Mentre in Italia la natalità cola a picco, sembrano ancora incerte e leziose le misure proposte per invertire la tendenza. Intanto anche l’Europa inizia a sentire brividi di freddo per l’inverno demografico e chiede interventi. Il 23 agosto il ministro per gli Affari Regionali con delega alla Famiglia, Enrico Costa, intervistato in una trasmissione di Radio24 annunciava per il 13 settembre la presentazione di un Piano di sostegno alla famiglia.
Primo obiettivo da dover perseguire, proprio l’incremento demografico in un Paese a crescita zero. La data fatidica del 13 settembre è passata, ma una sorta di coltre di silenzio ha subissato gli interventi da dover intraprendere a favore della famiglia.
A Roma si è tenuto un convegno ad hoc sul tema organizzato da Area Popolare, a cui appartiene lo stesso Costa. Una serie di relatori è convenuto sulle ripercussioni che le culle vuote suscitano sulle casse dello Stato e dunque sulla necessità di una “politica organica” per favorire le nascite.
In termini concreti, l’intenzione è quella di ampliare lo spettro del bonus bebè. Ad oggi gli 80euro mensili vengono destinati alle famiglie con un reddito non superiore ai 25mila euro l’anno e dal mese di nascita del figlio. La volontà è quella di estendere il bonus a tutte le famiglie, a prescindere dalla loro disponibilità economica, e di iniziare ad elargirlo non dalla data del parto bensì dal settimo mese di gravidanza.
Sarebbe questo un modo, nelle intenzioni del ministro Costa, per incentivare le donne under 30 a fare figli. Del resto l’alta età media in cui le italiane decidono di mettere al mondo il primo figlio (30,7), è uno dei deterrenti alla crescita demografica del Paese, come ha sottolineato anche il Ministero della Salute con l’organizzazione del tanto discusso Fertility Day.
Le altre strade indicate da Costa sono quelle della detrazione fiscale per le famiglie giovani, nonché di un finanziamento per sostenere le spese destinate agli asili nido e ai prodotti per la prima infanzia (biberon, pannolini).
Le buone intenzioni del ministro sono testimoniate anche dalla ricostituzione dell’Osservatorio nazionale sulla famiglia, un ricordo del Governo Berlusconi che si era però ingiallito – come ricordato dal demografo Blangiardo in un’intervista a ZENIT – dopo la caduta dell’Esecutivo presieduto dall’imprenditore di Arcore.
Il redivivo ente, presentato la settimana scorsa dal ministro Costa, avrà un ruolo di supporto presso la Presidenza del Consiglio per l’attuazione di politiche pro-famiglia. Previsto anche un Comitato tecnico-scientifico, presieduto dal giudice Simonetta Matone, che avrà il compito di tradurre operativamente gli indirizzi fissati dall’Assemblea dell’Osservatorio.
Ad affiancare la Matone ci saranno il capo del Dipartimento per le politiche della Famiglia, Ermenegilda Siniscalchi, membro di diritto, e gli esperti Gianni Ballarani, Marco Allena, Mauro Marè, Riccardo Prandini e Gianluigi De Palo.
In attesa che le buoni intenzioni si traducano in misure concrete, si sa che il tema della natalità sarà cardine nell’agenda dell’Osservatorio. Il ministro Costa ha posto l’accento anche sulla tutela dei minori, sulle iniziative che leghino sport, scuola e famiglie e sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Proprio su quest’ultimo aspetto ruota il Piano per contrastare il calo demografico del Parlamento europeo. Il 14 settembre Strasburgo ha approvato la risoluzione per una work-life balance (conciliazione lavoro-vita), affinché gli Stati membri approvino leggi che creano condizioni lavorative favorevoli alle madri e ai padri.
Primo paletto fissato dall’Europarlamento per promuovere “modelli di welfare aziendale” rispettosi dell’equilibrio tra vita privata e professionale, è quello dei congedi. È stata avanzata alla Commissione la richiesta di “una proposta ambiziosa corredata da norme di alto livello” in tal senso, giacché concedere ai genitori di poter disporre di formule ad hoc per conciliare il lavoro con la vita familiare significa “incrementare la partecipazione all’occupazione, l’efficienza complessiva e la soddisfazione professionale”.
L’Unione Europea comunica che sono 3,3 milioni i cittadini europei che hanno dovuto rinunciare al lavoro a tempo pieno per mancanza di cure per i propri figli o per i parenti a carico. Anche questo dato, del resto, non rappresenta un incentivo per i giovani a diventare genitori.
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Osservatorio nazionale: il Governo batte un colpo a favore della famiglia
Ricostituito l’ente che dovrà supportare il Governo nell’attuazione di politiche pro-famiglia. Intanto l’Europa chiede misure per favorire la conciliazione famiglia-lavoro