Proseguono le adesioni delle diocesi italiane alla manifestazione promossa dal Comitato Difendiamo i nostri figli, in programma il prossimo 20 giugno, in piazza San Giovanni in Laterano a Roma
L’arcivescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi, in una lettera inviata ai parroci della sua diocesi, ha incoraggiato la partecipazione all’evento, fornendo indicazioni concrete per l’organizzazione e il trasferimento a Roma. “L’evento, organizzato da realtà del mondo cattolico, va fatto conoscere e sostenuto con un’opportuna sensibilizzazione”, scrive Crepaldi.
L’arcivescovo di Trieste è in prima linea da tempi non sospetti nel contrasto della teoria del gender e di tutte le ideologie omosessualiste e lo scorso inverno ha istituito una Commissione Diocesana per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, per monitorare tale fenomeno.
Già il 26 gennaio 2013, in un’intervista alla Radio Vaticana, il presule aveva sottolineato: “Ormai, non è più questione – anche per il mondo cattolico – di difendere la vita o di difendere la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna; ma ancora dobbiamo spostare le lancette dell’orologio, difendere l’umano in quanto umano!”.
Con riferimento alla manifestazione di sabato prossimo, monsignor Crepaldi ha evidenziato la necessità di un’opposizione al “blocco storico” di “interessi ideologici ed economici” che si articola da un lato sulla pressione sul sistema educativo, attraverso “accordi formativi con l’associazionismo Gay e Lgbt stilati da Comuni, Als e scuole statali, dal livello delle materne alle superiori”, quasi sempre all’insaputa dei genitori.
L’altro elemento di tale “blocco” è la discussione di progetti di legge – nel caso specifico italiano, il ddl Cirinnà sulle unioni civili, il ddl Fedeli sull’educazione al gender, il ddl Scalfarotto sull’omofobia – che intendono costruire “un “sistema” giuridico, culturale, etico ed educativo nel quale diventerà molto difficile la coerenza con le proprie convinzioni di etica naturale e religiose”.
Il sistema di pensiero che sorregge questo “attacco sistematico” è la concezione del corpo come “uno strumento, dall’uso puramente tecnico, fungibile e intercambiabile”. Questo piano ideologico, che comprende anche la fecondazione eterologa e la maternità surrogata, coincide con una vera e propria “progettazione del postumano”, aggiunge monsignor Crepaldi.
“Vicinanza” alla manifestazione è stata espressa anche dalla diocesi di Campobasso-Bojano. Condividendone gli obiettivi di difesa dei diritti dei minori e di tutela della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, l’arcivescovo GianCarlo Bregantini ha anche assicurato l’impegno “ad educare i ragazzi e i giovani a vivere la dimensione affettiva in termine sempre più sereni e positivi, certi che la maturazione della propria identità sessuale è condizione per la crescita della propria identità sociale, come popolo attento a costruire il bene comune”.
Monsignor Bregantini ha quindi fatto riferimento alla “casa comune” oggetto dell’enciclica sull’ambiente di papa Francesco: “Ecologia umana e ambientale sono, a prima vista, le sfumature della complessa enciclica sull’indifferibile urgenza per il compito che la “famiglia umana” ha di custodire il creato”, ha spiegato il presule.
“In questa crisi sociale, ambientale ed antropologica uomini e ambiente, creazione e società richiedono una forte unità per combattere la povertà e prendersi cura della natura edificando la società civile alla fratellanza ed alla rispetto della diversità. È compito dei credenti, dunque, custodire l’istanza della fede biblica della creazione nella sua diversità di uomo e donna come cita appunto la nuova enciclica ambientale e sociale di papa Francesco che prende il titolo dal cantico delle Creature Laudato sii di San Francesco d’Assisi”, ha poi concluso Bregantini.