Si è tenuta mercoledì mattina, presso la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati, la presentazione della quarta edizione del dossier Indifesa della fondazione Terre des Hommes, moderata dalla giornalista Lucia Annunziata.

Il dossier è stato presentato dalla responsabile Advocacy Terre des Hommes, Federica Giannotta, la quale ha innanzitutto fornito qualche dato sui risultati raggiunti, anche grazie all’aiuto dell’organizzazione e su quelli da raggiungere: se da un lato, ad oggi, 97 bimbe su 100 maschietti possono andare alla scuola primaria e a luglio 2015 gli Usa hanno riconosciuto come illegale il matrimonio precoce; dall’altra, nonostante i passi avanti, sono ancora 125 milioni le vittime di mutilazioni genitali, ancora 15 milioni le spose bambine all’interno di matrimoni non rilevanti a livello giuridico e quindi minimamente tutelanti le parti; ed ancora 1 su 3 le bambine nei paesi in via di sviluppo costrette a legarsi con persone molto più grandi di loro.

Specie nelle terre coinvolte dal conflitto, il matrimonio con uomini molto più grandi è infatti visto come forma di protezione e consequenzialmente a questo si va sviluppando il fenomeno delle ‘mamme-bambine’, che salgono a 16 milioni; si tratta di bambine senza lo sviluppo fisico e psicologico appropriato ad affrontare una gravidanza e non è un caso che siano 7000 le mamme che perdono la vita giovani, così come spesso avviene ai loro figli, ad oggi il 50% in più che in passato.  In totale, risultano essere invece 70 milioni le ragazze tra i 15 e 19 anni vittime di violenza fisica o psicologica.

Alla tavola rotonda ha inoltre preso parte il sottosegretario agli Affari Esteri Mario Giro, il quale ha parlato del ruolo dell’Italia nei paesi di crisi nonché della condizione delle bambine in fuga dalla guerra: “la battaglia sulla preservazione della vita delle donne è uno dei parametri di civiltà per il nostro paese, l’Europa e il mondo”. Fresco di assemblea Onu, nella quale si è dibattuto tra gli altri anche del tema della difesa femminile, ricorda come sulla sensibilizzazione a questo tema l’Italia detenga una leadership a livello mondiale.

Il ministro è inoltre convinto che occorra “una nuova strategia internazionale di presenza nel mondo tenendo conto delle diverse idee culturali, ma non all’italiana: brandendo una spada, bensì dialogando”.

Sempre a proposito di Onu, alla conferenza non è mancato un videomessaggio di Zainabhawa Bangura, rappresentante speciale per le Nazioni Unite per la violenza sessuale nei conflitti, la quale ci ha parlato della violenza sessuale usata come arma di creazione del terrore: “Al-Qaida e Isis vendono le bambine per chiedere riscatti. Per il 2030 la difesa delle donne sarà al centro delle strategie anti-terroristiche”, dichiara.

Tra le personalità intervenute si segnala anche Vincenzo Spadafora, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, il quale in settimana ha effettuato un sopralluogo in Reggio Calabria, dove stanno avvenendo i sempre più frequenti sbarchi di immigrati. Spadafora ha dichiarato che martedì, per la prima volta, è giunta sui barconi una notevole maggioranza di bambini, di otto etnie diverse, i quali disattendendo i pronostici sulle prime informazioni che avrebbero potuto domandare una volta sbarcati, la prima cosa che hanno chiesto è stata quando sarebbero potuti andare a scuola.

A tal proposito Spadafora ha fatto presente come, nonostante a breve sarà varato il Piano Nazionale dell’Infanzia, il quale, nonostante tra le altre azioni, preveda il contrasto alla discriminazione di genere, non dispone però di risorse per attuarlo e definisce ciò la conseguenza del fatto che “in Italia c’è ancora un problema culturale. La famiglia, la scuola e i servizi sociali negli ultimi anni sono stati poco considerati dai governi, che hanno tagliato loro i fondi.”

Dal canto suo, l’ufficio di presidenza della Commissione Esteri, nella persona di Lia Quartapelle, ha dichiarato che “vi sarà una risoluzione per chiedere che l’Italia si faccia portavoce sul tema della protezione delle vittime come armi da guerra, nonché che si schieri in prima fila per la creazione di un fondo per la violenza sulle bambine siriane”.

