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Anche San Marino cede all'aborto

L’Assemblea ha accolto tre istanze pro-aborto, ma anche la proposta di tutelare il concepito e aiutare le gestanti. La decisione definitiva spetta al prossimo governo

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“Da oggi diminuisce la libertà di vivere per chi è concepito a San Marino”. Lo afferma Enrico Masini, dell’Associazione Papa Giovanni XXIII. Si riferisce al 20 settembre, giorno in cui la Repubblica di San Marino, penultimo baluardo a difesa del bambino non ancora nato, il “più povero tra i poveri” per mutuare Santa Teresa di Calcutta, ha approvato tre delle cinque istanze d’Arengo che chiedevano la depenalizzazione dell’aborto e la sua legittimazione in alcuni casi.
Le tre istanze approvate sono: il caso di aborto per gravi rischi di salute per la donna con 29 sì, 23 no e un’astensione; il caso di aborto in seguito a gravidanza frutto di violenza con 28 sì e 25 no; infine aborto in caso di patologia e malformazione del feto con 27 sì, 25 no, un’astensione. Non sono state approvate le altre due istanze; quella dell’aborto per minorenni, rigettata con 27 voti contro, 24 a favore e un astenuto; e quella che di aborto per emarginazione o disagio sociale, con 26 no, 24 sì e 2 astenuti.
È stata approvata invece l’istanza per la tutela del concepito e l’aiuto delle gestanti, proposta dalle associazioni e aggregazioni laicali della diocesi di San Marino, con 27 sì e 25 no.
“La legge non cambia oggi. L’aborto resta un reato contro la persona”, spiega Enrico Masini dell’Associazione Papa Giovanni XXIII.
“Tuttavia – continua Masini – impegna il prossimo governo a legiferare in modo coerente a quanto approvato entro sei mesi. Molto dipenderà dalle prossime elezioni del 20 novembre prossimo”. “La forbice di ciò che potrà accadere è molto ampia. Si può andare da una diminuzione della pena fino a riconoscere l’aborto come un diritto” chiarisce Masini.

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Elisabetta Pittino

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