Anche oggi, come mercoledì scorso, papa Francesco ha dedicato la catechesi dell’Udienza Generale alle famiglie in stato di sofferenza. Le offese, i contrasti, le indifferenze, i fraintendimenti tra congiunti sono stati al centro di un’analisi che ha messo al centro, il punto di vista del soggetto più debole: i figli.
Nella quotidianità familiare, ha osservato il Pontefice, vi sono “parole e azioni (e omissioni!) che, invece di esprimere amore, lo sottraggono o, peggio ancora, lo mortificano”.
Tali ferite, che in prima battuta sono rimediabili, quando vengono trascurate “si trasformano in prepotenza, ostilità, disprezzo”, portano alla divisione tra i coniugi e li “inducono a cercare altrove comprensione, sostegno e consolazione”, cercando “sostegni” che, di certo, non contribuiscono “al bene della famiglia”.
Il risentimento e la disgregazione tra moglie e marito finiscono poi per ‘franare’ “addosso ai figli”. A tal proposito, il Santo Padre ha affermato: “Nonostante la nostra sensibilità apparentemente evoluta, e tutte le nostre raffinate analisi psicologiche, mi domando se non ci siamo anestetizzati anche rispetto alle ferite dell’anima dei bambini”.
Laddove si cerca erroneamente di “compensare con regali e merendine”, si perde il senso delle “ferite dell’anima”, che vanno ben oltre i “disturbi comportamentali, di salute psichica, di benessere del bambino, di ansia dei genitori e dei figli”.
Ci sono scelte da parte dei genitori – in particolare le scelte sbagliate – che vanno a gravare in modo particolarmente accentuato sui bambini, imprimendo loro un “senso di disperazione” e delle “ferite che lasciano il segno per tutta la vita”.
La famiglia, ha spiegato il Papa, è come un’unica anima e se essa è “ferita in qualche punto, l’infezione contagia tutti”. Laddove l’uomo e la donna, che si sono impegnati a essere “una sola carne”, si ritrovano ossessionati dalle proprie “esigenze di libertà e di gratificazione”, avviene una “distorsione” che “intacca profondamente il cuore e la vita dei figli”. Non solo marito e moglie formano “un’unica carne” ma, a loro volta, i figli sono “carne della loro carne”.
Quando Gesù ammonisce a “non scandalizzare i piccoli” (cfr. Mt 18,6), si comprende meglio la “grave responsabilità di custodire il legame coniugale che dà inizio alla famiglia umana” e quanto le ferite tra madre e padre, incidano inevitabilmente “nella carne viva dei figli”.
Ciononostante, ha puntualizzato Francesco, “ci sono casi in cui la separazione è inevitabile”, oltre che “moralmente necessaria”, in particolare quando “si tratta di sottrarre il coniuge più debole, o i figli piccoli, alle ferite più gravi causate dalla prepotenza e dalla violenza, dall’avvilimento e dallo sfruttamento, dall’estraneità e dall’indifferenza”.
In questo dramma diffuso, non mancano “coloro che, sostenuti dalla fede e dall’amore per i figli, testimoniano la loro fedeltà ad un legame nel quale hanno creduto, per quanto appaia impossibile farlo rivivere”.
In genere, tuttavia, le crisi coniugali si risolvono in “situazioni cosiddette irregolari”, sebbene, ha precisato il Pontefice, “a me non piace questa parola”.
Le famiglie in stato di sofferenza, pongono una serie di interrogativi: “Come aiutarle? Come accompagnarle? Come accompagnare perché i bambini non diventino ostaggi del papà o della mamma? Chiediamo al Signore una fede grande, per guardare la realtà con lo sguardo di Dio; e una grande carità, per accostare le persone con il suo cuore misericordioso”, ha quindi concluso il Santo Padre.
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Il testo completo della catechesi odierna si può leggere qui.