Statua di Giovanni Paolo II, Fatima / Wikimedia Commons - János Korom Dr., CC BY-SA 2.0 (cropped)

La Croce: “Luogo storico della ricapitolazione di tutte le cose in Cristo”

Omelia del card. Piacenza nella Messa celebrata nella Chiesa della Santissima Trinità a Fatima — Testo completo

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Pubblichiamo di seguito il testo completo dell’omelia tenuta dal cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore, nella Messa celebrata oggi, giovedì 14 settembre 2017, nella Chiesa della Santissima Trinità a Fatima.
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«Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in Lui abbia la Vita eterna» (Gv 3,14).
Carissimi amici, è inequivocabile l’annuncio del Signore, che esplicitamente ci indica come non sia sufficiente credere in Lui per dirsi autenticamente cristiani, ma a tutti noi sia domandato di guardare, accogliere ed entrare in una logica nuova: la logica della Croce. Una logica fondata sulla libertà di Dio, che dona il Suo Unico Figlio all’umanità nel solo modo attraverso il quale diviene possibile disinnescare la morsa del maligno. Il maligno, infatti, come ci ha sovente ricordato Papa Francesco, non è una semplice allegoria del male ma è una vera e propria presenza personale, che agisce nel mondo causando gravi danni per ogni uomo e per la società (cf CCC 395).
Ad una umanità schiava del peccato, schiacciata dal morso di satana, assetato del sangue dell’uomo, Dio invia il Suo Figlio, il Quale liberamente offre Se stesso al posto degli uomini, versa il Suo preziosissimo Sangue in cambio del sangue degli uomini. In questo ammirabile commercio, in questa sostituzione vicaria, troviamo il cuore della storia della salvezza, capace di liberare autenticamente l’uomo e di annientare definitivamente il maligno.
Questo fatto storico dell’offerta cruenta che Cristo fa di Sè sull’altare della Croce, ci domanda di essere accolto sia in ambito dottrinale ed ecclesiale, sia nella nostra sfera morale ed esistenziale.
In ambito dottrinale ed ecclesiale, è sempre ancora urgente avere davanti agli occhi il Mysterium Crucis ogni qual volta ci accingiamo a comprendere, a presentare e a ripresentare il nucleo della nostra fede. Il Cristianesimo è gioia, pace e amore, solo perché Cristo è stato innalzato da terra, solo perché dal Suo fianco squarciato sono sgorgati il Sangue della vita eterna e l’acqua della salvezza.
Non c’è amore che non sgorghi dal costato squarciato di Cristo!
Non c’è gioia che non sgorghi dal Costato squarciato di Cristo!
Non c’è pace che non sia conquistata all’uomo dalla Croce di Cristo.
«Christus Pax nostra!» (Ef 2,14) proclama l’Apostolo avendo ben compreso la centralità della Croce.
Un cristianesimo senza Croce, che avesse paura di guardare la Croce e di predicarla o che, di fatto, la marginalizzasse cadrebbe nell’assurdità di un cristianesimo senza Cristo. Si cadrebbe così nelle pericolosissime maglie dell’idealismo.
Lo stesso dicasi per la Chiesa, che è chiamata da duemila anni, non solo, a contemplare il Crocifisso, ma anche – come facciamo oggi – a celebrarLo, ad  esaltare la Santa Croce, non – ovviamente – come strumento di tortura, o per un’insana devozione al dolore, ma come luogo storico della ricapitolazione di tutte le cose in Cristo e come necessario passaggio per giungere alla vittoria della Risurrezione, amore, pace e gioia pieni, conquistati da Cristo e donati all’uomo.
Soltanto una Chiesa pienamente consapevole della centralità del mistero della Croce sarà capace di avere energie per riconoscere tutti i crocifissi del nostro tempo e, con l’aiuto della Grazia, farsi Cireneo per loro. La Chiesa non è chiamata a risolvere tutti i problemi dell’umanità, non è chiamata ad eliminare la Croce dalla vita degli uomini, né, tanto meno, a cancellarne il ricordo dalla storia umana.
