La Sacra Scrittura presenta l’uomo come il “custode del creato” (cfr. Gen 1,26). Questo compito, che egli riceve dal Signore, evidenzia le incommensurabili possibilità di bene che egli è capace di impiegare per se stesso, per gli altri e per il mondo. É grazie alla scienza, dono di Dio, che il destino del mondo, potremmo dire, è affidato alle sue capacità. Ognuno deve sentirsi coinvolto in questo arduo, ma meraviglioso compito.
La custodia, pertanto, è inscindibile dalla scienza, perché entrambi i termini mettono in risalto le molteplici responsabilità e potenzialità umane. La scienza, dunque, in senso generale, riguarda ogni essere umano, anzi tutto l’uomo, coinvolgendo non solo la sfera della conoscenza vera e propria, ma anche la sfera spirituale.
Il mondo intero, con quanto esso contiene, va riconosciuto non come il risultato casuale di un’evoluzione naturale posta di fronte all’uomo, ma come il frutto di un atto creativo con il quale Dio ha voluto imprimere in esso un “ordine” preciso. Riconoscere questo ordine divino significa che l’uomo deve nutrire, nei confronti della terra e di qualunque essere vivente, un atteggiamento di ossequio e di rispetto. Il suo ruolo di “custode della terra” gli consente di intervenire sulle cose create solo per migliorarle, elevarle e trarre da esse ogni possibilità di bene.
Egli deve tenere conto, perciò, del fatto che in ogni realtà creata il divino Creatore ha inserito come una “firma” personale, un sigillo di verità; pertanto, l’uomo può conoscerla, decifrarla e rilevare in essa le varie possibilità di bene nel rispetto di tale verità originaria. La scienza umana deve servire la verità. Per questo motivo, l’uomo, in quanto custode, deve essere spinto ad agire solo dalla retta intenzione: quella di non recare mai danno a se stesso, né agli altri.
Chiunque può ritenersi libero nelle proprie scelte, ma la libertà che ognuno possiede non preserva nessuno dalla possibilità di sbagliare. Il limite dell’uomo è sempre rappresentato da quella legge di verità inscritta da Dio nel creato, in particolar modo quella presente nell’essere umano, verità che Dio ha rivelato in Gesù Cristo il quale, a sua volta, l’ha affidata alla Chiesa perché quest’ultima la facesse conoscere a ogni uomo. Tale principio veritativo non è mai contro l’uomo; non sminuisce, né deprezza le sue potenzialità razionali e scientifiche, anzi gli offre la liberazione da ogni eventuale errore e la possibilità di scegliere sempre il bene, la promozione e il rispetto della vita.
Le potenzialità umane, d’altronde, sono diventate oggi illimitate. Oggi é possibile raggiungere obiettivi che alcuni decenni fa erano impensabili. Tuttavia, non tutto ciò che l’uomo sa di poter fare, va definito automaticamente un bene morale. Questo si comprende meglio quando la scienza mette in moto la tecnica. Si ragiona in questi termini: dato che la scienza sa e conosce, allora la tecnica può eseguire. Se la scienza è libera di sapere; allora anche la tecnica è libera di operare.
Certo, sono numerosi i risultati positivi finora raggiunti, ma essi non devono mai oscurare il fatto che la scienza umana va sempre orientata verso la verità che la trascende. Il riferimento alla verità divina è necessario. Senza di essa l’uomo si reputerà non più custode della terra, ma padrone di ogni possibilità, rimanendo in balia del suo arbitrio, di quell’egoismo che lo schiavizza e lo subordina a interessi puramente pragmatici.
L’intervento dell’uomo è da considerarsi ragionevole quando egli agisce nel rispetto e in conformità alla verità divina di cui abbiamo detto; diventano irragionevoli – a volte irrazionali – quegli atti che nascono da intenzioni malvagie e che sono orientati verso un possibile o inevitabile danno sugli esseri umani o sul mondo stesso. Per questo la forza morale non sempre cresce assieme allo sviluppo scientifico, anzi, piuttosto diminuisce a causa di una mentalità tecnica che confina la morale nel solo ambito soggettivo.
Al contrario, il riferimento a Dio e alla sua verità sono necessari perché l’uomo possa svolgere il suo ruolo di custode del creato in modo vero e autentico. Dal punto di vista dei princìpi, al di là di ogni ipotesi ideologica, passata o presente, possiamo senza dubbio attestare che non vi è nessuna opposizione tra scienza e fede, perché entrambi i saperi sono stati donati all’uomo da Dio. É nell’ottica della fede che possiamo comprendere la piena corrispondenza tra verità derivante dalla scienza e verità derivante dalla fede. Inoltre, la scienza, essendo un dono particolare dello Spirito Santo, deve essere continuamente invocato dall’uomo. Attraverso tale dono l’uomo deve lasciarsi “catturare” dallo Spirito e consegnare a Lui tutto di sé: corpo, anima, ragione, intelligenza, volontà, creatività, scienza, sapienza, desideri ecc.
Con l’aiuto della luce divina, potrà conoscere profondamente il bene, facendo le giuste scelte per attuarlo nella storia e nella vita di ogni giorno. Ciò che manca, oggi, all’uomo, infatti, non è la capacità di fare il bene, ma la volontà di lasciare spazio al Signore nella propria esistenza affinché la Sua grazia gli permetta di realizzare quanto, umanamente e da solo, egli non potrebbe mai fare.