Dopo tre anni di preparazione, a tre mesi dall’evento, i protagonisti dell’Incontro Mondiale delle Famiglie che si svolgerà a Filadelfia il prossimo settembre hanno incontrato il 25 giugno 2015 i giornalisti in Sala Stampa Vaticana.
Attraverso le delucidazioni di mons. Charles Chaput, arcivescovo di Filadelfia, e del suo vescovo ausiliare mons. John McIntyre, in prima linea per l’organizzazione, la stampa internazionale ha avuto l’occasione di conoscere gli sforzi, ma anche le aspettative, che l’evento patrocinato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia suscita.
La sinergia con l’organismo della Santa Sede che si occupa della pastorale familiare coinvolge infatti in modo diretto – per questa edizione – la Diocesi di Filadelfia, l’episcopato nordamericano e le istituzioni civili della Pennsylvania.
Mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, si è ricollegato alla recente enciclica di papa Francesco sognando di fare della famiglia umana una sola casa in virtù del ruolo e della missione di tale istituzione.
“Non è infatti dai politici o dai pensatori che si può e si deve aspettare ogni cosa (…) ma sono le famiglie che possono cambiare il mondo”.
Nella visione di papa Francesco, le città, i Paesi, le Nazioni, gli Stati, non sono altro che famiglia di famiglie, ove si è educati al bene, alla giustizia, alla pace, alla solidarietà, al perdono, al sacrificio, al dono di sé per gli altri.
Amore fraterno è la traduzione del nome che William Penn adottò nel 1682 nella fondazione della colonia di Filadelfia per indicare i valori portanti che l’avrebbero contraddistinta: libertà e tolleranza religiosa.
Filadelfia fu uno dei centri più importanti della Rivoluzione Americana e la Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America; dal 22 al 27 settembre 2015 sarà la “Capitale delle Famiglie” con i quindicimila partecipanti alle conferenze e i previsti due milioni di fedeli per il Festival delle Famiglie e la Santa Messa del Papa.
Il francese Alexis de Toqueville, ammiratore della nascente società d’oltreoceano, nel suo saggio La Democrazia in America scriveva: “Penso che, via via che i costumi e le leggi divengono democratici, divengano anche più intimi e dolci i rapporti tra padre e figlio; si incontrano meno in essi la regola e l’autorità, mentre sono più grandi la confidenza e l’affetto e sembra che il legame naturale si stringa mentre si allenta il legame sociale”.
A questo proposito torna d’attualità concettuale quanto Papa Francesco affermò il 20 febbraio 2014, nel celebrare un Concistoro dedicato alla famiglia. In un suo testo breve, Bergoglio voleva quasi indicare la via da percorrere insieme nel segno della “sinodalità” e della “collegialità”: «In questi giorni rifletteremo in particolare sulla famiglia, che è la cellula fondamentale della società umana. (…) «La nostra riflessione avrà̀ sempre presente la bellezza della famiglia e del matrimonio, la grandezza di questa realtà̀ umana così semplice e insieme così ricca, fatta di gioie e speranze, di fatiche e sofferenze, come tutta la vita. Cercheremo di approfondire la teologia della famiglia e la pastorale che dobbiamo attuare nelle condizioni attuali. Facciamolo con profondità̀ e senza cadere nella “casistica”, perché́ farebbe inevitabilmente abbassare il livello del nostro lavoro».
Bergoglio definì la famiglia come “motore del mondo e della storia”, ossia come una forza propulsiva che spinge in avanti l’umanità nelle relazioni e nel suo costituirsi in società.
Dopo il Sinodo (5-19 ottobre 2014) su Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione, il secondo Sinodo su La vocazione e la missione della famiglia nella chiesa e nel mondo contemporaneo si svolgerà̀ dal 4 al 25 ottobre 2015.
L’VIII Incontro mondiale delle Famiglie che avrà luogo a Filadelfia è quel prezioso anello di congiunzione intersinodale per maturare le idee e per trovare soluzioni con vero discernimento spirituale, come auspicato da papa Francesco.
Sul Sinodo hanno parlato in tanti, hanno dialogato tutti: progressisti, conservatori, uomini di centro, uomini legati al passato e intelligenze aperte al futuro. Si sono registrati incontri e scontri. Massima libertà per tutti.
Papa Francesco, con il suo stile gesuita e francescano insieme, ha invitato tutti a prendere la parola, a non avere paura di esprimere il proprio punto di vista.
La Relatio post disceptationem ha trovato ampio spazio sui media di tutto il mondo.
Quando si apre la finestra ed entra il sole, si vedono i nuovi problemi e non si ha paura di affrontarli con il coraggio dei profeti.
Papa Francesco ha capito gli uni e gli altri e ha avuto il coraggio di essere chiaro fino in fondo, convinto che la famiglia, però, non è solamente un oggetto della pastorale ecclesiale ma è anche e soprattutto il luogo in cui la Chiesa si realizza; è, dunque, soggetto del Vangelo, protagonista della missione della Chiesa oggi.
Nella visione di papa Francesco le tentazioni da evitare in futuro sono quella dell’“irrigidimento ostile”; del “buonismo distruttivo”; la tentazione di trasformare “la pietra in pane” e “il pane in pietra” e “di scagliare questa pietra contro i peccatori, i deboli e i malati”; la tentazione di scendere dalla croce “per accontentare la gente, e non rimanerci”; la tentazione di trascurare il depositum fidei “considerandosi non custodi ma proprietari e padroni”; la tentazione di trascurare la realtà̀ “utilizzando una lingua minuziosa e un linguaggio di levigatura per dire tante cose e non dire niente!”.
Il Sinodo – ha ribadito papa Francesco – non ha mai messo in discussione le verità̀ fondamentali del matrimonio (indissolubilità̀, unità, fedeltà̀, procreatività, ossia apertura alla vita dal momento del concepimento fino al naturale tramonto) ma dalla dottrina bisogna passare alla vita e dare risposte per un futuro di speranza a quanti vivono in situazioni difficili, delicate e complesse.
Ora le idee, le proposte e le provocazioni devono trovare terreno fertile nelle intelligenze e nella preghiera dei discepoli e dei testimoni del Signore.
L’VIII Incontro Mondiale delle Famiglie servirà anche a questo: “mettere la famiglia al centro” e fare in modo che “il Vangelo per la famiglia” diventi il libro della famiglia simboleggiato dal dono, in quella circostanza, di Vangeli da offrire alle famiglie della periferia di L’Avana, Marsiglia, Hanoi, Sidney e Kinshasa.
La Chiesa pensa in globale, ma agisce nella particolarità di ogni cultura e a favore di ogni singolo uomo di qualunque latitudine o longitudine.
In questo processo d’inculturazione per le famiglie, sono i profeti, i coraggiosi, a scrivere le nuove pagine della chiesa del dopo Concilio e della società plurale in una pastorale d’inclusione che vada alla ricerca della pecorella smarrita.