Cardinal Stanisław Ryłko

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Ryłko apre III Ritiro Mondiale sacerdoti. "Spero che queste giornate vi portino inquietudine"

La Messa del cardinale, in San Giovanni in Laterano, ha dato il via all’evento che riunisce, fino al 14 giugno, circa 900 preti da tutto il mondo. Venerdì 12 interverrà Francesco

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Si è aperto questa mattina, nella basilica di San Giovanni in Laterano, il terzo Ritiro Mondiale dei sacerdoti organizzato dall’International Catholic Charismatic Renewal Services e dalla Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships. 
 
A dare il via ai lavori la Messa presieduta dal cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio consiglio per i laici, il quale ha incentrato la sua omelia sulla figura di Maria che, come nel cenacolo il giorno di Pentecoste, ricopre un ruolo speciale. Anche durante un ritiro spirituale. La Madre della Chiesa, ha aggiunto il porporato nella sua riflessione – riportata da L’Osservatore Romano – “ha reso possibile l’esplosione missionaria che avvenne a Pentecoste”. A Lei, perciò, bisogna guardare per “credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto”.
Il presidente del Dicastero ha poi concentrato la sua attenzione sul ritiro che i sacerdoti provenienti da tutto il mondo seguiranno fino a domenica 14 giugno, al quale venerdì 12 parteciperà anche il Papa. L’augurio del cardinale è che queste giornate “non portino tranquillità ai sacerdoti”, bensì “una profonda inquietudine missionaria”, ovvero uno slancio interiore per ripartire con accresciuto entusiasmo nella vocazione di ognuno. Questo perché – ha spiegato – c’è il rischio che, dopo anni di sacerdozio, si possa cedere “alla tentazione di volgersi indietro”, di essere stanchi “di se stessi”, e di perdere il calore del “primo amore”, di quando sentirono la chiamata del Signore, come ripete spesso Francesco.
 
Per evitare ciò, Ryłko ha suggerito alcuni itinerari interiori. Innanzitutto, va ricordato che il nucleo di un ritiro spirituale per un sacerdote è costituito sempre da una “rinnovata scoperta del dono e del mistero” della propria vocazione. In altre parole, bisogna capire cioè se si sente solo la sana stanchezza della fatica pastorale, o anche quella pericolosa dell’autoreferenzialità e dello scoraggiamento, ha evidenziato il cardinale.
Secondo obiettivo è di risvegliare uno slancio missionario che risponda all’invito del Pontefice a essere protagonisti di una Chiesa “in uscita” con “le porte sempre aperte”, una Chiesa “povera e amica dei poveri”, capace “di camminare con la gente e, in particolare, con chi è povero, escluso dalla cultura dello scarto”, e non grado “di riscoprire le viscere materne della misericordia”.
 
Terzo livello è, infine, quello relativo alla speranza e alla gioia, attraverso le quali porre in atto lo slancio missionario. “Un cristiano non può mai essere triste”, ha ricordato il cardinale richiamando l’Evangelii Gaudium. E il sacerdote, in particolare, deve essere “testimone di gioia e di speranza”, anche quando “occorre seminare nelle lacrime” di un mondo pieno di difficoltà e di problemi.
 
Per questo motivo, e per tanti altri, è importante porsi “alla scuola di Maria”, ha ribadito il Capo Dicastero: da Lei si impara uno stile dell’attività evangelizzatrice, e seguendola si può recuperare e alimentare la “dolce e confortante gioia di evangelizzare”.
 
Dopo la Messa e i saluti dei presidenti dei due organismi organizzatori, Michelle Moran dell’ICCRS e Gilberto Barbosa del CF, il Ritiro è proseguito con la meditazione sul tema «Chiamati alla santità per la nuova evangelizzazione» a cura del predicatore della Casa pontificia, padre Raniero Cantalamessa.
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ZENIT Staff

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