La Chiesa è la locanda nella quale il Buon Samaritano accompagna il pellegrino ferito!
La Chiesa è il Cireneo, che aiuta Cristo a portare la Croce, ma non gli impedisce di morire Crocifisso!
La Chiesa è nell’apostolo che Egli amava, che, ai piedi della Croce, contempla il Maestro, senza tutto comprendere, ma continuando ad amare appassionatamente.
La Chiesa è soprattutto rappresentata dalla Vergine Addolorata, che domani, a Dio piacendo, celebreremo, che accoglie pietosissima tra le sue braccia il Corpo del Crocifisso, Lo avvolge nel suo traboccante amore materno, Lo venera trepidante, in attesa della Risurrezione.
La Chiesa è tutta racchiusa nello slancio delle donne, che al mattino si recano al sepolcro, aspettandosi di trovare un cadavere e divenendo invece annunciatrici della Risurrezione.
La Chiesa è nella corsa di Pietro e Giovanni, corsa che non si arresta mai e che, ancora oggi, guardando al Crocifisso e al Sepolcro vuoto, ci permette di dire al mondo, che noi abbiamo visto e abbiamo creduto: «E vide e credette» (Gv 20,8).
Per tutte queste ragioni imploriamo, nel santo Sacrificio della Messa, che la Chiesa sia sempre permeata dalla dimensione della Croce di Cristo, il cui valore espiatorio rifulge particolarmente nei messaggi di Fatima, che vedono una Chiesa in lotta, assediata ed apparentemente schiacciata dal male, ma tutta avvolta dall’Amore salvifico di Cristo e dal palpito materno di Maria, che della Chiesa è Icona perfetta.
Ricordiamoci che non è mai possibile separare la Chiesa dalla Croce, separare Cristo dalla Croce, separare l’uomo dalla Croce. La Chiesa sarà fedele a Dio e fedele agli uomini solo annunciando il fatto storico di una salvezza che passa attraverso la Croce ed imparando, sempre ed ancora, a declinare la logica della Croce in tutte le pieghe del proprio essere e del proprio agire. Tutti i grandi temi, dalla famiglia all’ecologia, dall’evangelizzazione alla fede, non possono che essere guardati nella logica della Croce, una logica di offerta e di sacrificio, di espiazione e di morte, per poter giungere alla gloria della Risurrezione, compimento pieno della Croce. “Per Crucem ad lucem”!
Questa centralità del Crocifisso diviene, allora, anche luce e criterio per valutare, incrementare e vivificare la nostra esistenza cristiana. Non possiamo illuderci che si possa essere cristiani, senza guardare al Crocifisso. Al contrario, un cristianesimo privo della Croce, si ridurrebbe ad una generica collezione di norme morali, prive di fascino e di significato e, perciò, inutilmente proclamate e mai realizzate.
Non c’è ragione per amare tutti i fratelli, se non nel Crocifisso!
Non c’è ragione per amare se stessi, se non nel Crocifisso!
Non c’è ragione, come Fatima ci invita, di pregare per i peccatori, se non nel Crocifisso!
Non c’è ragione per continuare, ancora e sempre, a sperare se non perché Dio si è fatto Uomo ed è morto per noi, per tutti, nessuno escluso!
La Croce è, allora, fondamento e ragione della nostra stessa esistenza cristiana.
Noi guardiamo al Crocifisso con lo sguardo attonito dell’apostolo Giovanni, sapendo anche noi di essere il discepolo che Gesù amava; guardiamo con lo sguardo umido di pianto ma stabile e carico di fede delle Beata Vergine Maria, nel cui Cuore addolorato e immacolato ci sentiamo dolcemente custoditi.
Ogni volta che la vita ci crocifigge, ogni volta che i nostri fratelli ci crocifiggono, ogni volta che l’infermità, l’incomprensione, la solitudine, l’emarginazione, il tradimento, ci crocifigge siamo nel Cuore di Maria, perché lì trova sempre spazio la Croce del Figlio; perché anche il Figlio, in quel cuore di Madre, ha trovato efficace conforto per salire al Calvario.
