Lettura
Leggendo la prima lettura non si può non rimanere colpiti dalla passione di Paolo per il Vangelo, non solo perché esso è il contenuto del suo annuncio, ma, prima di tutto, perché è la realtà che orienta tutta la sua vita, da cui, lui per primo, si lascia plasmare. Anche Gesù invita i suoi discepoli a fare verità prima di tutto su se stessi, su ciò che dà senso alla propria vita, prima di mettersi a correggere o guidare altri.
Meditazione
Per cercare di comprendere le parole di Gesù è necessario, prima di tutto, ricordare che egli si sta rivolgendo in particolare ai suoi discepoli. Alla luce di questo, il discorso sembra essere un invito a fare un esame di coscienza sul modo in cui essi si relazionano con gli altri. Questa idea è confermata dal fatto che, nel Vangelo di Luca, il titolo di “maestro” è attribuito a Gesù e quello di “discepolo” a coloro che lo seguono. Tenendo conto di ciò, potremmo parafrasare le parole di Gesù: “voi, miei discepoli, non siete più di me, vostro maestro; se formati in tutto, sarete come me”. Alla luce di questo, l’unica guida che ci vede bene per condurre gli altri è Gesù stesso; mentre noi, suoi discepoli, siamo ciechi e solo lasciandoci formare da lui possiamo iniziare a vedere veramente, guardando le cose come le guarda lui. Il primo segnale che stiamo vedendo secondo lo sguardo di Gesù è che percepiamo il nostro limite prima del limite dell’altro, diventiamo coscienti della trave che è nel nostro occhio prima che della pagliuzza che è nell’occhio del fratello. Questo non significa che, all’interno della comunità dei discepoli, non ci possa essere la correzione fraterna. Ma essa è possibile solo se colui che corregge l’altro ha fatto prima un lavoro su di sé, si è lasciato formare in tutto per essere come Gesù, suo maestro. L’esperienza fondamentale che ci plasma come discepoli è quella della misericordia: “siate misericordiosi come e perché il Padre vostro è misericordioso” (cfr. Lc 6,36), di quell’amore che si riversa anche sui nemici (Lc 6,27-31). Una misericordia e un amore di cui ciascuno di noi per primo è stato oggetto, e il farne memoria ci permetterà di purificare il nostro sguardo per guardare il fratello con lo stesso sguardo di misericordia del Padre.
Preghiera:
«Il Signore ridona la vista ai ciechi» (Sal 146,8): chiedo al Signore di donarmi uno sguardo sempre più simile al suo.
Azione:
Durante la preghiera, provo a fare memoria di come ho guardato le persone che ho incontrato, ringraziando il Signore per ogni volta che ho avuto uno sguardo di misericordia, e chiedendogli perdono per ogni volta in cui ho rivolto all’altro uno sguardo di condanna.
***
Meditazione a cura di Marzia Blarasin, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.
Pixabay CC0 - PD
Togli prima la trave
Meditazione della Parola di Dio di venerdì 9 settembre 2016 – XXIII settimana del Tempo Ordinario