ROMA, venerdì, 8 giugno 2012 (ZENIT.org).
Vangelo
Marco 12,35-37
In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi”. Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?». E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
Lettura
Le due letture sono accomunate dal motivo dell’ispirazione: tutta la Scrittura è «ispirata da Dio» (2Tm 3,16); Davide ha scritto «mosso dallo Spirito Santo» (Mc 12,36). La Bibbia ha il potere di cambiare la nostra vita, ci inserisce in Cristo, e ci illumina sulla sua realtà. Tutto questo è opera dello Spirito, che è Relazione di amore tra il Padre e il Figlio, Comunicatore della Trinità.
Meditazione
Gesù afferma il Mistero dell’origine divina del Cristo. Egli non può essere compreso all’interno delle nostre categorie, non si lascia classificare, non è oggetto di speculazione. Davide, pur venendo prima, lo chiama «Signore». Nella mentalità antica ciò che viene prima ha maggior valore rispetto a quello che viene dopo. Si pensava, infatti, che all’origine dei tempi Dio avesse donato ai progenitori la pienezza della conoscenza e delle virtù, e che, con il susseguirsi delle generazioni, tale pienezza diminuisse gradualmente, a motivo dell’impossibilità, da parte dei genitori, di trasmettere tutto il loro patrimonio culturale ai figli. Per questo motivo era così importante preservare la tradizione degli antichi, al fine di rimanere in contatto con i doni originari. La maggiore valutazione della generazione precedente rispetto a quella successiva, inoltre, porta a far sì che sia il figlio a chiamare il padre “signore”, non viceversa. In questo modo il figlio riconosce la superiorità di chi lo ha preceduto e gli ha trasmesso non solo la vita, in unione a Dio, ma anche tutto quello che è e sa. Nel Salmo 110 Davide, «mosso dallo Spirito Santo», riporta un messaggio rivolto da Dio al futuro Messia, indicato come «Signore» dello scrivente. Vi è, dunque, una speciale intimità tra Dio e il Messia, alla quale Davide non può partecipare. Il testo di Marco suggerisce un ulteriore passaggio: se Davide, pur essendo il progenitore del Messia, lo chiama «Signore», significa che il Messia è assimilabile a Dio, è Dio! Ecco affermata l’origine del Cristo: suo Padre è Dio, non Davide. In Lui, centro del tempo, il passato fornisce significato al presente e diviene energia per la costruzione del futuro. Non vi è più un passato mitico da rimpiangere, ma un passato da assimilare per avviarci verso un futuro di pienezza.
Preghiera
Gesù, Figlio del Padre, Tu sei il mio Signore.
Agire
Leggo il Salmo 110, e medito su Cristo Signore.
La meditazione quotidiana è un servizio offerto dal Regnum Christi. Le riflessioni sul vangelo del giorno sono tratte da Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART.