Si è svolto ieri, a Roma, nella prestigiosa sede di Palazzo Borromeo l’incontro internazionale sul tema “Verso un economia più umana e più giusta”, organizzato dal Pontificio Consiglio della Cultura e dall’Ambasciata Italiana presso la Santa Sede, nell’ambito del progetto ‘Il cortile dei gentili’.
All’incontro sono intervenuti, tra gli altri: Daniele Mancini, ambasciatore italiano, presso la Santa Sede; il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura; il presidente del Senato, Pietro Grasso; sir Angus Deaton, premio Nobel per l’economia 2015; l’economista Jean Paul Fitoussi, ed il prof. Dominique Yvan der Mensbrugghe.
Nel suo intervento, l’ambasciatore Mancini ha spiegato che “il contesto economico mondiale mostra uno sfaldamento del paradigma delle relazioni sociali ed economiche che hanno caratterizzato il dopoguerra”. “Si nota una accentuazione delle diseguaglianze, con difficoltà nei campi della coesione e della giustizia sociale”, ha aggiunto, e “si dilata a dismisura la forbice dei redditi, ne soffre la solidarietà che aveva fatto da collante e si indeboliscono il senso di comunità e la stessa fiducia nelle istituzioni”.
“Il corpo sociale in difficoltà è sempre più frammentato, cala la fiducia nel futuro l’idea di speranza e progresso si indebolisce”, ha affermato il diplomatico. Di qui la necessità di “riflettere su un nuovo paradigma economico e una diversa concezione dello sviluppo Serve un modello distributivo più equo”.
Mancini ha ricordato che tra i 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite c’è anche quello della riduzione delle diseguaglianze tra i diversi paesi e al loro interno e che nell’enciclica Laudato Si’, Papa Francesco ha indicato la non sostenibilità del sistema economico attuale. Per questo, ha concluso, “in occasione del premio Carlo Magno 2016 il Papa ha indicato modelli economici più inclusivi ed equi, non orientati al servizio di pochi ma al beneficio di tutti”
Da parte sua il cardinale Ravasi ha evidenziato che i temi della gratuità, della giustizia e della solidarietà “sono strutturali alle relazioni economiche e sociali, perché fondanti della dimensione antropologica e culturale”. Nel pamphlet che accompagnava l’incontro, Ravasi ha spiegato che “l’uomo primordiale esprime la sua umanità quando dipinge, canta, prega, compone, danza, gioca, quando cioè non realizza un operazione economica né un azione di brutale atto di conquista e di possesso”.
Secondo il porporato, “le due grandi malattie” che mettono a rischio la dimensione umana sono l’egoismo che spinge a rinchiudersi in sé stesso e una condizione di “autismo spirituale”. Per superarne i danni, il porporato ha indicato “l’agape” inteso come amore e dono. A tal proposito, ha citato la frase che Kennedy pronunciò nel giorno della sua investitura come presidente degli Stati Uniti nel 1961: “Una società libera che non è in grado di aiutare i molti che sono poveri non riuscirà mai a salvare i pochi che sono ricchi”.
Per far capire quanto la donazione, seppur minima, aiuti comunque a superare i problemi, il presidente del Dicastero per la Cultura ha raccontato un aneddoto: “C’era un anziano padre di famiglia che aveva 11 cammelli e tre figli. La sua vita stava per giungere a termine, e si apprestava a fare testamento. Secondo le regole del tempo, al primogenito toccava la metà del patrimonio, al secondogenito un quarto ed al terzogenito un sesto. Impossibile, dal punto di vista matematico e pratico, dividere gli 11 cammelli come previsto. I tre fratelli stavano iniziando a litigare tra loro. Un amico del padre di famiglia, per placare i litigi, disse che avrebbe fatto un dono avrebbe regalato un cammello, così che il patrimonio sarebbe diventato di 12. Al primogenito andarono sei cammelli. Al secondogenito tre e all’ultimogenito due. I conti erano pari e il patrimonio diviso, con l’avanzo di un cammello che venne restituito al donatore. Morale della favola, una donazione ha aperto i cuori di tutti e risolto il problema”.
“La lezione – ha concluso Ravasi – è che il dono è una componente prodigiosa e preziosa dell’economia”, per questo vale la frase di Cristo non presente nel Vangelo, ma scritta da Paolo negli Atti degli Apostoli: “C’è più gioia nel dare che nel ricevere”.
Ha preso poi la parola il presidente del Senato, Pietro Grasso, che ha ricordato che la Costituzione italiana impone alla Repubblica di “rimuovere gli ostacoli economici e sociali che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti alla vita politica, economica e sociale del Paese”.
In questo contesto, Grasso ha rimarcato che “l’economia deve essere ‘scienza umana’, seguendo quell’esperienza cristiana di un Dio solidale che si è laicamente evoluta in termini di equità”, ovvero “quell’aequitas che ha trovato risposta nelle teorie della giustizia distributiva”.
Infine, il premio Nobel per l’Economia Angus Deaton che ha spiegato che gli ultimi 50 anni di storia hanno mostrato tante cose buone del capitalismo, come la riduzione della povertà, l’incremento della longevità, le decrescita significativa della mortalità infantile. “È vero che sono ancora tanti che soffrono di sottosviluppo e ingiustizie, ma in generale il mondo sta migliorano sempre di più”, ha detto.
Il problema si pone però all’interno delle stesse nazioni, “dove le diseguaglianze a volte diventano fonte di ingiustizia. Quando per esempio, pochi ricchi guadagnano sempre di più e tanti della media borghesia perdono reddito, sicurezze, pensione e assistenza sanitaria”.
Secondo Deaton, i problemi causati dalla globalizzazione e dal capitalismo speculativo si possono risolvere evitando ingiustizie e sofferenze di cui non c’è bisogno. “Il miglioramento delle condizioni sociali è uno sviluppo per tutti, mentre la prepotenza di chi vuole guadagnare solo e sempre di più penalizza tutti”, ha sottolineato l’economista.
Che ha evidenziato come “un certo modo speculativo di gestire l’economia da parte delle lobbies sta riducendo le opportunità per i giovani, favorendo la disoccupazione degli over 50. Crescono i suicidi, aumenta l’alcolismo e l’uso di analgesici”. In questo contesto il premio Nobel per l’Economia ha indicato Donald Trump come “una vera minaccia alla democrazia!”. “La riforma da fare – ha concluso – è quella di realizzare una vera democrazia in grado di ridurre il potere e gli effetti del capitalismo negativo e che lavori a servizio e per il bene della popolazione”.
Cortile dei Gentili. "Verso un'economia più umana e giusta"
Ieri, nel Palazzo Borromeo, l’incontro internazionale organizzato dal Pontificio Consiglio della Cultura e dall’Ambasciata Italiana presso la Santa Sede, con il premio Nobel Angus Deaton