La globalizzazione dell’indifferenza
La crisi economica che imperversa il mondo è dovuta dall’assenza di una visione globale dei valori umani e dalla mancanza di un’etica nella politica internazionale. Ciò produce sudditanza, schiavitù e squilibri planetari, il 25% della popolazione mondiale evoca a se l’accaparramento del 85% delle risorse di tutto il pianeta. La crescita esponenziale della povertà di due terzi della popolazione mondiale ha prodotto il grande fenomeno migratorio clandestino della storia dell’umanità, masse di popoli che fuggono dai loro paesi per approdare nel vecchio continente l’Europa alla cercare di una vita meno grama e felice. “La crisi globale mostra che una risposta coordinata a livello internazionale si realizza più facilmente in presenza di uno shock talmente grave che tutti sono disposti a rinunciare al proprio interesse particolare in nome dell’interesse comune. Il problema è che questa risposta coordinata tende a indebolirsi non appena il momento più acuto della crisi è superato; dobbiamo far sì che non perda forza se vogliamo costruire per il futuro un sistema finanziario più robusto del passato, se in ultima analisi vogliamo poter regolare il processo di globalizzazione.”[1] La crisi planetaria, secondo papa Francesco, è generata dalla “globalizzazione dell’indifferenza” e per debellarla occorre l’esercizio della misericordia planetaria: “Quante situazioni di precarietà e sofferenza sono presenti nel mondo di oggi! Quante ferite sono impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è affievolito e spento a causa dell’indifferenza dei popoli ricchi. Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge”.[2] “La crisi che stiamo affrontando è dovuta ad una mancanza di rispetto delle regole che ha come minimo comune denominatore la mancanza di un rispetto profondo della natura umana.[3] Impera su tutto la cultura del profitto economico, assunto come dogma assoluto, legittimando così la “new-colonizzazione di tipo economico”, spietata quanto la colonizzazione dei secoli passati.
Carta Magna – per una Costituzione civile Planetaria.
Occorre una inversione di tendenza da parte dei Paesi più sviluppati e adottino “ad oras” la politica della “solidarietà planetaria”, attraverso un “nuovo umanesimo integrale e globale” per edificare “una casa solidale mondiale”. Ciò sarà possibile solo se tutti Paesi diventano fautori della cultura della “partecipazione attiva” e implementino il bene sostenibile. La concretezza e la stabilità di questo percorso saranno possibili solo attraverso la realizzazione di una “piattaforma statutaria”, sottoscritta da tutti i Paesi del globo: una “Carta Magna – con valore di Costituzione per il Mondo che salvaguardi e armonizzi il bene dei singoli Paesi con quello della comunità mondiale. Sottoscrivere delle norme e delle leggi che tutelino i diritti umani e sociali considerati inalienabili e insindacabili quali: la dignità umana di tutte le persone, l’uguaglianza tra i popoli, la sussidiarietà, la giusta perequazione dei beni. Un “codice etico mondiale” ispirato da una “democrazia cosmopolita stabile”, di una “nuova architettura istituzionale democratica mondiale”, di una “nuova economia etica mondiale” e di un “regolamento mondiale per la civile convivenza tra i popoli. “Non sarebbe veramente degno dell’uomo un tipo di sviluppo che non rispettasse e non promuovesse i diritti umani, personali e sociali, economici e politici, inclusi i diritti delle Nazioni e dei popoli”[4].
