Chi confida nell’uomo

La nostra incontestata provvisorietà è resa serenamente stabile da una fiduciosa definitività che non poggia sulle cure di questo mondo

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Nessuno criminalizza te per il fatto che sei debole, fragile, provvisorio…; piuttosto è da mettere bene in guardia, mostrandogli il grave pericolo che corre, chiunque abbia la sventatezza di poggiare in via definitiva e stabile la sua fiducia sulla tua conclamata precarietà.

Qualche mese fa ricorro al mio dentista per uno dei vari interventi che provvedono a gonfiare il suo portafoglio.

-“Oggi le mettiamo la protesi mobile”. E mi spiega che per lui la protesi mobile è quella che permette di attendere senza affanno la definitiva.

Il meticoloso e preciso medico mi espone in anticipo il programma della cura aggiungendo: “Alla prossima seduta le applicherò la protesi provvisoria, sulla quale monterò quella fissa, in attesa della definitiva”.

Ma, interiormente libero dagli affanni che in genere il lavoro dello stomatologo  suscita nel paziente, mi sono permesso di chiedere con un sorriso: “Che significa definitiva, a questo punto, dottore?”

-“Forse – risponde al mio sorriso – lei ha capito che la definitiva conserva pur sempre il carattere della provvisorietà”.

Vista la libertà serena del rapporto, nonostante la comprensibile preoccupazione, gli pongo una domanda retorica: “Io sono un fisso o un provvisorio? A dirle in vero, dottore, io mi sento un definitivo appoggiato al provvisorio…

Però la mia incontestata provvisorietà è resa serenamente stabile da una fiduciosa definitività che non poggia sulle cure di questo mondo”.

Ciao da p. Andrea

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Andrea Panont

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