È una catechesi sulla preghiera, l’omelia pronunciata stamane nella Messa a Santa Marta da Papa Francesco. Partendo da un passaggio della Colletta – “Nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto” – il Pontefice ha invitato a ricordarsi che “dopo la ferita del peccato originale” tutti noi siamo “deboli” e “scivoliamo nei peccati”. Pertanto “non possiamo andare avanti senza l’aiuto del Signore”.
L’orgoglio personale rischia tuttavia di offuscare questa verità. “Chi si crede forte, chi si crede capace di cavarsela da solo almeno è ingenuo e alla fine rimane un uomo sconfitto da tante, tante debolezze che porta in sé”, ha riflettuto il Santo Padre.
La coscienza di una tale debolezza abbraccia anche l’ambito della fede. “Tutti noi abbiamo fede – ha proseguito – tutti noi vogliamo andare avanti nella vita cristiana, ma se noi non siamo consci della nostra debolezza finiremo sconfitti tutti”. Per questo – ha osservato il Papa – è bella quella preghiera che dice: “Signore io so che nella mia debolezza nulla posso senza il tuo aiuto”.
Aiuto che chiediamo attraverso la preghiera. Gesù – ha detto il Santo Padre – ci “insegna a pregare”, ma non “come i pagani” che pensavano di “venire ascoltati a forza di parole”. Francesco offre ai fedeli l’esempio di Anna, madre di Samuele, che chiedeva al Signore, pregando in silenzio, la grazia di avere un figlio. Il sacerdote che era lì, guardando questa donna silenziosa pensava fosse ubriaca e la rimproverò.
“Si prega così davanti al Signore”, ha invece affermato il Papa. “E nella preghiera – ha continuato -, poiché noi sappiamo che Lui è buono e sa tutto su di noi e sa le cose di cui noi abbiamo bisogno, incominciamo a dire quella parola: ‘Padre’, che è una parola umana, certamente, che ci dà vita ma nella preghiera soltanto possiamo dirla con la forza dello Spirito Santo”.
L’invito di Francesco è dunque a “pregare così, semplicemente”, confidando nella “forza dello Spirito che prega in noi”. E “col cuore aperto nella presenza di Dio che è Padre e sa, sa di quali cose noi abbiamo bisogno prima di dirle”.
Il Vescovo di Roma, infine, ha posto l’accento sulla conclusione del Vangelo di oggi, nel quale Gesù insegna ai discepoli che se loro non perdoneranno le colpe agli altri, neppure il Padre perdonerà le loro. “Soltanto possiamo pregare bene e dire ‘Padre’ a Dio se il nostro cuore è in pace con gli altri, con i fratelli”, il commento del Papa. Non serve dire: “Ma, padre, questo mi ha fatto questo, questo mi ha fatto questo e mi ha fatto quello…”, ha aggiunto Francesco. Che ha dunque esortato: “Perdona, perdona, come Lui ti perdonerà”.
L’esercizio del perdono costituisce una fortezza. “E così – ha detto il Papa – la debolezza che noi abbiamo con l’aiuto di Dio nella preghiera diviene fortezza perché il perdono è una grande fortezza”. Quindi, “bisogna essere forti per perdonare ma questa fortezza è una grazia che noi dobbiamo ricevere dal Signore perché noi siamo deboli”.