Solo in questa consapevolezza è possibile una nuova fioritura umana, un rinnovamento radicale del nostro modo di pensare e, perciò, di agire. La morale cristiana, si può dire che sia semplicemente fedeltà alla Croce! È vivere tenendo presente Cristo Crocifisso, implorando di saper sempre scegliere di soffrire, piuttosto che di far soffrire; di morire, piuttosto che di uccidere; di accogliere, piuttosto che di respingere; di amare, di amare e ancora di amare. La promessa di Cristo di attirare tutti a Sè quando sarà innalzato da terra non è certo la vaga farneticazione di un condannato a morte. È la promessa certa della logica nuova che la Croce porta con sé. È la promessa di un fascino che la Croce esercita sul cuore e sulla mente degli uomini, sulla loro stessa esistenza, perché la Croce è la sola possibilità di risposta al mistero del dolore dell’uomo. Infatti il dolore umano non può essere eliminato e ogni tentativo di eliminarlo; prescindendo dalla Croce, non sarebbe cristiano, ma semplice utopia filantropica, che finirebbe per annientare la libertà, allora la Croce diviene affascinante mistero, capace di attirare, capace quasi di sedurre tutti gli uomini per la nuova logica che essa introduce e per l’esperienza che permette di vivere.
Tutti noi abbiamo bisogno di Qualcuno che muoia d’amore per noi; di Qualcuno che ci ami in modo così radicale da essere disposto a dare la vita per noi. Gesù Cristo ha fatto questo per te, per me, per ciascuno di noi, ed è questo Amore, questa donazione totale, che, elevata da terra, cioè mostrata a tutti gli uomini, li attira, li attira a Cristo, divenendo mistero tremendo ed affascinante.
Compito della Chiesa e di ciascuno di noi, potentemente indicato e sostenuto qui a Fatima, è allora quello di mostrare al mondo il Crocifisso, di continuare ad innalzare la Croce di Cristo sul mondo! La Chiesa, in questo Anno Centenario delle apparizioni di Fatima, è richiamata ad innalzare la Croce di Cristo, come l’unico vessillo nel quale l’umanità può trovare la pace; può trovare la salvezza. “Stat Crux dum volvitur mundum”!
Preghiamo la Bianca Signora di Fatima, che nell’invito alla penitenza, alla preghiera e alla conversione, traduce in modo semplice, limpido e chiaro, la logica della Croce, la logica di Chi si offre per gli altri; preghiamoLa  affinché  riecheggino nei nostri cuori e nelle nostre vite le verità semplici e buone del catechismo, con il loro sapore del pane di casa, perché i contenuti delle parole dell’Angelo apparso nel 1916 e delle singole parole della Santa Vergine , come pure l’esempio dei Beati Francesco, Giacinta e di Lucia trovino accoglienza in noi e rinnovino la nostra vita cristiana di ogni giorno.
Lasciatemi infine esprimere un desiderio che mi preme nel cuore: come sarebbe bello che tante questioni ecclesiali, tante complicazioni, tanti discorsi paludati e tante strategie, tante tensioni troppo umane, si sciogliessero nell’acqua limpida e fresca di Fatima!  
Nelle tue mani Vergine Santissima, vivo Tabernacolo della Divinità, rinnoviamo i voti del nostro Battesimo, rinunciamo per sempre a Satana, alle sue vanità e alle sue opere e ci doniamo interamente a Gesù Cristo, la Sapienza incarnata, per portare la nostra croce dietro a Lui tutti i giorni della nostra vita. A Te Beata Vergine Maria, abbandoniamo e consacriamo il nostro corpo e la nostra anima, i nostri beni interni ed esterni e il valore stesso delle nostre buone opere passate, presenti e future, lasciandoTi intero e pieno diritto di disporre di noi e di tutto ciò che ci appartiene per la maggior gloria di Dio nel tempo e nell’eternità.
Attendiamo il trionfo del tuo Cuore Immacolato!

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ZENIT Staff

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