Apro di proposito la riflessione odierna con una serie di interrogativi che sono, a mio avviso, gli elementi naturali e diretti per smuovere dentro di ognuno un minimo di presa d’atto di quanto circonda la realtà attorno. Chi interroga cerca sempre una risposta esaudiente. Le domande e le risposte sono patrimonio dell’uomo in comunione e mai un fatto individuale. Con questo spirito si potrebbe chiedere: Perché dinnanzi agli occhi del mondo continuano a scorrere immagini sempre più violente, disumane, fuori controllo?
Perché si allarga la forbice del disagio sociale, della sofferenza, della indifferenza, della solitudine? È una questione di mercato? Di inediti equilibri internazionali? Di mancanza di una nuova concezione della storia? Di un ritorno forse a politiche protezionistiche figlie di paure e di svantaggi, alimentati in questi anni da errori e salti nel buio di governi e blocchi finanziari troppo autoreferenziali? Perché non ci sofferma con pienezza di volontà e certezza interiore a riflettere sulle questioni, comprese le ultime sui migranti, che Papa Francesco pone ogni giorno all’attenzione della società civile e istituzionale?
Si è coscienti che il Santo Padre procede nella sua missione quotidiana con l’autorevolezza di chi sa di dover contestualizzare la sapienza della Parola che salva e redime chiunque e ovunque? I riscontri dovuti vanno cercati osservando l’uomo e la sua qualità di vita, attraverso le soluzioni date ai problemi. Ma ogni singolo individuo conosce perfettamente il suo ruolo primario e le indicazioni ontologiche che precedono la sua stessa presenza nel mondo? Rispondere a questa domanda significa anche soddisfare tutte quelle poste prima.
“Dio non ha mani, né piedi, né braccia, né alcuna cosa fuori di sé. Fuori di Dio vi è il nulla. Dio è Parola onnipotente e creatrice. Tutto crea con la sua Parola. Gesù vero Dio e vero uomo, possiede la pochezza della sua umanità. Lui deve trasformare con la sua parola onnipotente e creatrice questa pochezza del suo corpo, in carne e sangue perché ogni uomo, nutrendosi di essi, possa trasformare il suo corpo, la sua anima, il suo spirito, tutto sé stesso in verità, luce, compassione, giustizia, santità a beneficio di ogni altro suo fratello”.
Espressioni forti, ma anche capaci di farci capire verso quale direzione bisogna andare ogni giorno per “drizzare” la storia ed essere partecipi di quella missione di Cristo che ha origine nella Parola onnipotente del Creatore. È il Padre che attraverso la sua umanizzazione ha consentito ad ogni essere vivente di poter applicare la verità suprema. Dio ha scelto Cristo per avere le sue braccia e i suoi piedi: Cristo ha scelto noi per continuare ad operare per la salvezza eterna degli uomini.
Un trasferimento propedeutico ad un tempo migliore, dove i mercati non fagocitino le migliori energie per un profitto anti sociale; dove chi governa costruisca dighe contro la violenza e la degenerazione collettiva; dove possa prendere forma una visione cristiana dell’esistenza umana per incontrarsi fraternamente con chi scappa dal terrore e mette a nudo la sua disperazione. Come può l’uomo, se non rivestito di Parola onnipotente, trovare le soluzioni più appropriate per il benessere comune in un mondo dal cuore sordo e pietrificato?
Chi rappresenta il popolo nelle sue diverse articolazioni istituzionali, frutto di processi di democrazia e sofferenza sociale, rischia di inaridire la realtà che lo circonda. Ha purtroppo di fatto perso la fede nella Parola! Quest’ultima, per trasformare le iniquità a qualsiasi livello, ha necessità della scossa spirituale permanente che solo una fede sana è in grado di sollecitare, muovendo l’impossibile. L’uomo continua invece ad eludere quanto è nella sua chiamata terrena, “facendosi mondo con il mondo, adattandosi alla sua assenza di ogni vita nel suo seno”.
La cosa più triste è comunque il tentativo, anche se credenti, di accusare sempre gli altri di non volere Cristo. Tutto questo per assolvere sé stessi dall’aver perso “la fede nella Parola onnipotente e creatrice, capace di dare ogni vita all’uomo oggi, domani, sempre”. Se al mondo venisse proposto da ogni nuovo discepolo il Figlio dell’Uomo, come Cristo fece con il Padre, molte incrostazioni cadrebbero a vantaggio del rafforzamento di mille buone prospettive. Nascerebbero spazi puliti ed estesi, in grado di rivoluzionare con il bene i costumi “decotti” e flagellati da un peccato strisciante, ormai acquisto come presenza naturale.
“Il mondo è stato sempre mondo e sempre mondo rimarrà. Chi deve essere sempre discepolo di Gesù è il suo discepolo. Oggi non è il mondo che non vuole Cristo, è il discepolo che è divenuto inabile nel dare Cristo perché non si riveste più della Parola onnipotente e creatrice di Gesù Signore, anzi non crede neanche più nella Parola. La consegna al mondo e all’incredulità sta divenendo ormai universale. Vi è oggi una resa che spaventa. Ma quello che più atterrisce è la non capacità del discepolo di Gesù di confessare il suo fallimento su ogni fronte”.
Quando secca un qualsiasi giardino e perché qualcuno non ha irrigato, non è certo il terreno ad aver rifiutato l’acqua o ad essere stato incapace di riceverla. L’umanità va aiutata con costanza, proprio da chi crede, a ritrovare Cristo. È il modo più efficace di rivestire ogni azione umana di Parola onnipotente in qualsiasi posizione essa venga espletata. Osservare compiutamente la missione celeste, oggi dimenticata dall’uomo, mette in moto quel cambiamento del mondo che tutti a parole vogliono, ma che nessuno sa come effettivamente concretizzare.
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Se le azioni umane si rivestissero di Parola onnipotente!
Cristo ha scelto noi per continuare ad operare per la salvezza eterna degli uomini