Mons. Bruno Forte during the presentation of instrumentum laboris in the vatican press room - 23 June 2015

Mons. Bruno Forte - Foto ©ZENIT

Mons. Forte: "Per il Family Day la Cei ha voluto rispettare il protagonismo laicale"

A margine della presentazione dell’Instrumentum laboris del Sinodo di ottobre, l’arcivescovo di Chieti-Vasto ha commentato la manifestazione dello scorso 20 giugno 

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A margine della conferenza stampa di presentazione dell’Instrumentum laboris, il documento che guiderà i lavori del prossimo Sinodo di ottobre sulla famiglia, ZENIT ha avvicinato mons. Bruno Forte, segretario speciale dell’assise.

All’arcivescovo di Chieti-Vasto abbiamo chiesto un commento sulla manifestazione dello scorso 20 giugno, organizzata e promossa dal neonato comitato “Difendiamo i nostri figli”. L’evento sta facendo parlare di sé, perché – nonostante l’organizzazione in soli 20 giorni – ha radunato in piazza San Giovanni in Laterano, circa un milione di persone, cattolici e non, che hanno protestato pacificamente contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili e ribadito un secco “no” alla ideologia del gender che si insinua, subdolamente, nelle scuole e nell’educazione delle nuove generazioni.

A riguardo, l’illustre teologo ha evidenziato due aspetti “positivi”, in vista anche dell’assemblea ordinaria di ottobre. Il primo – ha detto – “è il fatto che si è trattato di laici e di famiglie. Credo che sia esattamente coerente con quanto affermato oggi, e cioè che il protagonismo deve essere  dei laici e delle famiglie quando si affrontano temi che li riguardano direttamente. E questo non significa che i vescovi non siano d’accordo nell’enunciare il valore della famiglia, ma significa riscoprire quella “ecclesiologia totale”, ovvero il protagonismo di tutti i battezzati che è un aspetto bello e positivo della Chiesa”.

Seconda cosa – ha aggiunto Forte – “questa manifestazione non è tanto contro, ma anzitutto mi è sembrata una manifestazione per. Per dire che la famiglia è un valore prezioso per tutti, anche per chi non crede, e che la famiglia ha un valore sociale, oltre che spirituale e umano. Come tale essa va pertanto sostenuta con leggi adeguate che ne favoriscano la stabilità, la solidità, tante volte minacciata dalle problematiche quotidiane, come la mancanza di lavoro e così via”.

Quindi, ha sottolineato l’arcivescovo, l’evento in piazza San Giovanni è stato “un grande sì alla famiglia come dono per tutti!”. Ai cattolici che, in un certo senso, si sono sentiti ‘abbandonati’ o comunque poco sostenuti nella loro ‘battaglia’ dalla Conferenza Episcopale italiana, mons. Forte ha risposto dicendo che “anzitutto dobbiamo sempre ricordare a tutti che nessuno è abbandonato da Dio”. Poi, ha precisato, “la Cei ha fatto una scelta di rispetto del rispetto del protagonismo laicale, che, personalmente, ritengo una scelta addirittura di maturità, di crescita…”.

Al segretario speciale del Sinodo abbiamo poi ricordato le parole del segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, all’indomani del referendum sulle nozze gay in Irlanda. Commentando il risultato, che aveva decretato un plebiscito con il 62% dei voti a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso, Parolin aveva detto: “Credo che si possa parlare non soltanto di una sconfitta dei principi cristiani ma di una sconfitta dell’umanità”.

Dichiarazioni forti, che avevano suscitato non poche polemiche, e che oggi sembrano quasi stridere con i toni dell’Instrumentum laboris, dove le parole-chiavi risultano essere invece “accoglienza” e “accompagnamento” verso tutti, soprattutto verso situazioni familiari ferite o anomale, come coppie omosessuali, appunto, ma anche divorziati risposati, non risposati, famiglie monoparentali.

Non sembra esserci una disparità nelle visioni della stessa Chiesa? No, ha affermato mons. Bruno Forte: “Approfondendo le cose, in realtà ti accorgi che non esiste alcuna disparità su queste cose. Sono semplicemente angolature diverse per dire una stessa cosa: che la famiglia naturale, fondata sulla unione tra uomo e donna aperta alla procreazione, è la buona novella che oggi noi ci sentiamo di riproporre al mondo”.

“Altre situazioni – ha proseguito – portano con sé il riconoscimento di alcuni diritti, ma questo è un problema della società civile e dello Stato, che non significa l’equiparazione di queste situazioni alla famiglia”.

 

 

 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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