Svolta storica a Cuba: riapre l'ambasciata Usa

Alla cerimonia presente il segretario di Stato Usa Kerry. L’ex presidente cubano Fidel Castro chiede però un risarcimento per i danni dell’embargo

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Aria di festa e di disgelo a L’Avana. Dopo 54 anni viene riaperta oggi l’ambasciata degli Stati Uniti, con una cerimonia alla quale è presente il segretario di Stato americano John Kerry, in compagnia di tre anziani marines che nel 1961 ammainarono la bandiera a stelle e strisce, chiudendo di fatto la sede diplomatica di Washington nel Paese caraibico.

L’ambasciata è formalmente in funzione dal 20 luglio, ma Cuba e Usa hanno deciso di far coincidere la cerimonia con la visita di John Kerry nell’isola. La prima di un segretario di Stato da 70 anni, quando Edward Stettinius partecipò alla successione democratica alla presidenza tra Fulgencio Batista e Ramón Grau San Martín, nel marzo del 1945. In vista della storica giornata, anche Fidel Castro – formalmente ritirato – ha voluto riaffacciarsi sulla scena pubblica con un articolo sul quotidiano ufficiale Granma

L’ex leader cubano non ha però lesinato critiche nei confronti dell’embargo Usa. “A Cuba dovete un risarcimento equivalente ai danni che ammontano a molti milioni di dollari, come denunciato dal nostro Paese con argomenti e dati inconfutabili durante i suoi interventi in sede ONU”, si legge nel suo articolo. Un segno del fatto che ancora molti passi devono essere compiuti. In questo senso costituisce un segno anche la scelta del Governo cubano di issare 138 bandiere nazionali davanti l’ambasciata Usa, a occultarne la facciata. A far da corollario alle bandiere un gigantesco allestimento del motto castrista “patria o muerte, venceremos”.

Prima di partire per Cuba, John Kerry alla tv Univision ha dispensato ottimismo e ha lanciato un messaggio a L’Avana: “Sempre più persone viaggeranno. Ci sarà più scambio. Più famiglie potranno ringiungersi. E si spera che anche il governo di Cuba voglia prendere decisioni per iniziare a cambiare le cose”.

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ZENIT Staff

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