Narcisus by Caravaggio

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Un anelito libertario tra creatività e cultura

Un’antologia bilingue, curata da Marcela Filippi Plaza, apre un panorama inedito sulla poesia latino-americana

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Un affascinante scorcio sulla poesia latino-americana: così potremmo definire il pregevole volume edito da Commisso che raccoglie, in una elegante edizione bilingue, 29 autori in lingua spagnola tradotti per la prima volta in italiano.

Il volume, intitolato Buena Letra – Antologia 2, è stato curato da Marcela Filippi Plaza, traduttrice cilena che vive in Italia ed è impegnata da molti anni nello studio e nella traduzione della poesia contemporanea, e si avvale della presentazione di Jorge Muzam, narratore, saggista e opinionista di Huffington Post.

Scrive Marcela Filippi Plaza, che ha tradotto in italiano tutti i brani del libro: “Con la poesia ho sempre avuto un dialogo. Essa alimenta un mondo interiore che non conosce frontiere: l’immaginazione. È la poesia che mi ha insegnato la libertà, moltiplicando il mio sguardo in questo mondo di sistemi predefiniti. Come non sentirla amica? Come non sentirmi attratta dalla sua magia? Ai “miei” poeti faccio giungere il desiderio di non smettere mai di emozionarsi, perché attraverso le emozioni si può migliorare il mondo, e anche se la poesia non lo può salvare del tutto, certamente lo rigenera con il suo linguaggio universale”.

Le fa eco Jorge Muzam: “Penso alla poesia come a un’avanguardia dell’anelito libertario dell’uomo, in cui lo stupore, la stima, l’intuizione, la profezia, il mistero e l’alchimia alimentano quell’universo congiunto della sperimentazione che è la libertà poetica. Credo che non sia mai stato così difficile essere poeta, e mai così sottovalutato, perché viviamo in un’epoca complessa, apparentemente indirizzata verso una superficialità irriflessiva, banale e cupa”. E tuttavia – conclude Muzam – i poeti “sono lì, creando dal nulla, apportando precedenti estetici, valore aggiunto all’universo, e ciò che è meglio, senza nulla distruggere per ottenere ciò”.

Una caratteristica che sottolinea il fascino del volume è rappresentata dalla dichiarazione di poetica con cui ogni autore illustra la sua personale concezione della poesia. Spesso tratteggiando in brevi spunti autobiografici il percorso esistenziale che l’ha condotto a fare dell’ars poetandi il suo primario campo d’azione in ambito creativo e letterario.

Nell’impossibilità, per motivi di spazio, di citare tutti gli autori (e ripromettendoci di tornare sull’argomento), abbiamo selezionato per i lettori di ZENIT alcuni poeti pubblicati su Buena Letra. Li proponiamo semplicemente così, nel luminoso connubio tra creatività e cultura che costituisce il filo conduttore del libro: prima l’aspetto concettuale (che cos’è, per loro, la poesia e perché fanno poesia) e quindi l’espressione poetica nell’attenta traduzione di Marcela Filippi Plaza.

 

Nelida Canas (Argentina)

“Quella bambina, riservata e silenziosa – quale io ero – deve aver creduto senza saperlo che Dio vivesse nei dettagli. Penso anche che le mie vere letture ebbero inizio quando non avevo libri, e la trama del mondo che mi circondava era un testo da leggere. Nei giorni dell’infanzia, il mondo mi parlava di cose che non capivo. Ancora è così…”.

CREPA

Nell’innocente empietà del mondo

qualcosa succede

nulla sarà più quel che era

nell’immagine che avevamo predisposto

s’inserisce un cuneo

si apre una crepa

qualcosa si spezza

come quando calpestiamo sul terreno

la brina del mattino

e lo splendore svanisce

 

***

 

José Cereijo (Spagna)

“L’arte non è nulla, a mio parere, se non è una parte della vita. Non nel senso, per me assurdo, di chi si propone di vivere artisticamente, ma in ciò che c’è in essa e fino a dove può arrivare il suo vero significato. Perché è lei, la vita, il sostantivo, mai l’arte (quell’aggettivazione meravigliosa). A questo proposito, pragmatico e modesto, vorrei che rispondesse la mia scrittura”.

L’ALLODOLA

Amare, amare la vita

senza speranza alcuna,

sapendola così fragile, e così breve.

Sapendo che l’allodola

molto presto canterà

(che, in realtà, canta sempre),

e amarla ancora, negando l’inganno

che è l’usignolo, e che è lungo il tempo.

E poi salutarla, quando delimiti

sulla collina il giorno

che non sarà più nostro,

con un ultimo bacio, più dolce degli altri.

Sapere che è per sempre, che più nulla è possibile,

e tuttavia stringere l’ultima mano che ci tende,

con un amore che è quasi gratitudine,

e pensare che fu bellissimo:

un dono degno di un dio, che, anche se non esistesse,

avrebbe potuto, soltanto per quello,

essere verità

 

***

 

Myriam Iturra Ampuero (Cile)

“Credo, come sostenne Shelley, che ‘tutti i poeti del passato, tutti i poeti del presente e tutti i poeti del futuro, scoprono soltanto un frammento, un episodio di un grande poema collettivo che scrivono tutti gli uomini’. Voglio essere parte di questo poema universale, perché i poeti di ieri e di oggi, mi hanno insegnato ad amare la poesia, a godere di ogni verso, a scoprire la bellezza ed il messaggio che si nasconde in essi, per essere svelato quasi come una rivelazione mistica”.

NARCISO E LE ACQUE

<p>Le acque piangono

Narciso è morto, non viene più

a vedersi riflesso su esse,

ma non piangono per lui, bensì per sé stesse,

non possono più vedere la loro bellezza

riflessa nei suoi occhi.

 

***

 

Rita Martin (Cuba)

“Non avevo ancora nove anni che già leggevo Santa Teresa di Gesù. Ho avuto la fortuna di vivere gli anni Ottanta a Cuba, un periodo in cui abbiamo saputo essere liberi grazie alla letteratura (e alla poesia) che è soprattutto libertà e compassione. Vivo stregata dalla selvaggia autonomia dell’immagine e dall’assurdo”.

ESSERE

La tua vita non è altro che quel filo

strappato. La tua vita non è altro che

quel filo. La tua vita non è altro

che quel. La tua vita non è altro

che. La tua vita non è altro.

La tua vita non è. La tua vita non. La tua vita.

Tu, che non conosco

e col quale vago per la terra

ferisci le ore in cui sono stata

come se qualche volta

avessi compreso l’oscuro canto

della donna che solitaria si abbandona.

Come se qualche. Come se.

Come.

***

I poeti interessati a pubblicare le loro opere nella rubrica di poesia di ZENIT, possono inviare i testi all’indirizzo email: poesia@zenit.org

 

I testi dovranno essere accompagnati dai dati personali dell’autore (nome, cognome, data di nascita, città di residenza) e da una breve nota biografica.

 

Le opere da pubblicare saranno scelte a cura della Redazione, privilegiando la qualità espressiva e la coerenza con la linea editoriale della testata.

 

Inviando le loro opere alla Redazione di Zenit, gli autori acconsentono implicitamente alla pubblicazione sulla testata senza nulla a pretendere a titolo di diritto d’autore.

 

Qualora i componimenti poetici fossero troppo lunghi per l’integrale pubblicazione, ZENIT si riserva di pubblicarne un estratto.

 

 

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Massimo Nardi

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