“Laudato si’”: una pietra miliare per lo sviluppo anche in Terra Santa

Si è concluso a Gerusalemme il convegno internazionale, promosso dal CRIPPEG dell’Università Europea di Roma

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Un impegno di cooperazione a tutto campo nel settore energetico e nello sfruttamento delle risorse. Senza trascurare le indicazioni di papa Francesco nella sua ultima enciclica Laudato si’ sulla cura del creato.

In questi termini si è concluso a Gerusalemme il convegno internazionale sul tema Trasformazioni sociali e culturali, risorse naturali e biotecnologie, promosso dal Centro ricerche di Psicologia Politica e Geopolitica (CRIPPEG) dell’Università Europea di Roma, dall’Università Ebraica di Gerusalemme e dal Pontificio Istituto Notre Dame di Gerusalemme.

Nella giornata conclusiva dell’evento, il Custode della Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, ha definito la Laudato si’ “punto d’incontro per aiutare il dialogo ebraico-cristiano offrendo importanti spunti e suggestioni che possono ispirare la ricerca scientifica al servizio dell’uomo e del bene comune”.

Pizzaballa ha poi auspicato che “la ricerca scientifica così avanzata in Israele sia uno stimolo al dialogo per la pace e non fonte di discordia e letali divisioni”.

Sull’enciclica si è soffermato anche Paolo Sorbi, professore di sociologia all’Università Europea di Roma, rilevandovi come “l’attenzione critica all’intreccio natura/culture/contesti ecosistemici si riveli sempre più come l’asse decisivo per nuovi modelli alternativi di sviluppo sostenibile,  rafforzando quella testimonianza dei ‘mezzi poveri’ caratteristica delle migliori posizioni del Concilio Vaticano II”.

“L’acqua è la nuova grande risorsa da socializzare – ha proseguito Sorbi -. Oltre tutte le frontiere se fosse possibile, perché, ispirandoci alla visione di Isaia, deve essere il ‘realismo metodologico’ a guidare le nostre riflessioni universitarie. L’acqua come “oro” in Medioriente e non solamete lì”.

Il professor Sergio Della Pergola e il professor Uziel Rebhun dell’Università Ebraica di Gerusalemme, hanno sottolineato quanto “le variabili demografiche, quali, i livelli di fertilità, le norme sanitarie e la mortalità, siano profondamente influenzati dai valori culturali e dai comportamenti che operano in una comunità. Ampi processi di convergenza si sono verificati nel corso del tempo tra le diverse componenti della società israeliana”.

“Tuttavia – hanno aggiunto i docenti – sotto alcuni aspetti questa convergenza non è ancora completa. Il processo d’integrazione delle diverse comunità che vivono in Israele non si può dire concluso e un processo di ricerca scientifica comune non può che favorire un proficuo processo d’unità”.

Il professor Michele Mezza, docente all’Università Europea di Roma, ha illustrato la necessità di passare “dalla cultura del risparmio alla scienza della condivisione. In una società in rete –  ha osservato Mezza – ogni risorsa prende la forma di un flusso e utilizza il linguaggio della comunicazione. La problematica dell’acqua ci insegnato la necessità della condivisione in condizioni di scarsità”.

Il professor  Mariano Franzini dell’Università di Pavia, presidente della Società Scientifica di ossigeno-ozono terapia, ha riportato  una valutazione del trattamento delle acque con l’ozono per l’eliminazione della legionella e di altri batteri al fine di “creare una vera e proprio “cultura dell’acqua” al servizio del bene comune”.

Anche il Il direttore del pontificio istituto Notre Dame di Gerusalemme, Padre Juan Solana, insiste sull’alto valore della cooperazione universitaria per approfondire la ricerca sulla “Pompei israeliana”.

Si tratta della  recente scoperta della pietra di Magdala che rappresenta la prova originale e il ritrovamento di un’intera sinagoga del primo secolo dopo Cristo nell’area di Magdala dove probabilmente Gesù predicava.

“La ricerca congiunta tra le nostre due università darà un valido contributo anche per lo sviluppo del dialogo ebraico-cristiano indispensabile per creare quella cultura della pace e dello sviluppo per il bene comune tanto auspicata da papa Francesco nella sua enciclica Laudato sì”, ha aggiunto padre Solana.

In conclusione anche Maria Medici, del CRIPPEG, ha ribadito come “occorra ancora una volta ricordare la necessità di dare un orizzonte di riferimento umanistico alla questione della tecnica per la condivisione delle risorse energetiche esistenti e per creare nuove fonti energetiche che diano nutrimento al pianeta”.

 

 

 

 

 

 

 

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ZENIT Staff

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