Il tempo che stiamo vivendo, a causa della diffusione della pandemia da Covid-19, è un tempo a cui non eravamo preparati. Siamo stati sopraffatti da un evento traumatico, giunto all’improvviso e che ha creato un’emergenza straordinaria. C’è chi lotta con la morte, chi con la paura, chi ha perso lavoro e ancor più familiari o amici.
La dimensione dell’inatteso e dell’imprevedibile ha preso il posto di tutte le nostre certezze. Questa pandemia ha messo in evidenza le fragilità e le piaghe della società: i poveri, i senza dimora, gli anziani, i carcerati, gli squilibri sociali, gli egoismi individuali e nazionali. E dentro questo black-out, che ha prodotto una profonda cesura nella nostra vita ordinaria e nella società del terzo millennio, abbiamo il dovere di tornare a sentire più in profondità il senso dell’esistenza, di trovare il modo per ricominciare a vivere, ripartendo da basi nuove, anche se sappiamo che non sarà più come prima.
Una chiara indicazione ci viene dall’esperienza che Papa Francesco ci ha fatto vivere con la preghiera di venerdì 27 marzo 2020 in San Pietro: occorre riandare con la memoria alla storia vissuta da Dio con gli uomini e le donne, custodita dalle tradizioni dei nostri popoli, come ci ha mostrato il Pontefice sostando davanti al Crocifisso in una piazza deserta e flagellata dalla pioggia, per ricomprendere che quella morte ci ha salvati e ci ha resi tutti fratelli. Sgorga da questa icona straordinaria, che resterà nella storia, l’energia spirituale per rispondere alla crisi dai molti volti che viviamo; sì, perché si tratta di crisi personali, crisi di relazioni, per alcuni anche crisi di fede perché avvertono l’apparente lontananza di Dio, crisi della comunità, di un popolo e delle sue istituzioni, crisi della storia e del mondo. Di fronte a questa crisi e nello spirito di una Quaresima vissuta quest’anno in modo eccezionale, per il credente c’è la luce della Pasqua di Risurrezione. La morte e la risurrezione di Gesù Cristo dischiudono una prospettiva di vita che non avrà fine e che ci permette di guardare con fiducia e fondata speranza al futuro.
La Congregazione per l’Educazione Cattolica desidera esprimere la propria vicinanza e incoraggiamento a tutte le scuole cattoliche, le Facoltà Ecclesiastiche e le Università Cattoliche; in particolare ringrazia i Direttori, i Rettori, i Presidi, i Decani, i docenti e il personale amministrativo e di servizio che in questi mesi stanno gestendo la grave fatica di garantire lo svolgimento delle proprie attività scolastiche e accademiche, attraverso le modalità telematiche per assicurare la continuità e la “regolare” conclusione dell’anno in corso, come è stato indicato nella Nota della Congregazione, concernente gli esami e le prove equivalenti delle Istituzioni Accademiche Ecclesiastiche (12 marzo 2020)
Anche l’UNESCO, prendendo in considerazione in questi giorni gli interventi necessari per far fronte alle gravi situazioni di emergenza, si è richiamata a uno degli obiettivi dell’Agenda Education 2030, dove si chiede di “concepire dei sistemi educativi più resilienti e più reattivi ai conflitti, ai disordini sociali e ai rischi naturali e di fare in modo che l’educazione continui a funzionare nelle situazioni di urgenza, durante i conflitti e nei periodi che ad essi seguono”. Purtroppo la repentinità dell’evento non ha dato tempo per un’adeguata preparazione in tutte le istituzioni per garantire continuità alle proprie lezioni o a introdurre le necessarie trasformazioni di lezioni a distanza.
Inoltre, la crisi prodotta dalla pandemia ha creato una grave emergenza non solo per le istituzioni scolastiche e accademiche, ma ha coinvolto direttamente le famiglie le quali, mentre svolgono il proprio lavoro, devono adattarsi alla necessità di seguire i figli che studiano dalle proprie case; e non tutte sono dotate dei relativi strumenti informatici e preparate ad affrontare la presenza continua dei figli in casa. Dinanzi a questa serie di problematiche, di cui la prima riguarda la salute e tutte le precauzioni da adottare per preservarla, occorre anzitutto rispondere alle esigenze immediate per concludere regolarmente l’anno in corso. Ma, allo stesso tempo, è necessario considerare il fatto che la situazione attuale potrebbe prolungarsi e che occorre organizzarsi per l’avvenire e saper discernere le opportunità che questa crisi ci offre.
Mentre invitiamo a tenersi aggiornati su quanto i Ministeri competenti per le scuole e per le università dispongono per le istituzioni educative nei propri Paesi, sollecitiamo tutti a dare sostegno e sicurezza ai ragazzi e ai giovani, e ad affrontare con pazienza e con intelligente e attiva collaborazione questo momento speciale per il tempo che sarà necessario. Alla comunità di Efeso San Paolo scrive: “Vigilate attentamente vedendo come vi comportate […] e facendo tesoro del tempo, perché i giorni sono cattivi […]. Siate ripieni dello Spirito…, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” (Ef 5,15-20). Questa crisi può diventare un’occasione perché le istituzioni educative cattoliche in tutto il mondo confermino la testimonianza della propria identità e missione come comunità di fede e di carità.
Con San Paolo invitiamo a rinnovare la fede nel Risorto e a vivere nella vigilanza operosa questo tempo, utilizzando nel migliore modo possibile i doni ricevuti da Dio. L’augurio pasquale che rivolgiamo a tutti è di rinnovare la nostra fede nel mistero-realtà della risurrezione del Figlio di Dio che dà senso e illumina ogni cosa. Questo ci sprona ad aprire il nostro cuore e la nostra mente a Dio e ai fratelli con coraggio e determinazione, e a investire i nostri talenti in questo “tempo presente”. Sì, perché al credente non è richiesto di vivere una spiritualità disincarnata e astratta, ma aderente alla realtà nella quale occorre immettere luce, fraternità, gioia e pace.
Buona Pasqua!
Città del Vaticano, 7 aprile 2020
Giuseppe Cardinale VERSALDI
Prefetto
Angelo Vincenzo ZANI
Arcivescovo titolare di Volturno
Segretario