Del resto, proprio dalla Siria, come prevedibile, non giungono notizie confortanti: Mauro Clerici, responsabile progetti di Terre des Hommes in Libano, in collegamento Skype da Ramallah, fa sapere che lì ogni giorno arrivano 1550 rifugiati dalla Siria, nonostante il Libano non abbia autorizzato la costruzione dei campi di rifugiati; si tenta quindi, tramite l’organizzazione, di ridare un’infanzia perduta ai bambini che hanno vissuto il bombardamento, ma di fatto questi non possono godere di spazi propri né di intimità. Ed aggiunge: “tutte le organizzazioni che si occupano di bambini hanno la priorità di occuparsi della violenza sessuale, della morte precoce, dell’istruzione”.

Maria Al Abde, executive director di SFD, ci fa sapere che la maggior parte degli sfollati siriani sono donne e bambini, che il 74% delle bambine sono state uccise da raid aerei ed armi esplosive ma ci mostra anche l’immagine capace di regalare il momento forse più significante ed educativo della mattinata: quella di una bambina siriana alla lavagna che, per merito di SFD, impara per diventare una leader e riscattarsi.

Dunque ad oggi quali potrebbero essere i sistemi escogitati per contrastare la violenza sulle minori e sulle giovani donne? Hans Guyt, direttore programmi speciali di Terre des Hommes Olanda, ci parla di Sweetie 2.0, l’avatar virtuale progettato per contrastare il turismo sessuale via web. Per illustrarci questo fenomeno Guyt ci porta l’esempio delle Filippine, dove negli Internet Cafè, le bambine dai 12 ai 14 anni si accordano coi clienti, a volte anche all’estero, per prestazioni sessuali: “Nelle Filippine questo fenomeno è più forte che in altri paesi - racconta - poiché lì c’è conoscenza dell’inglese, utile per accordarsi via web, c’è copertura Internet e culturalmente il senso della famiglia è molto forte, quindi è solito che un membro si sacrifichi per il bene della famiglia, spesso venendo convinto con l’inflizione del senso di colpa, specie dalle madri”. Sweetie, bimba virtuale al servizio di Chat Bot, è in grado di creare dialoghi su più chat simultaneamente; è in fase di test e una volta completato si sarà in grado di fornirlo alla polizia.

Ne è convinta anche Elvira D’Amato, direttore del centro nazionale per il contrasto alla pedofilia online: “si tratta di una lotta contro il tempo perché i numeri sono in costante crescita. Tuttavia l’investigatore online è in contatto costante coi colleghi di tutto il mondo ed è in grado di vedere in anticipo e in tempo reale cosa accade nel mondo dell’abuso del minore in rete”.

In questo scenario drammatico, ma ancora così pieno di speranza e buoni propositi da parte di chi tenta ogni giorno di contrastarlo, si è inserita la voce di monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali e responsabile del progetto End Slavery: “Benedetto XVI considerava la discriminazione un grave crimine contro l’umanità – ha ricordato il presule -. Su questa stessa linea, papa Francesco ha detto che questa è una nuova forma di schiavitù e, su richiesta del Papa, nel 2013 abbiamo riunito in accademia tutte le organizzazioni che si occupavano di questo per far prendere coscienza ai giovani del problema, nonché convinto le Nazioni Unite a considerare il traffico umano come crimine contro l’umanità”. Obiettivo raggiunto ed approvato all’unanimità il giorno stesso in cui il Papa ha parlato all’Onu. “Ora il prossimo passo  è eliminare la tratta umana di organi, il lavoro forzato e la prostituzione entro il 2025”, ha concluso Sorondo.

Ad oggi sono davvero molte le iniziative di sensibilizzazione sulla violenza sui minori lanciate da Terre des Hommes, ultima delle quali è la VR Experience. Presentata da Sander Hanenberg, direttore comunicazione e raccolta fondi Terre des Hommes Olanda, attraverso la tecnologia degli oculus, questa permette di letteralmente immergersi visivamente in un film 3D, documentante le scene di schiavitù domestica infantile, permettendo di vivere la storia non da semplice spettatore, ma da suo partecipante.

Gli auspici di Terre des Hommes restano infatti quelli di sempre: che la sensibilizzazione continui, i fondi siano più generosi e quello più taciuto poiché sottinteso, ovvero che qualcosa nel cuore degli uomini cambi; un processo, quest’ultimo, per i quali i primi due accorgimenti nulla possono.