Dalle Ande all’Oceano Atlantico, fino alle Amazzoni e Rio de la Plata, passando in poche ore dai 4mila metri di altitudine fino al livello del mare, e abbracciando un’ampia gamma di lingue (quetchua, aymara, guaranì) ed etnie (indigeni e meticci). Il tutto in nemmeno sette giorni.
Si prospetta un viaggio impegnativo, ma anche unico, quello di Francesco in Ecuador, Bolivia e Paraguay in programma dai prossimi 5-12 luglio: il nono viaggio internazionale, il primo nella “sua” America Latina e il primo che comprenda più di un paese. Il Papa argentino – il quarto Pontefice a recarsi in terra latinoamericana – dedicherà quasi 48 ore complete ad ognuna delle tre tappe, dividendosi, come di consueto, tra saluti alla popolazione, incontri con autorità, episcopati, religiosi, giovani, malati, celebrazioni solenni e momenti mariani.
Sono numerosi tuttavia gli spunti originali che provengono da questo tour de force di Bergoglio nell’altro emisfero. A cominciare dal fatto che il Pontefice argentino tornerà a parlare la sua lingua, lo spagnolo, per tutti e sette i giorni di permanenza. E poi che, recandosi per la prima volta nel suo continente, abbia scelto di visitare tre paesi “che non sono geopoliticamente ai primi posti” della scala mondiale, come ha rilevato padre Federico Lombardi nel briefing di oggi in Sala Stampa vaticana.
Una scelta del tutto coerente con i precedenti viaggi in Europa, Albania e Bosnia, o con alcune tappe come Lampedusa per l’Italia. “Rimettere le periferie al centro” è sempre stato, d’altronde, il motto di Francesco. L’abbraccio del Successore di Pietro toccherà dunque zone del mondo che neanche 200 anni fa hanno conquistato la propria indipendenza, e che ancora oggi risentono di conflitti esterni per questioni di ‘confini’, e ferite interne provocate dai passati regimi dittatoriali.
“Situazioni che vanno tenute ben presenti per comprendere il quadro in cui si muoverà il Santo Padre”, ha sottolineato Lombardi, e per cui i popoli si aspettano una parola del Papa “per un rinnovamento della loro vita sociale, politica in generale, nel senso della pace, dello sviluppo partecipativo e democratico”. Approfondendo la storia di Ecuador, Bolivia e Paraguay – e rispolverando anche i discorsi di San Giovanni Paolo II nei suoi viaggi dei primi anni ’80 – sarà possibile infatti cogliere le sfumature dei diversi discorsi che Francesco pronuncerà durante il viaggio. Ventidue, per l’esattezza, già programmati; poi “che cosa ci sarà del testo effettivamente sarà interessante viverlo e vederlo”, ha detto il portavoce vaticano.
Si prevedono già numerosi interventi a braccio, come pure i tipici ‘fuori programma’, trattandosi peraltro di paesi che il Papa conosce, avendoli visitati in passato da cardinale di Buenos Aires, anche se per brevissimi periodi. Ad esempio, in una delle prime tappe in Ecuador, a Guayaquil, il 6 luglio, il Pontefice visiterà il collegio Javier dei gesuiti, con la cui comunità, “nella sua storia precedente, aveva avuto un rapporto molto forte”, tanto da mandarci i giovani gesuiti argentini per un periodo di formazione.
Bergoglio incontrerà quindi vecchi amici, ma anche una fiumana di persone. Si parla infatti di celebrazioni con un milione e mezzo di presenze; come, ad esempio, la Messa dedicata alla famiglia al Parque de los Samanes, sempre a Guayaquil, o la celebrazione di apertura del V Congresso Eucaristico nella piazza del Cristo Redentore a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia.
Senza dimenticare, poi, che il Pontefice percorrerà chilometri e chilometri sulle papamobili scoperte, preparate in loco (tra cui anche un inedito giro in jeep in aeroporto in Bolivia). Queste permetteranno spostamenti molto più lenti rispetto a quelli in utilitarie coperte, tuttavia garantiranno al Santo Padre un contatto diretto con la gente che verrà da ogni angolo dei tre paesi per salutarlo (per la tappa in Paraguay si prevede anche un afflusso dalla vicina Argentina).
Proprio gli appuntamenti con il “popolo” saranno i momenti salienti del viaggio di Papa Francesco. Il popolo più svantaggiato, più povero, quello che necessita l’annuncio della Buona Notizia. Questo sarà infatti il filo conduttore della settimana: “La Evangelii Gaudium. La gioia dell’annuncio del Vangelo”, ha detto padre Lombardi. Un tema “unitario”, evidenziato dai loghi e motti dei singoli paesi: Evangelizar con alegria, in Ecuador; Con Francisco anunciamos la alegria del evangelio, in Bolivia; Mensajero de la alegria y de la paz, in Paraguay.
Con questo spirito di gioia, il Pontefice incontrerà quindi gli anziani nella casa ecuadoriana delle Missionarie della Carità, i carcerati nel complesso penitenziario di Palmasol, in Bolivia (quasi un ‘villaggio’ che ospita oltre 2800 detenuti), oppure i bambini malati all’ospedale pediatrico di Asunciòn, in Paraguay. Ma il Papa farà visita anche al poverissimo quartiere del Bañado Norte, una sorta di favela di Asunciòn situata lungo il fiume, che accoglie migliaia di immigrati.
Appuntamento rilevante è anche quello con i partecipanti al II incontro mondiale dei Movimenti popolari a Santa Cruz in Bolivia, che segue la prima edizione tenutasi il 24 ottobre 2014 in Vaticano, alla quale era presente il presidente Evo Morales. Un incontro fortemente appoggiato dalla Santa Sede, attraverso il Pontificio Consiglio ‘Iustitia e Pax’; infatti ad attendere il Papa all’incontro ci sarà il cardinale Peter Turkson.
Non vanno dimenticati, poi, l’appuntamento con i giovani lungo il fiume paraguayano Costanera (attese oltre 200 mila persone), o i momenti mariani come la preghiera alla Madre Dolorosa del Collegio, patrona dell’educazione cattolica in Ecuador, o al Santuario dell’Immacolata a Caacupé, in Paraguay, alla quale Francesco è profondamente devoto. Interessante anche il breve passaggio di Papa Francesco – prima di trasferirsi a La Paz, in Bolivia – sul luogo di assassinio di padre Luis Espinal, il giornalista, cineasta e poeta religioso gesuita, massacrato dal regime dittatoriale il 22 marzo 1980, due giorni prima di mons. Romero.
Per ciò che riguarda il seguito papale, padre Lombardi ha spiegato che sarà composto da un unico cardinale, il segretario di Stato Pietro Parolin e, come consuetudine, da un dipendente vaticano, questa volta dei servizi sanitari. Al posto del cardinale Marc Ouellet, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, ci sarà invece il segretario della Commissione, con incarico di vicepresidente, Guzman Carriquiry. Nessuna modifica particolare per ciò che riguarda il piano comunicativo, nonostante la nuova Segreteria per la Comunicazione istituita sabato scorso, il cui prefetto è mons. Viganò.
Tra i quesiti sollevati dai giornalisti durante il briefing, l’eventualità che il Papa mastichi foglie di coca o beva un thé alla coca come rimedio medicinale contro gli effetti dell’altitudine. “È possibile – ha affermato il portavoce vaticano –, come il Papa prende il mate quando gli viene offerto, che ci sia qualche forma di uso locale che gli viene proposta per questa situazione, una tisana specifica per l’altitudine. Non mi risulta. Ma non mi stupirei, perché lui è contento di partecipare alle usanze particolarmente condivise”.