Mosul: oltre 1200 bambini rapiti dallo Stato Islamico

I piccoli portati in un campo di addestramento. L’Osservatorio per i diritti umani parla intanto di mine e ordigni esplosivi piazzati dai miliziani tra le rovine archeologiche di Palmyra

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Sono 1.227 i bambini rapiti dai miliziani dello Stato Islamico a Mosul, portati nel campo di Al Salamiya per essere addestrati. La denuncia arriva dal portavoce del Kurdistan Democratic Party, il partito democratico curdo della città, Said Mimousini. Da tempo ormai i jihadisti reclutano minori, i cosiddetti “cuccioli del Califfo”, per prepararli alla guerra e poi impiegarli in azioni suicide. Spesso i bambini sono anche utilizzati in chiave propagandistica, come nei video dei mesi scorsi in cui venivano costretti a compiere esecuzioni sommarie. Una violenza senza fine. Secondo alcune testimonianze – mai confermate – Al Salamiya sarebbe diventato un vero e proprio campo di addestramento ad hoc, messo in piedi dall’Isis. 

Ma lo Stato Islamico si rende protagonista anche di un’altra terribile notizia. Secondo quanto riferito dall’Osservatorio per i diritti umani (Ondus), i terroristi hanno piazzato mine e ordigni esplosivi tra le rovine romane di Palmyra, la città siriana dichiarata patrimonio dell’Unesco, espugnata dai miliziani lo scorso 20 maggio.

L’Osservatorio parla anche di raid aerei del regime nei pressi della città, con bombardamenti che hanno causato una serie di vittime. Mentre i responsabili dei siti archeologici confermano: “La città è nelle mani dei terroristi, la situazione è pericolosa”, diverse fonti ipotizzano che i jihadisti abbiano minato le rovine non per distruggerle, ma piuttosto per frenare le offensive lanciate dagli eserciti curdi e iracheni contro le sue postazioni in Iraq.

Al momento, comunque – riferiscono fonti internazionali – gli uomini di Al Baghdadi sono stati costretti a ritirate strategiche su tutti i fronti, non solo quelli siriani e iracheni, ma anche quello libico, dove di recente hanno perso il controllo di Derna.  

 

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ZENIT Staff

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