Sandri: "Bussate perché si aprano le porte e le frontiere chiuse"
Il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali celebra la Messa nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini, in apertura della sessione plenaria della Roaco, in corso in Vaticano fino a domani
“Mettiamo sull’altare, insieme al pane al vino, le intenzioni e le suppliche per la pace e la giustizia in tutto il Medio Oriente, e particolarmente in Siria, Iraq e Terra Santa, senza dimenticare le ferite e le prove che sta attraversando l’Ucraina”. È una preghiera universale quella che il cardinale Leonardo Sandri ha innalzato oggi a Dio, nella Messa per la Sessione Plenaria della R.O.A.C.O., celebrata nella Chiesa di Santo Stefano degli Abissini in Vaticano.
Un luogo, quest’ultimo, che “attesta la secolare tradizione di accoglienza della Chiesa di Roma verso i pellegrini che giungevano dopo lunghi viaggi sulle tombe degli apostoli, provenendo da continenti e paesi più disparati”, ha ricordato il porporato. Come in passato – ha aggiunto – anche oggi bisogna mettersi “in ascolto e a servizio dei Pastori e fedeli delle Chiese Orientali cattoliche”, che “sono spesso i martiri del nostro tempo”, cioè “testimoni, perché costanti nel professare la fede sperando contro ogni speranza, e non di rado dando prova di fedeltà eroica fino a sostenere la violenza, il rapimento e l’effusione del sangue”.
Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha quindi esortato a bussare, come l’amico importuno della parabola evangelica, “con la voce della preghiera, di giorno e di notte, perché si aprano le porte e le frontiere chiuse, e non si debba più assistere, nell’Europa culla della civiltà occidentale, ai tristi e gravi episodi di questi giorni, che vedono coinvolti, tra gli altri, molti figli e figlie dell’Etiopia, dell’Eritrea e della Siria”.
“Lampada sui nostri passi” per questa missione sono le parole di Paolo ai Corinti, il quale – ha rilevato Sandri – parla di “un gesto di servizio e di comunione, per la pace delle Chiese”, sintetizzato nella parola diakonia, che “esprime un gesto che edifica la Chiesa, non tanto dal punto di vista materiale, ma perché la rivela nella storia come la Sposa e la Dimora del Dio vivente”.
“Ciascuno di noi, e le nostre agenzie è chiamato a riscoprire e ad annunciare la bellezza di questa diakonia, di questo servizio della carità, della possibilità cioè offrire il proprio contributo personale, professionale e materiale all’edificazione della Chiesa”, ha sottolineato il cardinale. Infatti “anche quando ci troviamo a sostenere la crescita di un un nuovo tempio, di una scuola o di un ambulatorio” oppure “quando rendiamo possibili interventi pastorali”, “lo facciamo perché affascinati dalla bellezza di essere comunità dei salvati, senza confini, senza barriere, senza distinzioni”.
Al contempo le Chiese Orientali Cattoliche, che il Concilio definisce “testimoni viventi delle origini apostoliche”, “sono chiamate ad una sempre nuova conversione, per rimanere fedeli all’immagine della Chiesa madre di Gerusalemme”. Dunque “c’è una chiamata insita nella carità, di chi dona e di chi accoglie il dono”, ha evidenziato il cardinale Sandri, ovvero quell’amare “in pura perdita di sé” come amava ripetere il Beato Charles de Foucault. Un aspetto “che il mondo non conosce e non può comprendere, eppure è la strada che è capace di avvincere e convincere ancora il cuore dell’uomo d’oggi”.
In conclusione, il porporato ha espresso la propria gratitudine ai benefattori anonimi che “hanno voluto esprimere in questi mesi la loro solidarietà per i fratelli della Siria e dell’Iraq”, chiedendo di pregare “per ciascuno di loro, perché abbiano sempre la gioia di scoprire che l’origine ultima del loro gesto a cuore aperto è proprio quel Signore che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Tuttavia, ha concluso, “quanto è stato fatto è molto ma, purtroppo lo sappiamo, non è mai abbastanza”.
Sempre il cardinale Sandri ha poi aperto i lavori della prima giornata della sessione plenaria, in corso fino a domani, incentrati sulla situazione in Siria, Iraq e Medio Oriente. Nella sua prolusione il porporato ha ricordato che il Dicastero per le Chiese Orientali ha continuato a offrire, “nell’ambito delle proprie competenze, il proprio supporto” alle comunità. A questo proposito, è stato apprezzato “il sussidio destinato alle eparchie e ai sacerdoti come incoraggiamento e per sovvenire ad alcune necessità».
Soffermandosi in particolare sulla situazione dell’Iraq, il cardinale ha sottolineato come sia nota “la grande attenzione del Santo Padre, che volle mandare un suo inviato speciale nella persona del cardinale Filoni, lo scorso agosto, oltre agli appelli ricorrenti sul dramma”. Da allora si sono moltiplicate le “visite di solidarietà e consolazione” anche da parte di rappresentanti di vari episcopati, oltre a numerose altre iniziative di solidarietà e sensibilizzazione.
“Tutti — ha detto Sandri — seguiamo ogni giorno l’evolversi della situazione, sia sul fronte della lotta contro il Daesh, sia per il dilagare di altri atti di terrorismo”. Ha richiamato anche la sua visita dello scorso maggio, evidenziando come fosse palpabile la tensione tra le componenti sciite e sunnite della società, anche per l’arrivo massiccio di sfollati sunniti dalla zona di Anbar, con le città di Tikrit e Ramadi, teatri degli scontri più duri.
Si è poi soffermato sulla situazione delle Chiese in Etiopia e in Eritrea, a cui saranno dedicati i lavori di mercoledì, rilevando le “diverse e molteplici” sfide che interessano i due paesi e sottolineando il “rapporto tra la custodia dell’antichissima tradizione e la necessità della tensione evangelizzatrice”. Dal cardinale anche un incoraggiamento a “offrire speranza soprattutto alle giovani generazioni, per arginare il fenomeno migratorio, che spesso conduce a condizioni di semischiavitù lungo il viaggio e al pericolo della morte in mare”.