Buone prassi educative che vanno oltre il ‘no al gender’

Lodovica Carli, ginecologa e presidente del Forum delle associazioni familiari della Puglia, parla dei corsi scolastici all’affettività e alla sessualità alternativi a quelli imbevuti di ideologia

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Contro il tentativo d’imposizione dell’ideologia gender nelle scuole, i genitori italiani corrono ai ripari. Vasta eco ha avuto la manifestazione del 20 giugno scorso a Roma, quando centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza al grido di “Difendiamo i nostri figli”. Un’azione politica, che è penetrata nei corridoi dei Palazzi istituzionali e ha sortito i primi effetti. Contestualmente a questo metodo di contrasto, in tutta Italia vanno inoltre diffondendosi, con passo felpato ma altrettanto efficace, corsi di educazione all’affettività e alla sessualità con approcci, metodi e contenuti assai differenti da quelli proposti dai fautori del gender.

Una realtà che mette in relazione queste “buone prassi educative” è Il Filo e al Rete, “nato un anno fa in seno alle sezioni locali del Forum delle associazioni familiari, le quali si sono fatte interpreti del disagio di numero genitori che avevano a che fare con i corsi gender nelle scuole”, spiega a ZENIT Lodovica Carli, ginecologa e presidente del Forum delle associazioni familiari della Puglia.

La Carli, coordinatrice del Filo e la Rete, racconta come la vena poetica del nome del progetto rispecchi la sua funzionalità. “Un anno fa – prosegue – andavano formandosi i primi comitati intenti ad offrire alternative al gender, così noi abbiamo cercato di metterci in contatto con loro”. E di concepire insieme, in primo luogo, “gli strumenti giuridici perché i genitori potessero svolgere il proprio diritto-dovere di educare i propri figli anche opponendosi ai corsi gender”.

Tuttavia, osserva la Carli, la peculiarità del Filo e la Rete consiste nel voler “andare oltre il ‘no al gender’, cercando di proporre agli studenti il bello e il buono della differenza sessuale”. Del resto “le famiglie, le associazioni, anche tanti docenti che si erano trovati ad affrontare questa situazione, cercavano una proposta che potesse aiutare gli alunni a riflettere su questi temi da punti di vista differenti”. I Forum locali non hanno fatto altro – afferma la Carli – che “far conoscere, valorizzare e collegare le ‘buone prassi educative’ già presenti, di modo che chiunque volesse, potesse attingere a queste esperienze”.

Punti di vista differenti che rispecchiano esigenze concrete. Proprio in Puglia, i risultati della ricerca Eros, condotta in 100 scuole della regione dalla prof.ssa Angela Mongelli, ordinario di Sociologia dell’Educazione all’Università di Bari, ha messo in evidenza “la discrepanza tra bisogno educativo dei ragazzi e offerta formativa degli adulti”, spiega la Carli.

Che approfondisce: “Prevaleva un modello informativo che escludesse l’interazione con i ragazzi, costretti ad ascoltare esperti che lavoravano sui temi in questione”. Dati alla mano, il modello non si è rivelato adeguato. “Questo approccio – riflette la Carli – si traduceva in un tasso di abortività tra le minorenni pugliesi che era il più alto del Centro-Sud e in un’esplosione dell’uso della pillola del giorno dopo”.

Di qui l’idea di dar vita a un progetto, denominato La Luna nel Pozzo – la cui supervisione scientifica è stata affidata alla prof.ssa Mongelli e la direzione alla dott.ssa Carli – che invertisse nei modi e contenuti le prassi fino a quel momento in voga. “Interagendo con i ragazzi, attraverso le proprie esperienze, abbiamo provato a suggerire loro delle risposte alle domande di significato che si dilatano nei loro cuori”, spiega la Carli.

Risposte che traducono un’esigenza che non corrisponde affatto a un approccio superficiale e licenzioso al sesso. “Abbiamo visto – prosegue la ginecologa – che questo lavoro aiuta i ragazzi a riscoprire il vero significato di certi gesti”, facendo emergere il loro autentico anelito a subordinare la sessualità all’affettività e non viceversa.

La Luna nel Pozzo costituisce inoltre un aiuto anche nei confronti di genitori e insegnati, i quali, a differenza di altri corsi, non vengono allontanati dall’aula bensì vengono coinvolti. I genitori sono stati così incoraggiati – osserva la Carli – “a riappropriarsi di una competenza educativa che, sentendosi incapaci di affrontare temi sensibili, troppo spesso anche loro tendono a voler delegare all’esperto di turno”.

A tal proposito, la presidente del Forum delle associazioni familiari parla anche della circolare del Ministero dell’Istruzione, inviata agli istituti scolastici per invitarli a non avviare nessuna attività extracurriculare senza il consenso informato dei genitori. Un gesto che – afferma la Carli – “ha semplicemente ribadito ciò che già era previsto, sottolineando l’importanza dei genitori e della loro presenza educativa”.

Ad avviso della Carli, “si parla tanto in questi giorni del maxiemendamento della ‘Buona Scuola’ volto a diffondere ulteriormente il gender nelle scuole, ma la vera necessità è che finalmente i genitori si riprendano il gusto e la voglia di educare i propri figli”. E le associazioni familiari, come il Forum, “esistono anche per sostenere questo impegno”, conclude.

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Federico Cenci

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