“È presto per giudicare l’operato del Primo ministro nei confronti della minoranza cristiana. Quello che è certo però e che ora al potere ci sono elementi che a lungo hanno invocato l’Hindu Rashtra, una nazione totalmente indù”. È quanto afferma ad AsiaNews il card. Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi (Jharkhand), in merito agli attacchi e alle discriminazioni che i cristiani continuano a subire in alcune parti dell’India.
“L’India – sottolinea il porporato – è un Paese grande, quello che accade in certe zone non sempre ha ripercussioni in altre. Di certo per il governo non è facile gestire ogni cosa”. Secondo il cardinale, il paese ha “una Costituzione meravigliosa, che dà piena libertà di professare e propagare la propria religione. Il Primo ministro è intervenuto in sua difesa, dicendo che avrebbe fatto rispettare quanto sancito dalla Carta. È l’unica dichiarazione pubblica da lui fatta sul tema, ma è importante che lo abbia detto”.
Di recente – ricorda AsiaNews – la Commissione Usa per la libertà religiosa nel mondo ha rilasciato un rapporto sulla situazione nel subcontinente, che ha evidenziato un aumento degli attacchi e delle violenze verbali contro le minoranze religiose da quando Narendra Modi è salito al potere. Una posizione condivisa da Chiesa e attivisti sociali.
Intanto a Kerala, la polizia ha arrestato cinque persone per aver attaccato un gruppo cristiano di preghiera ad Attingal. Secondo le forze dell’ordine, gli uomini sarebbero attivisti della Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), gruppo paramilitare radicale indù. Gli agenti sono sulle tracce dei loro complici. Gli arrestati hanno aggredito la comunità pentecostale Reaching World with Love Ministry domenica 14 giugno, quando i fedeli stavano partecipando a un incontro spirituale.
I cinque arrestati sono stati identificati come TR Anoop (38 anni), Anoop (30), Vimal (30), Abhijit (22) e Deepu (20). Sono tutti nativi di Attingal. Secondo la ricostruzione della polizia, i militanti della Rss hanno interrotto il raduno di preghiera, accusando il gruppo pentecostale di organizzare conversioni forzate di indù. La polizia ha registrato il caso contro 20 persone.
Sajan George, presidente Global Council of Indian Christians (Gcic), spiega sempre ad AsiaNews: “Il Kerala è noto come il ‘Paese di Dio’, ma purtroppo i fedeli non sono liberi di celebrarlo a causa della crescente radicalizzazione dello stato. Il Gcic è grato per la rapida azione delle autorità contro i militanti. Questa cultura è dannosa per la società stessa e per lo sviluppo dello Stato. Se le persone non riescono a convivere e a rispettare il credo dell’altro, come possiamo progredire?”.