Abbiamo chiesto all’arcivescovo di Campobasso–Bojano, mons. Giancarlo Bregantini, e al vescovo di Sulmona–Valva, mons. Angelo Spina, di parlarci del ciclo pittorico effettuato da Rodolfo Papa nella cattedrale di Bojano, in occasione della solenne inaugurazione che avverrà il 25 settembre 2011 alla presenza del Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
L’evento coinvolge sia mons. Angelo Spina, che è stato l’ideatore e il primo committente del ciclo pittorico, sia mons. Bregantini, che ne ha seguito lo svolgimento e la conclusione.
Monsignor Angelo Spina, vescovo di Sulmona, è stato infatti il committente iniziale del ciclo pittorico nella Cattedrale di Bojano. Nel 2000, allora parroco nella città molisana, intraprese questa avventura, in piena applicazione del Magistero della Chiesa cattolica, secondo il quale l’arte ha un ruolo determinante nella formazione di fedeli e sacerdoti. Un’esperienza sicuramente “interessante” nel panorama culturale e religioso contemporaneo.
Come è nata la collaborazione con Rodolfo Papa?
Mons. Spina: Avevo intenzione di realizzare, per il Grande Giubileo del 2000, un dipinto del Crocifisso per l’Antica Cattedrale di Bojano, un tempo tutta affrescata e poi distrutta dalle bombe del 1943. Conobbi Papa a Colle d’Anchise durante un ritiro spirituale per famiglie, presso il Centro Famiglia Incontro. La nostra collaborazione iniziò nel 2000 con il crocifisso. Ed i lavori –poi– sono continuati per ben 11 anni.
All’interno del grande ciclo pittorico, quale opera le è più cara?
Mons. Spina: Sicuramente la prima, il “Cristo totale” posto sull’altare il quale raffigura contemporaneamente Gesù morto-risorto ed asceso al Cielo. Rilevante è il Giudizio Finale, inserito anche nell’enciclopedia De Agostini. Recentemente ne ha parlato sulla rivista Arte Cristiana monsignor Daniel Estivill, docente alla Gregoriana, come esempio internazionale di arte sacra corretta e rispondente ai dettami liturgici ed artistici del Concilio Vaticano II.
Da parroco di Bojano, come utilizzò le opere pittoriche di Rodolfo Papa, per la catechesi e la pastorale?
Mons. Spina: Principalmente facendo comprendere l’importanza nelle chiese delle immagini, che un tempo erano la Bibbia dei poveri. Ad esse dà valenza proprio il fatto che Dio si sia incarnato facendosi uomo. Oggi c’è una povertà legata alla mancanza di un linguaggio evangelico/biblico. Pertanto diventa determinante riportare le scene del Vangelo in pittura, ovviamente con l’arte contemporanea. Concretamente prima di iniziare un nuovo dipinto c’era un “annuncio” con cui si spiegava alla comunità l’opera. Poi essa sarebbe stata benedetta, vivendo anche un momento celebrativo. Il tutto per avvicinarsi sempre più al Mistero di Dio. I dipinti non servivano a riempire degli spazi vuoti, bensì a dare spazio ad una particolare funzione dell’arte: la Fede ispira l’arte, l’arte esprime la Fede… attraverso colori, forme e simboli. Nell’epoca dell’immagine, le immagini pittoriche ritornano con prepotenza ad essere strumento di evangelizzazione e di catechesi. A tal riguardo fu pubblicato anche il libro “Abisso di luce”, con la presentazione del Cardinal Poupard, allora presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
Divenuto vescovo di Sulmona, incaricò Papa di realizzare dei dipinti. Confermando la stima verso l’artista si ribadiva la grande valenza attribuita all’arte sacra. Che messaggio vuole dare a proposito?
Mons. Spina: La cattedrale era già ricca di affreschi, ma la presenza di alcune cornici vuote ha consentito la realizzazione di un piccolo ciclo pittorico. Esso comprende le 3 Virtù Teologali e le 4 Cardinali. Poi essendoci sull’altare il crocifisso, e dietro una vetrata con il Risorto, abbiamo pensato di inserire la Maddalena che riceve l’annunzio della Resurrezione, Pietro e Giovanni che vanno al sepolcro trovandolo vuoto ed infine la Chiesa, raffigurata da una barca su cui sono il Papa, il Vescovo, i sacerdoti, le suore, le famiglie, i bambini. Essa è in viaggio testimoniando il Vangelo. Il messaggio è che Gesù morto e risorto è il centro della nostra Fede. La Chiesa porta al mondo questo messaggio, il suo unico vero tesoro…il più grande.
