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Pakistan, la Corte suprema rinvia l'udienza di Asia Bibi

Uno dei tre giudici ha rifiutato di far parte del collegio giudicante e deliberare sullo specifico caso. L’avvocato Malook: “Attendiamo la data per i prossimi giorni”

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Ore di tensione, in Pakistan, per Asia Bibi,  la donna cristiana, madre di cinque figli, condannata a morte per blasfemia e in carcere da circa 6 anni. Oggi erano attesi gli esiti dell’udienza davanti alla Corte suprema a Islamabad richiesta dalla famiglia, ma l’udienza è stata rinviata sine die.
Come appreso da Fides, giunto il turno del caso “Asia Bibi contro lo stato”, uno dei tre giudici, membri del collegio giudicante di quella sezione, ha rifiutato di far parte del collegio e di deliberare sullo specifico caso. “La cancelleria della Corte ha dunque disposto un rinvio: attendiamo nei prossimi giorni la data della prossima udienza”, ha spiegato all’agenzia l’avvocato di Asia Bibi, il musulmano Saiful Malook, sorpreso per la circostanza.
Il magistrato, Iqbal Hameed ur Rehman, ha spiegato la decisione con la sua partecipazione al processo per l’omicidio di Salman Taseer, governatore del Punjab. I due casi sono collegati, ha sottolineato. Taseer venne assassinato nel 2011 in pieno centro a Islamabad, la capitale pakistana, dopo avere annunciato di avere assunto la difesa di Asia Bibi.
“È stato un rinvio inaspettato”, ha dichiarato sempre a Fides Joseph Nadeem, tutore della famiglia della donna, presente alla Corte insieme con il marito di Asia, Ashiq Masih. “Non sappiamo le motivazioni di tale gesto. È un ostacolo imprevisto: speravamo in una rapida soluzione del caso. Aspetteremo ancora ma non perdiamo la speranza. Confidiamo in Dio e nella giustizia”.
La donna cristiana era stata condannata a morte in primo grado nel 2009 e in appello nel 2014. L’accusa era di aver offeso l’islam dopo una discussione con un gruppo di donne musulmane, durante l’orario di lavoro nei campi. Da allora è rinchiusa nel carcere di Multan in attesa di una sentenza che sancirà definitivamente la sua liberazione o la sua morte.
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ZENIT Staff

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