Assistevo all’attracco d’un vaporetto a Venezia. Mi sono complimentato con l’addetto al getto della corda. Un lancio magistrale, uno scatto degno d’applauso. Due mosse e uno strappo ben azzeccati, ed ecco il vaporetto agganciato e assicurato contro ogni onda o risucchio dei motoscafi che, passando, agitano l’acqua.
Ciò non si ripeté all’attracco successivo…: l’imbarcazione, non assicurata con doppio nodo, in balia dell’onda, andava alla deriva. Con una certa agitazione tra i passeggeri si è corsi ai ripari; si è udito un severo rimprovero del capitano all’addetto che, distratto da un’inglesina, non aveva diligentemente agganciato e annodato la fune.
L’errore fruttò maggior diligenza ad ogni attracco e la vigilanza alla consistenza del nodo era professionale e pignola. Attenzione doverosa perché i passeggeri non corressero più il grave pericolo di cadere in acqua per un bagno indesiderato e fuori stagione.
Ma io cosa faccio nella mia vita se non metto tutta la mia attenzione per assicurare a Dio chiunque attracca al mio pontile? Ho capito che il mio mestiere è fatto bene se non mi lascio distrarre da qualche “inglesina”, ma mi occupo seriamente della vita dei passeggeri, stando al “chiodo” con totale responsabilità, tenendomi annodato saldamente a Dio contro gli strappi delle imprevedibili ondate del male e dell’egoismo.
Ciao da p. Andrea
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