Non solo i temi strettamente legati alla sua permanenza in Egitto. Come è ormai diventata consuetudine, sull’aereo di ritorno dal viaggio internazionale, la conversazione di Papa Francesco con i giornalisti spazia su varie questioni.
Impegno della Russia per i cristiani perseguitati, crisi nordcoreana e venezuelana, rapporto con Donald Trump, immigrazione, elezioni presidenziali francesi, Onu “un po’ annacquata”: Bergoglio parla a ruota libera soddisfacendo la curiosità dei cronisti presenti sul suo stesso volo.
La prima domanda verte su un “giallo” che ha catalizzato le attenzioni dei media italiani nei mesi scorsi. Si parla di Giulio Regeni, giovane ricercatore friulano trovato morto al Cairo nel febbraio 2016. I genitori del ragazzo, appoggiati da alcune organizzazioni internazionali, hanno chiesto al Papa di farsi interprete della loro ricerca di verità su cosa sia accaduto. Ieri il portavoce del presidente egiziano al-Sisi ha affermato che tra i due capi di Stato non si è parlato di questo tema. Francesco ha precisato che l’incontro con al-Sisi deve rimanere privato, ma ha anche aggiunto: “A proposito di Regeni: io sono preoccupato, e dalla Santa Sede mi sono mosso su quel tema, perché anche i genitori lo hanno chiesto”.
Sempre rimanendo all’Egitto, non può mancare una domanda con riferimento alla dichiarazione congiunta firmata dal Vescovo di Roma e dal Papa copto-ortodosso, Tawadros II. Francesco definisce quest’ultimo “un grande uomo di Dio” e “un grande patriarca”. Lo ritiene “uno dei più fanatici” per trovare una data comune a tutti i cristiani per la Pasqua.
Riguardo al punto undici della dichiarazione, il più importante, afferma: “L’unità del battesimo va avanti, la colpa è una cosa storica: nei primi concili era chiaro, poi i cristiani battezzavano i bambini nei santuari e quando volevano sposarsi e si ripeteva il battesimo sotto condizione. È cominciato con noi, non con loro. Siamo in buon cammino per superare questo”.
Battesimo comune che è già realtà tra Roma e Patriarcato russo-ortodosso. Il Pontefice sottolinea i buoni rapporti con il patriarca Kirill e con l’arcivescovo Hilarion. Ma anche quelli con lo Stato russo. “So che lo Stato parla della difesa dei cristiani in Medio Oriente – afferma -, questa credo che sia una cosa buona: parlare contro la persecuzione. Oggi ci sono più martiri che in passato”.
Tanti i martiri, molti sono anche coloro che fuggono dalla propria terra in condizioni disperate. Bergoglio parla di nuovo della crisi migratoria. Nei giorni scorsi egli ha paragonato i centri di accoglienza dei rifugiati in Europa a dei “campi di concentramento”. Un accostamento che ha sollevato qualche polemica. Francesco rileva però che “non è stato un lapsus” e ribadisce: “Ci sono campi di rifugiati che sono veri campi di concentramento”.
Immigrazione che è uno dei temi della campagna elettorale per le presidenziali francesi. Domenica prossima, 7 maggio, ci sarà il secondo turno che decreterà il nuovo inquilino dell’Eliseo. Il Vescovo di Roma si smarca da chi gli chiede un parere sui due candidati. Dice di non conoscere e dunque di “non saper dare un’opinione” né su Marine Le Pen, leader del Front National, né su Emmanuel Macron, ex rampollo dell’alta finanza, già dipendente della Rothschild & Cie Banque, ex ministro dell’Economia dal 2014 al 2016.
Il vincitore tra i due sfidanti, succederà a Francois Hollande, sul quale il Papa si esprime così: “Ho cercato di avere buoni rapporti anche col presidente attuale con il quale c’è stato un conflitto una volta ma poi ho potuto parlare chiaramente sulle cose”. Il suo riferimento, più che al matrimonio omosessuale (approvato definitivamente a Parigi nell’aprile 2013), è probabile che sia alla crisi diplomatica tra Francia e Santa Sede legata la nome del nuovo ambasciatore d’Oltralpe.
Oltre che di quello francese, il Santo Padre parla di nuovo anche del presidente statunitense, Donald Trump. La stampa nelle scorse settimane ha speculato su un possibile incontro con lui. Questo l’intervento di Bergoglio in proposito: “Non sono stato ancora informato di richieste da parte della Segreteria di Stato, ma io ricevo ogni capo di Stato che chiede udienza”.
Ad ogni capo di Stato – precisa il Papa – egli rivolge l’appello a risolvere le crisi sulla strada della diplomazia. Non può sfuggire una domanda sulle turbolenze che si registrano intorno alla penisola coreana: navi militari statunitensi si avvicinano minacciose alla Corea del Nord, mentre il regime di Pyongyang svolge test missilistici e afferma che potrebbe colpire la Corea del Sud.
“Dei missili coreani si parla da un anno, ma adesso sembra che la cosa si sia riscaldata troppo – l’osservazione del Pontefice -. Richiamo al negoziato perché è il futuro dell’umanità: oggi una guerra allargata distruggerebbe una buona parte dell’umanità ed è terribile!”.
Invita allora a guardare ciò che avviene “in Medio Oriente, in Yemen, in Africa”. “Fermiamoci – aggiunge -, cerchiamo soluzioni diplomatiche, e lì credo che le Nazioni Unite abbiano il dovere di riprendere un po’ la loro leadership perché ‘si è un po’ annacquata’”.
A proposito di conflitti, il Papa parla anche del Venezuela: “C’è stato un intervento della Santa Sede su richiesta dei quattro presidenti che stavano lavorando come facilitatori, ma la cosa non ha avuto esito perché le proposte non sono state accettate o venivano diluite”.
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Papa su volo di ritorno dall'Egitto - Tv2000
Dal "caso Regeni" alle elezioni francesi. Bergoglio a tutto campo sull'aereo di ritorno
Il Papa parla con la stampa dei temi legati al suo viaggio in Egitto, ma anche di altre questioni d’attualità