Parolin a Fatima: "Imitiamo il coraggio di Maria che non si è sottomessa alle regole dei potenti"

Messa del Segretario di Stato nel Santuario mariano

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Si è concluso con una Messa nella Cappellina delle apparizioni del Santuario di Fatima, l’ultima giornata di viaggio del cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, in Portogallo. Nella mattinata di ieri, il porporato è intervenuto alla Conferenza sull’identità dell’Europa tenuta all’Università cattolica portoghese di Lisbona; in serata ha poi incontrato i fedeli riuniti per un pellegrinaggio internazionale nella Cappellina delle apparizioni, assicurando loro di essere a Fatima con il desiderio di incontrare il cuore di Cristo, un cuore “dalle porte aperte”.
Nella Messa di questa mattina, 13 ottobre, accompagnata dalla benedizione del Santissimo Sacramento ai malati e della recita del rosario, il cardinale ha incentrato la sua omelia – riportata in stralci da L’Osservatore Romano – sulla figura di Maria, sottolineandone il coraggio ai piedi della croce. In quel tempo, infatti, i parenti e i conoscenti dei condannati alla crocifissione non potevano avvicinarsi a loro. Maria, invece, si è “rifiutata di sottomettersi alle regole dei forti e dei potenti”; Lei “rompe questa regola e in quel gesto trascina con sé Maria di Magdala e il discepolo amato”, ha detto Parolin.
La Vergine ci insegna, quindi, come stare sotto la Croce e “ci consola quando viviamo momenti oscuri perché ci aiuta a stare come Lei dinanzi al Figlio crocifisso”, ha aggiunto. “Il suo cuore non si è ristretto ma dilatato”, ha rimarcato il porporato, esortando i fedeli a diventare costruttori di una Chiesa che, nonostante le contraddizioni, annuncia il Vangelo a tutti.
Nella Messa di ieri sera aveva invece spiegato ai fedeli in cosa consista l’opzione della fede, “necessaria per giungere alla perfetta conoscenza di Cristo”. Per farlo ha riflettuto sulla differenza tra informazione e conoscenza. Nel mondo occidentale, ha detto Parolin, “viviamo l’era dell’informazione, abbiamo canali televisivi, radiofonici, informatici che ‘passano informazioni’ a tutte le ore. È come se fossimo invogliati ogni volta di più a ‘mangiare’ notizia dopo notizia”.
“La persona ‘modello’ di questo terzo millennio globalizzato è la ‘persona informata’”, ha osservato il Segretario di Stato, cioè l’esempio “del cittadino responsabile, del lavoratore attivo, dell’uomo e della donna all’altezza dei suoi diritti e dei suoi doveri”. In tale orizzonte, ha proseguito, si può pensare che “la nostra dedizione a Dio coincida con la quantità di informazioni che abbiamo su di lui e il suo Cristo”.
Ma non è così: Gesù – ha evidenziato Parolin – non si è fermato a ciò che la gente pensava di lui, non è rimasto “a livello dell’informazione”, ma ha posto una domanda: “E voi chi dite che io sia?”, chiedendo appunto l’opzione della fede. Da un lato, dunque, “c’è la persona informata che si preoccupa di immagazzinare in se stessa la maggior quantità di informazioni, facendo di questo tesoro il metro per misurare se stessa, la società e il mondo”. Dall’altro c’è la persona di fede che si preoccupa di “come uscire da se stessa e scommettere su Cristo, perché fa di lui il tesoro e il metro per misurare l’esistenza”.
In questo senso, ha affermato il cardinale, “la nostra vita di persona dedita a Dio” coincide “con l’uscire dal mondo dell’informazione per entrare nel mondo della conoscenza e dell’ascolto interiore, del discepolato”. Il discepolo è infatti qualcuno che “non teme né si vergogna di ascoltare e rispondere a Gesù. Così la persona dedita a Dio è quella che, interpellata da Cristo, dice ‘sì’ a una vita di discepolo nella sua compagnia e sotto la sua guida”.
Nel pomeriggio di oggi il Segretario di Stato ha incontrato il primo ministro del Portogallo, António Costa, nel palazzo di São Bento, e successivamente è partito in volo per Madrid.
 
 
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ZENIT Staff

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