S. Francesco di Assisi – La fraternità globale
La democrazia condivisa a livello planetario strutturerebbe un sistema geopolitico mondiale fondato sui valori umani e civili propri di ogni essere umano, quello che Francesco di Assidi chiama “fratellanza universale”. “Il francescanesimo rappresenta nella storia dell’economia e della società un paradosso: un carisma che da un lato ha portato al centro Madonna Povertà, il volontario distacco dai beni materiali come segno di perfezione di vita, dall’altro lato ha elaborato una dottrina che diventa scuola economica. Il principio secondo il quale la realtà può essere organizzata secondo un nuovo sistema che veda integrate la sfera economica, quella governativa (della civitas) e quella evangelica. La comunione di questi due elementi porterebbe alla graduale scomparsa della povertà, poiché ciò che i poveri volontari rinunciano può essere impiegato per i poveri non volontari”[5]. Nella Lettera ai fedeli S. Francesco lascia intendere che la pace è il frutto del rispettoso ossequio della carità, del timore di Dio, dell’osservanza dei suoi comandamenti e dalla conformazione a Cristo[6]. “ Quando il cuore è veramente aperto a una comunione universale, niente e nessuno è escluso da tale fraternità”[7]. Papa Francesco afferma: La democrazia odierna deve passare da un livello a ”bassa intensità” ad un livello ad “alta intensità”. Detto altrimenti, essa deve vincere la povertà, includendo tutti i cittadini nel mercato, nel welfare e nella politica”[8].
“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”
A Firenze, dal 9 al 13 novembre 2015, si terrà il V° Convegno Ecclesiale Nazionale, della Chiesa Italiana, che i Vescovi sapientemente hanno titolato: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Si legge nel documento di preparazione dei vescovi italiani: “Sarà la grande occasione per ribadire che l’umanesimo cristiano, sorto nel solco di una costruttiva continuità con la grande “paideia” greca e con “l’humanitas” latina, è stato connotato sin dagli inizi dalle esigenze della conversione evangelica. Per questo, pur nella consapevolezza della natura plurale dell’odierna società, uno degli scopi del Convegno è quello di proporre alla libertà dell’uomo contemporaneo la persona di Gesù Cristo e l’esperienza cristiana quali fattori decisivi di un nuovo umanesimo. “L’uomo – afferma il Presidente della CEI, Card. A. Bagnasco – è felicemente condannato a vivere su questa linea di confine, tra la terra e il cielo, tra il tempo e l’eternità. Questa insoddisfazione intima è la traccia di Dio. È quella ferita su cui Dio continua a porre continuamente il sale perché bruci, e renda l’uomo sempre bisognoso di un oltre, di un Altro, che gli sfugge nella sua esperienza terrena, e che lo richiama a Dio. Per questo, l’uomo rimarrà sempre il migliore alleato del Vangelo”[9].
In Cristo la comunione universale
La realizzazione del nuovo umanesimo integrale e globale sta nell’accogliere e vivere Cristo, il volto visibile della misericordia di Dio Padre. Il teologo francescano conventuale, Padre Edoardo Scognamiglio, ci offre suggestiva e illuminata conclusione: “La luce è rivelazione non solo di Dio, ma anche di noi stessi e delle relazioni che siamo in grado di vivere con gli altri, soprattutto nella verità e nella giustizia. È la stessa luce della fede che orienta il nostro cammino e ci permette di essere saldi davanti alle prove della vita, all’esperienza del male e del dolore. Il giusto, infatti,
è colui che cammina in pieno giorno, secondo i comandamenti del Signore, con amore di compassione verso il povero e i più bisognosi”.[10]
“Senza il coraggio, tutte le virtù perdono valore” (Winston Churchill)
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NOTE
[1] Mario Draghi, Convegno “Lezioni da una crisi”, Torino 13 Aprile 2011
[2] Papa Francesco, “Misericordiae Vultus”, Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia, 2015, n° 15
[3] Franco Frattini, Ministro degli Affari Esteri, intervento al Drugs Off Day di San Patrignano, 2009
[4] S. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis (30 dicembre 1987), 33: AAS 80 (1988), 557.
[5] Marina Motta, Carismatica Europa, come i santi hanno rivoluzionato la storia dell’Occidente (Città Nuova, 2015)
[6] Lettera ai fedeli (II): FF 179, p. 134.
[7] Papa Francesco, Laudato si, Lettera Enciclica, n° 92
[8] Papa Francesco, Noi come cittadini, noi come popolo, Editrice Vaticana, 2013.
[9] Angelo Bagnasco, Prolusione al Consiglio Permanente della CEI, del 23 marzo 2015
[10] Edoardo Scognamiglio, “Come vogliamo vivere?”, Articolo su “S. Francesco Patrono d’Italia”, Febbraio 2015