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“Chi dimentica i deboli, dimentica il creato”

Il vicario generale dell’Ordine di Sant’Agostino commenta l’enciclica Laudato si’

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“Il tema che attraversa tutta l’enciclica è il discorso sulla creatura umana. Quando il Santo Padre scrive: “Non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo. Non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia”, riporta l’attenzione sul rapporto fra creatura e Creato”.  Lo sostiene padre Joseph L. Farrell O.S.A., Vicario Generale dell’Ordine di sant’Agostino, che dell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco ha compiuto una rilettura in chiave agostiniana alla luce della grande attenzione che il santo Dottore della Chiesa nei suoi scritti ha dedicato al discorso antropologico.

“Un’antropologia cristiana, un’antropologia agostiniana in cui la creatura umana è collocata all’interno di uno scenario i cui pilastri sono la Creazione, il peccato, la grazia e la Redenzione.  Se guardiamo l’umanità alla luce di questo percorso antropologico agostiniano allora possiamo guardare al Creato con la giusta attenzione all’aspetto ecologico”.

In questa prospettiva  Padre Farrell richiama un altro passo dell’Enciclica dove il Papa scrive che l’umanità è stata creata non per dominare il Creato ma per usufruire di tanta bellezza in maniera responsabile: “l’interpretazione corretta del concetto dell’essere umano come signore dell’universo è quella di intenderlo come amministratore responsabile”.

Un rapporto corretto con il Creato esige che noi non dimentichiamo la nostra dimensione sociale per essere aperti agli altri: “Quando perdiamo questa sensibilità, questa apertura di cuore al nostro prossimo allora perdiamo le relazioni interpersonali. Si deteriora il rapporto fra persona umana e Creato e fra il Creato e Dio e questo può accadere anche inconsapevolmente, nell’accettare un’eccessiva dipendenza dalla tecnologia”, sottolinea Padre Farrell nel richiamare le parole del Papa.

Lo sviluppo tecnologico c’è ed è innegabile il suo apporto nel miglioramento di certi aspetti della vita umana ma dobbiamo stare attenti che in questo sviluppo tecnologico non si perda l’uomo. Coltivare la dimensione prettamente umana della persona aiuta a cogliere negli altri il bisogno e la necessità di un aiuto: “Nell’enciclica ci sono costanti riferimenti ai poveri: Papa Francesco ci invita a pensare sempre alle persone vulnerabili e soprattutto ai poveri, intendendo abbracciare con questa parola più situazioni a rischio, dagli embrioni umani a coloro che sono emarginati, dalle persone con disabilità ai bambini e agli anziani”. Conclude Padre Farrell: “Se dimentichiamo quanti vivono una situazione di vulnerabilità, il prossimo passo sarà dimenticare il Creato”.

 

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ZENIT Staff

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