Un cristiano vive “in tensione” verso l’incontro con Dio. Lo ha affermato papa Francesco oggi, lunedì 25 settembre 2017, nell’omelia della Messa mattutina nella cappella della “Domus Sanctae Marthae” in Vaticano, durante la quale si è soffermato sulla Prima lettura del Libro di Esdra, che racconta il momento in cui il re di Persia, Ciro, mette fine all’esilio babilonese e permette agli ebrei di ritornare a Gerusalemme.
Se un battezzato non è teso verso l’incontro con Dio e verso la consolazione che questo incontro con il Signore suscita, allora è “chiuso”, “messo nel magazzino della vita”, ha detto il Pontefice, il quale ha avvertito però che occorre saper “riconoscere” la consolazione. Ci sono infatti dei “falsi profeti”. La consolazione che offrono è solo un’apparenza e quindi inganna, ha spiegato Francesco, le cui parole sono state riportate dalla Radio Vaticana.
La consolazione del Signore — un tema importante negli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola — invece, ha proseguito il Pontefice, “tocca dentro”, cioè “ti muove” e “ti dà un aumento di carità, di fede, di speranza e anche ti porta a piangere per i propri peccati”.
La vera consolazione non è “un divertimento” — anche se abbiamo bisogno di quello “buono”, ha ammesso il Papa –, ma “ti eleva l’anima alle cose del Cielo, alle cose di Dio e, anche, quieta l’anima nella pace del Signore”, anzi “ti prende e proprio la presenza di Dio si sente e riconoscere: questo è il Signore”.
La vera consolazione è forte e anche se non si conserva “così forte”, lascia comunque “le sue tracce”, ha detto il Papa, che perciò ha invitato i battezzati e i presenti ad “aspettare la consolazione, riconoscere la consolazione e conservare la consolazione”, che quando poi passa lascia la pace, che è “l’ultimo livello di consolazione”.
Proprio questo aveva fatto il popolo ebraico, che ha conservato la memoria della sua liberazione e del passaggio del Signore, che “visitò il suo popolo e lo riportò a Gerusalemme”.
“Ogni liberazione, ogni azione di redenzione di Dio, è una visita”, ha spiegato Francesco. E visitandoci, “ci dà la gioia”, “ci porta in uno stato di consolazione”. Essa non è un fatto del passato, come la liberazione del popolo ebraico, ma “uno stato nella vita spirituale di ogni cristiano”.
Per questo, il Papa ha esorta tutti ad “aspettare” questa visita del Signore a “ognuno di noi”. E il Signore “ci farà sentire la sua presenza”, ci consolerà e ci riempirà “di gioia”.
Santa Marta, 9 giugno 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO
Santa Marta: un cristiano vive “in tensione” verso l’incontro con Dio
Omelia nella Messa mattutina di lunedì 25 settembre 2017