Riportiamo di seguito il testo completo del discorso rivolto da papa Francesco alla delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, giunta a Roma in occasione della Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.
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Cari fratelli in Cristo,
è con gioia e cordiale amicizia che vi saluto e vi do il benvenuto a Roma in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo, patroni principali di questa Chiesa. La vostra presenza alle celebrazioni della nostra festa testimonia ancora una volta il profondo rapporto che unisce le Chiese sorelle di Roma e di Costantinopoli, prefigurato dal vincolo che lega i rispettivi Santi patroni delle nostre Chiese, gli Apostoli Pietro e Andrea, fratelli di sangue e nella fede, uniti nel ministero apostolico e nel martirio.
Ricordo con gratitudine la calorosa accoglienza a me riservata al Fanar dall’amato fratello Bartolomeo, dal clero e dai fedeli del Patriarcato Ecumenico, in occasione della festa di sant’Andrea, lo scorso novembre. La Preghiera ecumenica alla vigilia della festa e poi la Divina Liturgia nella Chiesa Patriarcale di San Giorgio ci hanno offerto la possibilità di lodare insieme il Signore e di chiedergli concordemente che si avvicini il giorno in cui la piena comunione visibile tra ortodossi e cattolici sia ristabilita. L’abbraccio di pace scambiato con Sua Santità è stato segno eloquente di quella carità fraterna che ci anima nel cammino di riconciliazione e che ci permetterà un giorno di partecipare insieme alla Mensa eucaristica.
Il raggiungimento di tale meta, verso la quale siamo con fiducia incamminati, rappresenta una delle mie principali preoccupazioni, per la quale non smetto mai di pregare Dio. Auspico pertanto che possano moltiplicarsi le occasioni di incontro, di scambio e di collaborazione tra fedeli cattolici e ortodossi, in modo che, approfondendo la conoscenza e la stima reciproche, si riesca a superare ogni pregiudizio e incomprensione, retaggio della lunga separazione, e ad affrontare, nella verità ma con spirito fraterno, le difficoltà che ancora sussistono. In tal senso desidero anche ribadire il mio sostegno al prezioso lavoro della Commissione Mista Internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa. I problemi che si possono incontrare nel corso del dialogo teologico non devono indurre a scoraggiamento o rassegnazione. L’attento esame di come si articolano nella vita della Chiesa il principio della sinodalità ed il servizio di colui che presiede offrirà un contributo significativo al progresso delle relazioni tra le nostre Chiese.
Cari fratelli, mentre si intensificano i preparativi per il Sinodo Pan-Ortodosso, assicuro la mia preghiera e quella di tanti cattolici perché gli sforzi profusi vadano a buon fine. Anch’io confido nella vostra preghiera per l’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi della Chiesa Cattolica, sul tema della famiglia, che avrà luogo qui in Vaticano nel prossimo mese di ottobre, per la quale attendiamo anche la partecipazione di un Delegato fraterno del Patriarcato Ecumenico.
A proposito di sintonia e collaborazione sui temi più urgenti, mi piace ricordare che nella recente conferenza di presentazione dell’Enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune il Patriarca Bartolomeo ha inviato Lei, caro Metropolita Giovanni, quale relatore.
Vi ringrazio nuovamente per la vostra presenza e per i sentimenti di cordiale vicinanza che mi avete voluto esprimere. Vi prego di portare il mio saluto fraterno a Sua Santità il Patriarca Bartolomeo e al Santo Sinodo, insieme ai miei sentiti ringraziamenti per avere voluto inviare degni rappresentanti a condividere la nostra gioia. Pregate per me e per il mio ministero.
«Pace a voi tutti che siete in Cristo!» (1Pt 5,14).
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