Giovanni Maria Vianney: una santità maturata in famiglia

Conoscere il contesto familiare nel quale è sbocciata la vocazione del Curato d’Ars è un illuminante insegnamento per tante famiglie, in vista anche del Sinodo di ottobre

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Il caldo mese di agosto è riscaldato dalla memoria di tanti santi che hanno molto da dire al nostro presente. Giovanni Maria Vianney, di cui la Chiesa oggi celebra la ricorrenza liturgica, è un esempio di santità che può aiutarci nella prospettiva del Sinodo sulla Famiglia del prossimo mese di ottobre.

Conoscere il contesto familiare nel quale è maturata la vocazione di Giovanni Maria Vianney è un illuminante insegnamento e una proficua ispirazione per tante famiglie. La formazione umana di Giovanni Maria Vianney è sbocciata nel seno della sua famiglia cristiana. Le informazioni che sono giunte raccontano di un bambino che appena ha avuto la possibilità di muovere le braccie ha fatto il segno della croce, imitando il gesto che aveva visto fare da sua madre, la quale lo invitava a guadare il crocifisso e le immagini religiose affisse sulle pareti di casa, per educarlo ala contemplazione delle realtà del cielo e avviarlo ad una fede semplice e genuina.

Quando andava a pascolare il bestiame per aiutare i suoi genitori, per alcuni momenti della giornata Giovanni lasciava ai suoi compagni la custodia del bestiame, per nascondersi dietro un cespuglio e recitare il rosario. Sentiva suonare le campane e correva con gioia per entrare nella Chiesa e partecipare ai momenti liturgici della vita della comunità.

Un altro santo insegnamento di sua madre è stata la benedizione dell’ora: ogni volta che sentita suonare l’ora, senza curasi della presenza di altre persone, interrompeva qualunque cosa stesse facendo per farsi il segno della croce e recitare l’Ave Maria. Tutte queste sante abitudini lo accompagneranno per tutto l’arco della sua esistenza.

La madre di Giovanni fu la sua prima catechista, che ha sempre creduto nella purezza e nella bellezza della anima di suo figlio, il quale, per tutta la vita, ha nutrito una grande riconoscenza verso la donna che gli ha donato la vita e che la ha alimentata con la sua fede pura e coerente. Per Giovanni la gratitudine a Dio aveva il suo primato, ma al secondo posto veniva la riconoscenza a sua madre, una riconoscenza che toccava il profondo del suo cuore, facendo sgorgare lacrime al solo pensiero di sua madre.

Tutta la religiosità della madre ha sempre trovato conferma in gesti concreti. I genitori di Giovanni hanno insegnato al figlio che l’amore a Dio si manifesta nella carità verso i poveri e gli emarginati. Il padre e la madre di Giovanni trascorrevano la loro giornata dedicandosi al lavoro dei campi, permettendo di condurre una vita tranquilla e dignitosa per se, per i loro figli, e aprendo la porta della loro casa ai poveri, invitandoli a partecipare alla loro mensa e alle recita delle preghiere.

Quanto ha da insegnare questo spaccato di vita della famiglia Vianney! Questi episodi di vita familiare che appaiano così lontani e anacronistici rispetto alla quotidianità dei nostri tempi in realtà contengono una testimonianza che ha tanto da insegnarci ai nostri giorni.

La trasmissione delle fede ha come luogo privilegiato la famiglia. I genitori sono chiamati ad essere i primi catechisti dei loro figli, i primi annunziatori delle verità della fede cristiana. L’amore a Dio va insegnato con l’esempio e la coerenza di vita. Quando un figlio vede suo padre o sua madre pregare riceve una testimonianza di vita cristiana, che conduce a porsi delle domande su Dio e al contempo ad aprirsi al dialogo.

Proprio l’assenza di dialogo è la crisi più grande all’interno di molte famiglie, causato dalla sfiducia, dalle incomprensioni, dai rancori passati e presenti. Molti genitori dovrebbero porsi più spesso la domanda del perchè il loro figli non parlano più con loro. È esaustivo attribuire questa mancanza di comunicazione solo alla età adolescienziale? È un’utopia sognare e costruire una vita nella quale la comunicazione tra figli e genitori sia una realtà concreta?

Quesiti che trovano la radice più profonda nell’assenza della preghiera familiare. Quando i genitori perdono il dialogo con Dio, chiudendo il cuore all’ascolto della Parola, conseguentemente indeboliscono le relazioni tra marito e moglie e interrompono la comunicazione vitale con i loro figli, e si chiudono alle necessità di coloro che incontrono nella loro vita.

La famiglia Vianney ha trasmesso a suo figlio Giovanni il valore della fede, perchè sono stati testimoni della coerenza tra la vita contemplativa e la fede viva nelle opere. Il contesto socio economico del nostro paese spinge e stimola le famiglie ad aprire le porte delle loro case alle tante persone che vivono un momento di difficoltà. Ma non si tratta di condividere solo cibo o beni materiali, bensì di trovare anche momenti di preghiera e diaologo comune, affinchè l’accoglienza non sia solo una dare qualcosa, ma un gesto di ascolto e comprensione.

Durante questo giorno di agosto ogni famiglia potrà cogliere l’opportunità di venerare la testimonianza della famiglia Vianney, per aprirsi ad un dialogo personale e familiare con Dio, e nello stesso tempo riprendere quei tanti dialoghi familiari dimenticati, rimasti per paura inespressi nei proprio cuore.

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Osvaldo Rinaldi

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