Libia. Rapiti 86 migranti cristiani eritrei dall'Isis

I jihadisti hanno sottoposto i profughi ad un test sul Corano, lasciando liberi i musulmani. Intanto mobilitate tutte le navi europee per soccorrere 3000 migranti in mare aperto

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86 eritrei cristiani, tra cui 12 donne e bambini, sono stati rapiti dai miliziani dell’Isis in Libia mentre erano in viaggio su un automezzo verso Tripoli. “Stiamo cercando di avere maggiori dettagli del rapimento” dice a Fides padre Mussie Zerai, presidente dell’agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo, dopo che un’altra ong che assiste gli eritrei in fuga dal loro Paese, la International Commission on Eritrean Refugees di Stoccolma, aveva riferito del rapimento.

Secondo diverse fonti, i jihadisti hanno sottoposto i migranti ad una sorta di ‘test’ sul Corano per provare chi fosse musulmano e chi no. Chi non ha saputo rispendere alle domande dei miliziani è stato portato via, i musulmani sono stati liberati. “Sappiamo che tre persone sono riuscite a fuggire dalle mani dei loro rapitori e ci hanno dato questa prima testimonianza. La nostra preoccupazione è mettere in salvo queste persone per poi riascoltarle con calma per comprendere meglio la situazione di quelli che sono rimasti nella mani dell’Isis”, dice padre Zerai.

“Il rapporto tra i trafficanti di esseri umani e l’Isis in Libia è difficile da descrivere”, prosegue, “a volte è di complicità, altre volte invece rapiscono dei migranti che si erano affidati alle organizzazioni di trafficanti, per estorcere loro altri soldi. Ci sono quindi dei momenti in cui gruppi che si richiamano all’Isis si alleano con altre milizie libiche o con i trafficanti, ai quali chiedono un pedaggio per far passare i loro convogli. In questo episodio invece hanno bloccato un convoglio, forse per un atto dimostrativo nell’ambito della loro propaganda anti cristiana”.

Lo Stato Islamico ha già commesso crimini crudeli contro i cristiani nel paese, gli ultimi ad aprile quando sono stati diffusi dei video dell’esecuzione sommaria di fedeli etiopici ed eritrei. “In quel caso – ricorda padre Mussie – la maggioranza degli uccisi erano eritrei, a parte un gruppo di una decina di etiopi. I cristiani eritrei ed etiopici frequentano le comunità copte egiziane presenti in Libia. Forse – ipotizza il sacerdote – l’Isis li prende di mira perché li vedono in rapporti con gli egiziani”.

Gli eritrei fuggono da un regime che è stato accusato dal Consiglio per i diritti umani dell’ONU di gravi violazioni dei diritti umani, in un rapporto di 448 pagine, pubblicato oggi, nel quale si documentano massacri, diffuso ricorso alla tortura, riduzione in schiavitù sessuale e lavori forzati.  

Proprio oggi, la portavoce dell’Unhcr per il Sud Europa, Carlotta Sami, ha reso noto tramite il suo account Twitter che Guardia costiera, Marina italiana e quella britannica e altre flotte internazionali si stanno dirigendo al confine della Libia dove si trovano attualmente 13-15 imbarcazioni alla deriva per mettere in salvo circa 3000 profughi.  Di questi, 876 sono stati già raccolti dalla Marina militare, 2000 da Moas e Msf. Ora, la nave della Royal Navy HMS Bulwark, assieme ad altre unità europee stanno convergendo a tutta velocità verso la zona di mare aperto.  

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ZENIT Staff

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