I due viaggi pastorali di papa Francesco in America del Sud e in America del Nord sono legati da un filo rosso e sono nel segno di un auspicato cambiamento sociale globale.
Ai microfoni di Radio Vaticana, Guzman Carriquiry, segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina ha tratto un bilancio della visita di Bergoglio in Ecuador, Bolivia e Paraguay, conclusasi tre settimane fa, con uno sguardo al prossimo appuntamento oltreoceano del Santo Padre: Cuba e USA (19-27 settembre 2015).
In questo modo, il Pontefice ha voluto coniugare la sua sensibilità per le periferie emergenti, rappresentate dai quattro citati paesi latinoamericani, con la sua attenzione agli “Stati Uniti, una grande nazione, che merita un messaggio a sé che ricollego all’America Latina alla luce della Ecclesia in America”, ha dichiarato Carriquiry.
In altre parole, il Papa auspica un “rapporto sempre più forte di comunione tra le Chiese e di solidarietà tra i popoli di tutto il Continente americano, che viene da quell’intuizione profetica di San Giovanni Paolo II, quando convocò il Sinodo per l’America”.
Secondo il dirigente vaticano, “oggi la Chiesa cattolica in America Latina è posta dalla Provvidenza di Dio in una situazione molto singolare”, poiché più del 40 percento dei cattolici vive in questo subcontinente.
La Chiesa latinoamericana, dunque, più che un “modello”, è titolare derlla “grave responsabilità” di “saper cogliere questo tempo sorprendente di grazia”, facendo proprio l’invito del Papa all’evangelizzazione e alla conversione personale.
Quanto all’accusa di “pauperismo” lanciata contro il Santo Padre da alcuni ambienti, specie dopo il suo discorso ai movimenti popolari in Bolivia, Carriquiry ha affermato che, in quell’occasione, Francesco ha tenuto un “discorso duro”, in cui “con coraggio” ha confrontato il “patrimonio” della dottrina sociale cattolica con “l’esperienza delle organizzazioni popolari molto diverse tra di loro”.
Sviluppando i tre grandi principi della “dignità della persona”, della “sussidiarietà” e della “solidarietà”, il Papa esprime l’“amore del pastore per i poveri”, in cui vede la “Passione di Cristo”; un amore che non ha nulla a che vedere con il “pauperismo”, né tantomeno con il “pauperismo ideologico”.
La “povertà” e la “disuguaglianza” che grava sui poveri “si spiega all’interno di un sistema idolatrico del denaro” che è alla base dello sfruttamento e di varie “situazioni di povertà, di violenza e di distruzione della natura”.
Quanto al viaggio a Cuba e negli USA (durante il quale visiterà anche le Nazioni Unite), il Papa porterà avanti un’“alta politica” all’interno di una “prospettiva pastorale”.
Quindi, il Papa rimane “essenzialmente pastore” e va a Cuba “non con il primo scopo di continuare ad essere presente nel dialogo tra Cuba e Stati Uniti” ma principalmente “per confermare la fede dei cubani”.