Udienza Nuovi Vescovi, 14 settembre / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Il discernimento: rimedio all’immobilismo e antidoto contro la rigidità

Discorso di papa Francesco ai vescovi nominati nel corso dell’ultimo anno

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Il discernimento è un rimedio all’immobilismo del ‘si è sempre fatto così’ o del ‘prendiamo tempo’. È un processo creativo, che non si limita ad applicare schemi. E’ un antidoto contro la rigidità.”
Lo ha sottolineato papa Francesco ricevendo oggi, giovedì 14 settembre 2017, in udienza nella “Sala Clementina” in Vaticano i vescovi nominati nell’arco dell’ultimo anno e convenuti a Roma per partecipare al corso di formazione organizzato dalla Congregazione per i Vescovi e per le Chiese Orientali.
Nel suo discorso, il Pontefice si è soffermato in particolare sul tema del discernimento e il suo ruolo nei nostri giorni, “paradossalmente segnati da un senso di autoreferenzialità, che proclama finito il tempo dei maestri mentre, nella sua solitudine, l’uomo concreto continua a gridare il bisogno di essere aiutato nell’affrontare le drammatiche questioni che lo assalgono”.
Infatti, ha ricordato il Papa, “soltanto chi è guidato da Dio ha titolo e autorevolezza per essere proposto come guida degli altri” e può “far crescere nel discernimento solo chi ha dimestichezza con questo maestro interiore che, come una bussola, offre i criteri per distinguere, per sé e per gli altri, i tempi di Dio e della sua grazia”.
“Il vescovo non può dare per scontato il possesso di un dono così alto e trascendente, come fosse un diritto acquisito, senza decadere in un ministero privo di fecondità”, ha avvertito Jorge Bergoglio, che ha sottolineato l’importanza di implorarlo continuamente”.
Per Francesco, il discernimento è frutto della preghiera. “Solo nel silenzio della preghiera si può imparare la voce di Dio, percepire le tracce del suo linguaggio, accedere alla sua verità”, ha spiegato il Pontefice, che ha ricordato anche la “dinamica sempre ecclesiale, a servizio della koinonìa” del discernimento.
Esso — così ha detto — “è sempre un’azione comunitaria, che non prescinde dalla ricchezza del parere dei suoi presbiteri e diaconi, del Popolo di Dio e di tutti coloro che possono offrirgli un contributo utile”. Occorre quindi “coltivare un atteggiamento di ascolto”, ha esortato Francesco.
Compito e missione di ogni vescovo “non è portare idee e progetti propri, né soluzioni astrattamente ideate da chi considera la Chiesa un orto di casa sua, ma umilmente, senza protagonismi o narcisismi, offrire la vostra concreta testimonianza di unione con Dio”, ha proseguito il Pontefice, che ha chiesto perciò ai presuli “umiltà” rispetto ai propri progetti e “obbedienza” rispetto al Vangelo, alle norme della Chiesa universale e anche alla situazione concreta delle persone.
Ai nuovi pastori della Chiesa, il Pontefice ha chiesto anche “una delicatezza speciale con la cultura e la religiosità del popolo”. “Esse non sono qualcosa da tollerare, o meri strumenti da manovrare, o una ‘cenerentola’ da tenere sempre nascosta perché indegna di accedere al salotto nobile dei concetti e delle ragioni superiori della fede”, così ha avvertito. “Dobbiamo sforzarci di crescere in un discernimento incarnato e inclusivo, che dialoghi con la coscienza dei fedeli che va formata e non sostituita”, ha aggiunto.
“Ricordatevi che Dio era già presente nelle vostre diocesi quando siete arrivati e ci sarà ancora quando ve ne sarete andati”, così ha dichiarato Jorge Bergoglio, che ha esortato i nuovi vescovi della Chiesa a “tenere scrupolosamente davanti agli occhi Gesù e la missione che non era sua ma del Padre, e di offrire alla gente […] quanto Lui ha saputo dare: la possibilità di incontrare personalmente Dio, di scegliere la sua Via e di progredire nel suo amore.”

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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