiamento radicale: Emillie torna vedere ed il suo collo è ora di nuovo in posizione normale.

Nel corso della Consulta Medica, realizzata il 6 marzo 2014, gli Esperti all’unanimità dichiarano inoltre l’assenza di conseguenze neurologiche, che la scienza non ha potuto spiegare. Per queste ragioni il 25 settembre dello stesso anno  il Congresso dei Consultori Teologi ritiene la guarigione della bambina come un miracolo ottenuto per l’intercessione della Beata Jeanne Émilie de Villeneuve.

A seguito del secondo miracolo, la beata viene infine proclamata santa da papa Francesco, il 17 maggio 2015.

L’immagine di Jeanne Émilie è oggi quella di una donna che ha dedicato la sua vita per andare incontro ai poveri e agli esclusi dalla società, che ha saputo sentire la sofferenza delle giovani del suo tempo, sfruttate nel lavoro mal retribuito. Il suo messaggio è universale, aperto alle altre culture: dell’Africa, dell’America Latina, dell’Europa e di qualunque altra parte del mondo.

Attualmente la sua congregazione conta circa settecento suore ed opera in sedici paesi, per mezzo di una cinquantina di collegi. Agli stessi si iscrivono ogni anno circa 35.000 giovani, ispirati dall’esempio della Santa.

 

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ZENIT Staff

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