Educare all’accoglienza a partire dalla custodia del creato

di mons. Giampaolo Crepaldi*

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ROMA, giovedì, 15 settembre 2011 (ZENIT.org).- La Chiesa che è in Italia ha individuato nel primo di settembre la giornata di riflessione e preghiera circa i rapporti tra umanità e ambiente e la ha denominata “Giornata per la Salvaguardia del Creato”. Il tema di quest’anno è: “In una terra ospitale educhiamo all’accoglienza”. E’ stato predisposto dalle Commissioni Episcopali CEI per i Problemi del Lavoro e per l’Ecumenismo, un messaggio suddiviso in quattro parti: l’uomo, creatura responsabile ed ospitale; il problema dei rifugiati ambientali; educare all’accoglienza; i miti eredi di questo mondo.

Destinatari di questa presa di coscienza anzitutto sono le nostre comunità cristiane e i singoli christifideles di tutte le età, stati di vita e ceti sociali. Il creato è la dimensione spazio-temporale in cui il Creatore ha fatto l’uomo sua immagine e somiglianza (Gen 2,8-15) per custodire e, come dice il Concilio Vaticano II, per perfezionare ciò che Lui aveva chiamato ad essere. Mi rivolgo ai fedeli laici presenti ed impegnati nelle nostre comunità cristiane e a coloro che sono presenti nella ‘città terrigena’ quale sale e luce di quei valori non negoziabili che debbono contraddistinguere l’operato di un cattolico nella società.

1. L’uomo, creatura responsabile ed ospitale

E’ opportuno riflettere sull’identità della persona umana che è grande proprio perché è l’immagine di Dio e quindi, in primis, l’uomo deve dare cittadinanza a Dio nella sua coscienza e nei suoi parametri di valutazione e di azione. Il credente ha il compito di aiutare la società di oggi a riconoscere che l’uomo è realtà penultima e Dio è la sua piena realizzazione. Ed in questo, direbbe S. Agostino, l’uomo trova pace. Ogni percorso di pensiero antropologico ci presenta la persona umana come soggetto che, in virtù delle sue capacità razionali di intendere e volere, è anche responsabile dei suoi pensieri, delle sue azioni e omissioni. Questa sua responsabilità la deve espletare nei rapporti con Dio, con sé stesso e con il suo prossimo. Una responsabilità per il cristiano diversa dalla risposta di Caino: “sono forse io custode di mio fratello?” (Gen 4,9) che si fa accoglienza e generosa tutela del più debole, nella legalità e nella giustizia, premessa questa per un vero e profetico atto di carità. E’ la consapevolezza dell’appartenenza alla stessa natura umana che ci deve spingere a tutelare nel fratello/sorella in difficoltà, l’imago Dei. E’ la stessa dignità di figlio di Dio che ci dona il battesimo e la fede in Cristo Gesù che non può lasciarci indifferenti nei confronti dei diseredati e quindi offrire loro gesti concreti di speranza.

2. Il problema dei rifugiati ambientali

L’abbandono da parte di singole persone, famiglie o gruppi comunitari di adulti, giovani e bambini di territori del nostro pianeta per la desertificazione, il degrado e la perdita di produttività di vaste aree agricole,  l’inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere, la perdita della bio-diversità, l’aumento di eventi naturali estremi, il disboscamento delle aree equatoriali e tropicali(1), ci interpella chiedendoci anzitutto di conoscere e informare su questa nuova e drammatica forzata migrazione. Tutti possiamo fare opinione e pressione sulla comunità internazionale e sulle persone che hanno a cuore l’habitat dell’intera umanità perché, anzitutto, si intervenga concretamente “a quo” sul da farsi nell’arrestare quei fenomeni di impoverimento ambientale che hanno la loro causa nella speculazione e nella mal gestione del territorio.

3. Educare all’accoglienza a partire dalla custodia del creato

Accogliere è uno degli atteggiamenti che gli Apostoli hanno rilevato nella vita di Cristo Gesù. Infatti il Maestro e Signore accoglie i peccatori, i malati, i fanciulli, i dubbiosi e inoltre non disdegna di entrare nella casa di Zaccheo e di accogliere Nicodemo di notte. L’accoglienza è uno stile che non può mancare in una comunità cristiana. Il messaggio dei Vescovi italiani per la 6a giornata per la salvaguardia del Creato ci esorta a farci carico del Creato. Anzitutto lodando Dio per ciò che ci ha donato , sentendoci responsabili dell’intera creazione, ed infine facendo nostro lo stile della gratuità e del servizio nei confronti di ogni persona. Il tutto deve partire da una convinzione che ci viene dalla fede e cioè che è in Cristo che la solidarietà diviene reciprocità e vera fraternità. La giornata della salvaguardia del Creato può essere inoltre l’occasione per un incontro tra le varie confessioni cristiane che si pongono quale coscienza per tutta la società al fine di sensibilizzare l’intera famiglia umana a cooperare “affinché le risorse ambientali siano preservate dallo spreco, dall’inquinamento, dalla mercificazione e dall’appropriazione da parte di pochi”(2). Anche questo impegno diviene evangelizzazione e rispetto delle vestigia del Creatore e della sua sapiente attenzione per la vita.

4. I miti, eredi di questo mondo

Matteo nel riportare il discorso della Montagna ci offre un criterio di “possesso” che non appartiene alla logica della sopraffazione o dell’imposizione. Per lui coloro che possederanno la terra nella logica del regno di Dio sono i miti (Mt 5,5), cioè coloro che nella semplicità di un cuore limpido e puro sono lontani da cattiverie, speculazioni o linguaggi violenti e quindi si commuovono e si preoccupano del bene di ogni creatura e persona. Chi sa realizzare per sé la attenzione evangelica della mitezza è colui che più di ogni altro può concretamente spendersi per far comprendere il dono della creazione e il dovere di custodirla vedendo in questo un indiretto atto di amore verso Dio creatore e signore di tutte le cose.

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*Mons. Giampaolo Crepaldi è Arcivescovo-vescovo di Trieste e Presidente della Commissione “Caritas in veritate” del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE).

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ZENIT Staff

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