Casa Benvenuto

Come ravvivare una dimora vuota e senz’anima? Basta che la abitino due o più persone che si amano tra loro e sanno fare accoglienza

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Finestre ermeticamente chiuse, tapparelle mestamente abbassate, cancello e porta d’entrata serrate severamente a lucchetto. Osservando meglio, noto che è cresciuta l’erba sui gradini d’entrata ed erbacce con rovi incoronano il perimetro della casa Benvenuto.

C’è la casa, ma non più l’anima dell’accoglienza che l’ha fatta sorgere, vivere e chiamare appunto “Benvenuto”. Non ci sono più gli amici che per vari anni festosamente ospitavano anche me. Non mi rimane che ricordare con riconoscenza la gioia chiassosa da cui ero assalito al mio arrivo, le voci festanti, che esultavano al vedermi, non ci sono più.

Eppure la scritta “Benvenuto” rimane…scolpita sul marmo accanto alla porta d’entrata, anch’essa sfacciatamente blindata. Rimane in piedi la struttura, ma azzerato lo scopo: bella la casa, ma vuota e senz’anima.

Come rianimare casa Benvenuto?

Basta che la abitino due o più persone che si amano tra loro; è così che a loro insaputa e senza parole sanno farti accoglienza. Non occorrono persone con vesti speciali, ma che siano ravvivate tra loro da un amore che trabocca sul prossimo, come trasbordano sui passanti con il loro profumo le rose assiepate lungo la ringhiera del giardino.

Ogni famiglia, ogni convento, ogni comunità ha in sé il profumo delle rose. Grida a tutti il “Benvenuto”, lo canta e lo spande con paradisiaca armonia, se tra i componenti vige la comunione dei petali.

Ciao da p. Andrea

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Andrea Panont

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