Lettura

Con il vangelo di oggi siamo ancora nel contesto del discorso della montagna, e precisamente alla fine di una serie di sei antitesi introdotte dall’espressione «ma io vi dico». In questa sesta antitesi, Gesù ci chiede di amare non solo chi ci ama, ma anche i nostri nemici. E questo per la ragione più alta: quella di essere perfetti come lo è il Padre nei cieli. Quest’ultima frase conclude tutte le sei antitesi, ed è come se desse loro un senso più solenne, indirizzando lo sguardo verso l’alto.

Meditazione

Amare chi già ci ama è facile. Forse perché in fondo vogliamo essere amati e, amando, speriamo di ricevere ancora più amore. Non che questo sia negativo, ma non è privo di un proprio tornaconto.  Ma se la persona che noi dovremmo amare ci ha fatto un grosso torto? Se ci ha causato un’ingiustizia o provocato un danno, oppure se ha fatto del male a noi o ai nostri cari? Possiamo pregare per lui o lei? Con quale spirito possiamo amare una persona che ci ha creato così tanto danno? A Dio non importa del male che ci è stato fatto? Sappiamo che Dio è amore. Amore trinitario, amore tra il Padre, il Figlio e lo Spirito. E l’uomo è stato inserito in questo amore. Egli riceve gratuitamente, perché mai potrebbe Dio avere un “tornaconto” dal piccolo amore che noi uomini possiamo regalargli? L’amore di Dio per noi è sempre infinitamente più grande. E questa è l’aspetto di Dio che ci sorprende: che ci ama, ci ama, ci ama… e ci chiede solamente di imparare da Lui. Di amare un po’ più di quanto siamo amati da altri uomini. Nella consapevolezza che Lui, Dio, ci ama sempre e sempre di più. Così possiamo pregare e così possiamo amare anche chi non ci ama: nella consapevolezza che noi siamo già infinitamente amati da Dio. Può essere che il nostro nemico mai saprà del nostro amore e della nostra preghiera. Ma il nostro amore donato così, semplicemente, senza ricevere nulla in cambio ci renderà più simili al Padre nostro nel cielo. E noi, che vogliamo essere figli suoi, figli amati, a null’altro dovremmo aspirare.

Preghiera

«Che strano traffico con il buon Dio! Signore, dammi questo! Signore, fammi capire quest’altro! Signore, guariscimi! Come se Dio non conoscesse, molto più di noi, quello di cui abbiamo bisogno. Un bambino suggerisce forse alla mamma: “Preparami quella pappa”? Un malato al suo dottore: “Mi prescriva quella medicina”? Chi può assicurarsi se quel che ci manca non sia peggiore di quel che abbiamo? Allora tentiamo soltanto questa preghiera: “Signore, non cessare di amarci, mai…”» (Raoul Follereau).

Agire

Oggi faccio una piccola cosa di cui sono sicuro di non avere alcun tornaconto. E non ne parlerò con nessuno.

Meditazione del giorno a cura della prof.ssa Alexandra von Teuffenbach, docente di Teologia e Storia della Chiesa, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it