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Nigeria: i vescovi contro le politiche anti-vita

I presuli della provincia ecclesiastica di Ibadan denunciano l’imposizione di nuovi provvedimenti governativi favorevoli alla contraccezione e all’aborto, spacciate per un “miglioramento delle cure sanitarie per le donne

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La chiesa nigeriana non si piega alla ‘colonizzazione ideologica’, ovvero agli “incentivi contro la vita, offerti incessantemente sotto forma di aiuti da parte dei Paesi esteri”. È quanto emerge dal comunicato conclusivo dei vescovi della provincia ecclesiastica di Ibadan, diffuso a conclusione della loro seconda assemblea plenaria.
I presuli deplorano in modo particolare la recente decisione del ministro dell’Educazione, Isaac Adewole, di “implementare la cultura della contraccezione e, di conseguenza, dell’aborto”, spacciandola per “un miglioramento delle cure sanitarie per le donne”. Si tratta, aggiungono, di “una decisione ingannevole per la popolazione e dannosa per i valori morali della Nigeria”.
“I nostri giovani – prosegue la nota – hanno bisogno di cibo, acqua potabile, strade, infrastrutture e accesso all’istruzione piuttosto che di contraccettivi”.
Il rispetto della “sacralità della vita umana”, di cui solo Dio può disporre, affermano ancora i vescovi, è integrale ed è violato anche dai numerosi conflitti etnici, dalle rapine, dai rapimenti, dai linciaggi e dai suicidi.
Nel loro intervento, i presuli della provincia ecclesiastica di Ibadan denunciano anche la situazione “degenerata” in cui versa il sistema scolastico ed invitano lo Stato a “rivolgersi incondizionatamente alle scuole cattoliche, affinché possano contribuire pienamente a restaurare l’integrità del settore educativo”.
La nota episcopale lancia infine un appello contro la “corruzione” e alla correttezza delle prossime elezioni locali, perché si svolgano in nome “della democrazia e del bene comune” e “ciascuno voti secondo coscienza”.

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ZENIT Staff

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