Nel giorno della festa di San Giovanni Battista, patrono di Torino, si è conclusa l’Ostensione 2015, con la Messa presieduta da mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e Custode pontificio della Sindone.
Hanno concelebrato il vescovo ausiliare mons. Guido Fiandino, il vicario generale della diocesi, mons. Valter Danna, con 50 sacerdoti della diocesi di Torino. Presenti il sindaco di Torino Piero Fassino, il vicesindaco Elide Tisi, presidente del Comitato organizzatore dell’Ostensione, Maurizio Baradello, direttore del Comitato, il prefetto Paola Basilone e le autorità civili e militari.
Numerosi i fedeli in Duomo e sul sagrato, che hanno potuto partecipare alla Messa grazie ai maxischermi. Al termine della celebrazione l’arcivescovo ha impartito la solenne benedizione papale con l’indulgenza plenaria. Dopo di che la porta centrale del Duomo si è chiusa.
Partendo dalla figura del patrono San Giovanni Battista, monsignor Nosiglia ha evidenziato come il precursore di Gesù Cristo sia stato “testimone in modo particolare della verità circa il matrimonio e l’amore coniugale fedele e indissolubile, tanto da sacrificare la sua vita perché rimproverava aspramente il re Erode e soprattutto Erodiade, moglie di suo fratello, che lui aveva preso con sé”.
Così come Giovanni Battista paga con la vita la sua testimonianza a favore della verità, al giorno d’oggi “le famiglie cristiane diventeranno sempre più segno di contraddizione e di speranza”, un vero baluardo contro i “messaggi reclamizzati che si impongono con ogni mezzo da parte di una cultura basata sull’individualismo e il tentativo di minare nella fondamenta il matrimonio e la famiglia con indirizzi in netto contrasto con la Parola di Dio, ma prima ancora con la retta ragione”.
Con riferimento all’ostensione della Sindone, l’arcivescovo vi ha individuato un segno del “bisogno di cristiani che siano innamorati di Dio, convinti della propria fede, esperti secondo lo Spirito, pronti a rendere ragione della speranza che è in loro, capaci di rifiutare sempre i compromessi di coscienza con le logiche del mondo che li circonda, testimoni della potenza di Dio che si rivela nella loro debolezza”.
La Sindone, ha proseguito Nosiglia, ci fornisce vari insegnamenti, a partire dal “non estraniarci, come cristiani, dalla storia di sofferenze e di lacrime che inonda la vita delle persone e spesso ne travolge i sentimenti e l’esistenza”; al tempo stesso il Sacro Lino ci ricorda che “il male e la menzogna, l’ingiustizia e la violenza non avranno mai l’ultima parola nella storia anche più travagliata del nostro tempo, ma tutto si rinnoverà grazie alla potenza della croce del Signore”.
Dopo uno speciale ringraziamento a tutti i volontari ingaggiati per l’Ostensione, per il Bicentenario di don Bosco e per la visita di papa Francesco, il presule si è soffermato su quest’ultimo evento che ha suscitato “la gioia profonda di un intero popolo, un popolo così numeroso che nessuno se l’aspettava”.
Nosiglia ha quindi esortato i fedeli torinesi a “fare tesoro di quel patrimonio di insegnamenti e di gesti e testimonianze che il Santo Padre ha consegnato alla città, al mondo del lavoro, ai giovani, ai malati, sofferenti e ultimi, ai fedeli di altre confessioni cristiane e altre religioni e a tutti gli uomini di buona volontà”.
L’auspicio finale dell’arcivescovo è stato quello della conservazione e della salvaguardia dell’“anima di questa città, che risiede in quel grande tesoro di spiritualità e di cultura insieme che i nostri Santi e Beati ci hanno trasmesso e consegnato e va ritrasmesso e riconsegnato integro alle nuove generazioni”.
“La città sarà migliore se ogni cittadino lo sarà e si assumerà le sue responsabilità nel proprio piccolo o grande ambiente di riferimento quotidiano”, ha poi concluso.