Pope Celebrates Mass at Casa Santa Marta - 4 May

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Santa Marta: "Evangelizzare non è un vanto. Preti e laici non dicano: 'Ho portato in Chiesa tanti'"

Nella Messa mattutina, il Papa spiega lo “stile” dell’evangelizzazione: con la testimonianza di vita, prima che con le parole

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Non è mica “una passeggiata” evangelizzare. Tantomeno è “una funzione”, ancor meno è fare “proselitismo”. Evangelizzare – e lo spiega bene Papa Francesco nella Messa a Santa Marta di oggi – è “un servizio”, una “testimonianza”, è “farsi tutto a tutti”, annientarsi affinché l’altro possa scoprire la gloria di Dio.

Le parole, perciò, vengono dopo. Come diceva San Francesco d’Assisi ai suoi frati: “Predicate sempre il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole!”. Un’esortazione che riverbera  oggi l’omonimo Pontefice, sottolineando che lo “stile” dell’evangelizzazione è “andare e condividere la vita degli altri, accompagnare nel cammino della fede, far crescere nel cammino della fede”.

Dobbiamo metterci nella condizione dell’altro, spiega il Papa: “Se lui è ammalato, avvicinarmi, non ingombrarlo con argomenti, essere vicino, assisterlo, aiutarlo”. Si evangelizza “con questo atteggiamento di misericordia: farsi tutto a tutti. È la testimonianza che porta la Parola”, non il contrario.

Il rischio è di ridurre l’evangelizzazione ad un funzionalismo. Sono tanti oggi i cristiani – ravvisa il Papa – che riducono il Vangelo ad una funzione o ancora peggio ad un “vanto”. Laici e anche sacerdoti che dicono: “Io vado ad evangelizzare e ho portato in Chiesa tanti”.  Quello è fare proselitismo, chiosa il Santo Padre, è convincere a forza di parole. Ed è vanagloria.

“Questo non è evangelizzare” ribadisce Bergoglio. Cita pertanto San Paolo quando affermava: “Per me non è un vanto. Per me è una necessità che mi si impone’”. “Un cristiano ha l’obbligo, ma con questa  forza, come una necessità di portare il nome di Gesù, ma dal proprio cuore”, sottolinea. Ma se dunque annunciare il Vangelo è “un obbligo”, come lo si può fare correttamente? “Come io posso essere sicuro di non fare la passeggiata, di non fare proselitismo e di non ridurre l’evangelizzazione a un funzionalismo?”.

È più o meno la stessa domanda posta da uno dei giovani della Gmg che ha pranzato con il Papa a Cracovia, che chiedeva cosa dovesse dire ad un suo caro amico ateo. “È una bella domanda!”, esclama Francesco, “tutti noi conosciamo gente allontanata dalla Chiesa: cosa dobbiamo dire loro? Io ho risposto: ‘Senti, l’ultima cosa che devi fare è dire qualcosa! Incomincia a fare e lui vedrà cosa tu fai e ti domanderà; e quando lui ti domanderà, tu di’…’.

“Evangelizzare – prosegue il Santo Padre – è dare questa testimonianza: io vivo così, perché credo in Gesù Cristo; io risveglio in te la curiosità della domanda: ‘Ma perché fai queste cose?’ Perché credo in Gesù Cristo e annuncio Gesù Cristo e non solo con la Parola ma con la vita”.

Attenzione, però, redarguisce Bergoglio: tutto questo “si fa gratuitamente”, come gratuitamente abbiamo ricevuto il Vangelo. “La grazia, la salvezza non si compra e neppure si vende: è gratis! E gratis dobbiamo darla”.

Nella sua omelia, il Pontefice rammenta quindi la figura di San Pietro Claver, di cui ricorre oggi la memoria liturgica. Questo missionario “se ne è andato ad annunciare il Vangelo” pensando forse “che il suo futuro sarebbe stato predicare”; invece “il Signore gli ha chiesto di essere vicino agli scartati di quel tempo, agli schiavi, ai negri, che arrivavano lì, dall’Africa, per essere venduti”:

“Quest’uomo non ha fatto la passeggiata, dicendo che evangelizzava”, commenta Papa Francesco; Claver “non ha ridotto l’evangelizzazione a un funzionalismo e neppure ad un proselitismo: ha annunciato Gesù Cristo con i gesti, parlando agli schiavi, vivendo con loro, vivendo come loro! E come lui nella Chiesa ce ne sono tanti! Tanti che annientano se stessi per annunciare Gesù Cristo”.

Quindi, conclude il Papa, “anche tutti noi, fratelli e sorelle, abbiamo l’obbligo di evangelizzare, che non è bussare alla porta al vicino e alla vicina e dire: ‘Cristo è risorto!’. È vivere la fede, è parlarne con mitezza, con amore, senza voglia di convincere nessuno, ma gratuitamente. È dare gratis quello che Dio gratis ha dato a me: questo è evangelizzare”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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