Quali sono le sensazioni/emozioni che prova oggi entrando nell’Antica Cattedrale di Bojano?
Mons. Spina: Una sensazione fortissima di gioia e di bellezza. E’ un camminare avvolti da una cascata di luce e di colori all’interno della chiesa il cui centro e il Signore Gesù. Si ammira tutta la Storia della Salvezza dalla creazione alla caduta, dall’annuncio della redenzione alla natività, dalla Pasqua alla Pentecoste. Ci si sente in cammino, unitamente a santi “moderni” (madre Teresa e padre Pio), verso il Regno. Non un giudizio finale che condanna, ma il giudizio dell’amore di Dio che attrae nella Gloria. Si è nella Chiesa che è madre e che ci accoglie a braccia aperte proclamando che questa è la chiesa terrena, ma che noi siamo fatti per quella Celeste…il Regno di Dio!
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Dopo ben oltre 11 anni di lavoro, il ciclo pittorico è concluso. Grazie all’abile pennello del Maestro Papa, la cattedrale di Bojano è tornata a risplendere di luce e colori. Mons. Bregantini, vescovo di Campobasso-Bojano dal 2007, ha appoggiato con entusiasmo la volontà di don Rocco De Filippo, successore di Mons. Spina come arciprete della cattedrale, di portare a conclusione il ciclo pittorico, ormai giunto alla inaugurazione ufficiale.
Avrebbe immaginato di trovare in questa piccola arcidiocesi di provincia una chiesa con un ciclo pittorico di arte del 3° millennio, una sorta di unicum a livello internazionale?
Mons. Bregantini: Mi sono stupito molto meno di quel che si possa credere. In Molise c’è una tradizione di profonda sensibilità artistica. Molte sono le chiese che contengono importanti e bellissime opere. Poco conosciute e non adeguatamente valorizzate, ma di grande pregio artistico. Non possiamo trascurare che questa è la terra di Amedeo Trivisonno. La sua maestria ha mantenuto vivo il gusto verso le chiese affrescate. C’è quindi una continuità: arte antica-Trivisonno-Rodolfo Papa che è in continuità con esse nella contemporaneità.
Quando divenne arcivescovo di Campobasso-Bojano l’opera era incompiuta! Fermarsi o andare avanti… perché decise di continuare?
Mons. Bregantini: L’antica cattedrale sarebbe diventata sempre più bella e grazie ai dipinti si riappropriava del suo compito: cioè educare i fedeli. Da sempre attraverso i colori si proclama quello che la Bibbia esprime con le parole. E’ la “Biblia pauperum”: annunciare la Parola di Dio attraverso le immagini! L’Antica cattedrale di Bojano sarebbe tornata ad essere Madre, perché storicamente genitrice di tutte le chiese della diocesi, e Maestra, perché insegna ai suoi figli. Bisogna riconosce il merito del parroco, don Rocco, che con passione ha preso a cuore l’iniziativa, coinvolgendo con sapienza i parrocchiani, facendo loro comprendere l’utilità di questo lavoro.
E’ innegabile il valore didattico di questo “ciclo” (come tutta l’arte sacra). Un autentico catechismo per immagini. Come pensa di “utilizzarlo”?
Mons. Bregantini: L’uso dipenderà dalla valorizzazione progressiva successiva. Da sempre le parole bibliche sono state affrescate dalle immagini pittoriche… specialmente nelle Cattedrali. Ovviamente man mano che si scoprirà, si studierà e si comprenderà il ciclo pittorico, esso sarà opportunamente e grandemente “utilizzato”.
Ci sono tante (troppe) superfici nude nelle chiese molisane. Vi si scriveranno altre pagine di “teologia visiva”?
Mons. Bregantini: Certamente, ma “l’appetito vien mangiando”. Prima si costruisce la chiesa! Poi coloro che segu
ono amano vederla dipinta e ne promuovono il suo abbellimento.. Tante sono in fase di restauro/manutenzione, in alcune si sono già iniziati lavori di arricchimento artistico ed altre ancora attendono progetti come appunto quello di Bojano.