Seicento anni sono trascorsi da quel 1415 in cui venne ucciso su un rogo, a Costanza, il teologo Jan Hus, riformatore religioso boemo e rettore dell’Università Carolina di Praga. Dopo sei secoli “occorre continuare lo studio” sulla sua persona e attività, perché questa grande figura, “per lungo tempo oggetto di contesa tra cristiani”, oggi “è diventato motivo di dialogo”.
Così Papa Francesco ai rappresentanti della Chiesa cecoslovacca hussita e della Chiesa evangelica dei Fratelli cechi, ricevuti oggi in udienza in occasione del loro viaggio a Roma per celebrare, presso le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, una Liturgia di Riconciliazione per il 600° anniversario della morte di Hus. All’udienza era presente anche il cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo emerito di Praga.
“Questo incontro ci offre l’opportunità di rinnovare e approfondire le relazioni tra le nostre comunità”, ha detto infatti Pontefice, ricordando che, “in obbedienza alla volontà del Signore Gesù”, è un “dovere” promuovere “una sempre maggiore conoscenza reciproca e una fattiva collaborazione”.
“Molte dispute del passato chiedono di essere rivisitate alla luce del nuovo contesto in cui viviamo, e accordi e convergenze saranno raggiunti se affronteremo le tradizionali questioni conflittuali con uno sguardo nuovo”, ha sottolineato il Santo Padre.
Si è poi soffermato sulla figura del “rinomato predicatore”, ricordando le parole espresse nel 1999 da san Giovanni Paolo II, in un Simposio internazionale a lui dedicato. In quell’occasione, Wojtyla manifestava tutto il suo “profondo rammarico per la crudele morte [a lui] inflitta”, e lo annoverava “tra i riformatori della Chiesa”. “Alla luce di tale approccio, occorre continuare lo studio sulla persona e l’attività di Jan Hus”, ha rimarcato Francesco, perchè “questa ricerca, condotta senza condizionamenti di tipo ideologico, sarà un importante servizio alla verità storica, a tutti i cristiani e all’intera società, anche al di là dei confini della vostra Nazione”.
Oggi soprattutto, ha evidenziato il Santo Padre, “l’esigenza di una nuova evangelizzazione di tanti uomini e donne che sembrano indifferenti alla gioiosa notizia del Vangelo, rende improrogabile il dovere di rinnovamento di ogni struttura ecclesiale in modo da favorire la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia”. E “la comunione visibile tra i cristiani renderà sicuramente più credibile l’annuncio”.
Quindi, “rispondendo alla chiamata di Cristo ad una continua conversione, di cui tutti abbiamo bisogno”, ha incoraggiato, “possiamo progredire insieme nel cammino della riconciliazione e della pace”. “Lungo questa strada – ha soggiunto il Papa – impariamo, per grazia di Dio, a riconoscerci gli uni gli altri come amici e a considerare le motivazioni degli altri nella migliore luce possibile”.
Di qui l’auspicio “che si sviluppino legami di amicizia anche a livello delle comunità locali e parrocchiali”, insieme alla preghiera che “Dio, ricco di misericordia, ci conceda la grazia di riconoscerci tutti peccatori e di saperci perdonare gli uni gli altri”.