Francia e Venezuela. Due Paesi distanti e diversi, ma uniti nel condividere oggi la sensazione di vivere una giornata di valore storico. I loro cittadini sono chiamati alle urne. Nel Paese latino-americano, per scegliere i 167 deputati dell’Assemblea Nazionale, il Parlamento unicamerale di Caracas; nel Paese transalpino, invece, si tratta del primo turno delle elezioni regionali.
Quest’ultimo è considerato da tutti gli analisti un test in vista delle presidenziali che si terranno in Francia nel 2017. Il voto di oggi indicherà in quale direzione sta andando il Paese, ancora scosso dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre. L’affluenza a metà giornata era del 16,27%, leggermente più elevata rispetto alla consultazione del 2010 alla stessa ora (16,07%).
Tutti i sondaggi indicano in questo voto la svolta storica per il Front National. Il partito di Marine Le Pen potrebbe chiudere il primo turno in testa in sei regioni. Proprio gli elettori del Front National, in gran parte giovani, sembrano i più attivi, come dimostra il dato secondo cui in tre tre regioni dove il partito è favorito, è stata registrata l’affluenza più elevata: fra queste il Nord Passo di Calais-Piccardia, dove la presidente del Front National è capolista e la regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, dove rappresenta il partito la nipote Marion Marechal Le Pen.
Nel gennaio 2013, la giovane deputata del Front National presentò un disegno di legge (insieme al collega di centro-destra Lionnel Luca) con lo scopo di riconoscere ufficialmente il “genocidio vandeano”. La mattanza ebbe luogo a più riprese, tra il 1793 e il 1796, per opera dell’esercito nei confronti degli abitanti della regione della Vandea, in gran parte contadini e baroni con una radicata fede cattolica, “rei” di essere riluttanti agli “immortali principi” della Rivoluzione francese. In Vandea morirono circa 117mila persone su 800mila abitanti; una realtà storica a lungo sottaciuta, che Marion Le Pen provò a recuperare dall’oblio.
In Venezuela, la giornata di oggi potrebbe rappresentare per il chavismo l’inizio della fine. È dalle elezioni del luglio del 2000 che il movimento politico fondato da Hugo Chavez controlla la maggioranza dei seggi dell’Assemblea, dove attualmente il Grande Polo Patriottico, la coalizione governativa, controlla 100 seggi, contro i 64 del Tavolo di Unità Democratica (Mud, opposizione).
In questo caso, la grande maggioranza dei sondaggi elettorali prevede una netta vittoria per il Mud. Secondo le inchieste demoscopiche più recenti, è previsto un aumento dei consensi al governo nell’ultima settimana di campagna elettorale, ma la consistenza del vantaggio dell’opposizione è tale – raggiungerebbe i 30 punti secondo alcuni analisti – da renderla ormai virtualmente insuperabile.
Il clima in Venezuela è rovente. Durante un comizio in campagna elettorale, Luis Manuel Diaz, dirigente dell’opposizione e responsabile del partito Azione Democratica nello Stato di Guarico, è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco. L’omicidio di Diaz è solo l’episodio più eclatante di una serie di attacchi violenti, sferrati da gruppi di civili armati che appoggiano il governo, i cosiddetti “colectivos”, ai danni dell’opposizione. Anche l’ex candidato presidenziale Henrique Capriles ha denunciato degli attacchi.